La presunzione di innocenza
La prova delle esimenti
Per quanto riguarda l’esatta valutazione della prova delle esimenti il problema si pone nei seguenti termini: posto che dall’art. 27 2° comma Cost. si evince la regola di giudizio per cui una persona non deve essere condannata sicché la sua colpevolezza non è accertata, si tratta di sapere se le cause di giustificazione sono da annoverare tra gli elementi - positivi e negativi – dal cui accertamento dipende il giudizio di colpevolezza.
L’orientamento della Cassazione, nella vigenza del codice Rocco, si era assestato sulla tesi che solo la piena prova di tali estremi avrebbe potuto aprire la via all’assoluzione, mentre, un mero giudizio di dubbio sarebbe caduto a sfavore dell’imputato: conclusioni ancora una volta raggiunte da un’ottica chiusa sulla sola legge ordinaria, interpretata oltretutto trascurando i dati normativi che in modo assai significativo deponevano per l’opposta soluzione e valorizzando posizioni politiche collidenti con la presunzione d’innocenza. Tale orientamento era giustificato in maniera celata, adducendo sorprendentemente che “in un periodo contrassegnato da una netta recrudescenza della criminalità, rilevata e denunciata con vivo allarme anche dalle più qualificate sedi”, si era finito per dichiarare impraticabile una soluzione dalla quale “non potrebbe non derivare in breve tempo l’affievolimento della necessaria tutela sociale dal crimine”.
Occorre, inoltre, ricordare che la giurisprudenza ordinaria sul codice abrogato aveva sostanzialmente accolto, ai fini del giudizio di merito, una distinzione tra fatti costitutivi e fatti impeditivi modellata sul sistema civilistico. Questo indirizzo si era concretizzato con riguardo, specialmente, all’accertamento delle cause di giustificazione, ma veniva esteso a tutti gli elementi, definiti “esterni” alla fattispecie, che si ponessero come ragione di esclusione della punibilità. Sebbene negato a parole, un autentico onere probatorio veniva così attribuito all’imputato: tant’è vero che anche il dubbio sui citati elementi non impediva la condanna.
Non sposta i termini della questione rilevare come la Corte suprema usasse riferirsi al cosiddetto “onere di allegazione”, col quale in dottrina si indica la situazione per cui l’imputato sarebbe tenuto ad indicare il thema probandum ed eventualmente i mezzi di prova necessari all’accertamento dell’esimente.
Se, infatti, dalla descrizione di una tecnica probatoria si passa all’individuazione della regola di giudizio, diventa praticamente impossibile distinguere tra onere di allegazione e onere di prova.
La migliore dottrina aveva sempre criticato questo orientamento della Cassazione, che appariva in contraddizione, non solo con l’art. 27, 2° co., Cost., ma anche con la lettera dello stesso art. 479, 3° co., c.p.p. abrogato, il quale prevedeva l’assoluzione “se non risultano prove sufficienti per condannare”, senza discernere quanto all’oggetto del dubbio. Nello stesso senso, va segnalato, si era espressa incidentalmente la Corte costituzionale, nella citata sentenza n. 124 del 6 luglio 1972.
L’art. 530, 3° co., del nuovo c.p.p. offre, per tabulas la soluzione alla controversa questione circa il dubbio sulle esimenti. Si postula nient’altro che l’equivalenza tra il dubbio sull’esistenza di una causa di giustificazione e la prova positiva (nel senso di dimostrazione certa) della stessa. Ne segue, che, per ritenere provata l’esimente nel processo non è necessaria la prova piena, ma basta una situazione gnoseologicamente incerta. La regola accusatoria di giudizio espressa dall’art. 27, 2° co., Cost. appare cosi soddisfatta: il dubbio, anche se verte su elementi a discarico, si risolve a vantaggio dell’imputato determinando l’assoluzione. Trova dunque riconoscimento normativo la configurazione di detti elementi come elementi impeditivi dei quali, però, non è richiesta la prova piena, restando escluso un onere in tal senso a carico dell’imputato.
Questo brano è tratto dalla tesi:
La presunzione di innocenza
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Informazioni tesi
Autore: | Giacomo Lembo |
Tipo: | Tesi di Laurea |
Anno: | 2008-09 |
Università: | Università degli Studi di Foggia |
Facoltà: | Giurisprudenza |
Corso: | Giurisprudenza |
Relatore: | Donatella Curtotti |
Lingua: | Italiano |
Num. pagine: | 94 |
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