Le parti del discorso in cinese: analisi di alcuni aspetti
La precategorialità nel cinese tardo-arcaico
Secondo Bisang le parole nel cinese tardo-arcaico non erano necessariamente preclassificate in base a categorie sintattiche. Il ‘cinese tardo-arcaico’ rappresenta l’ultima parte di un più lungo periodo, cioè quello del cinese antico (XI-III secolo a.C.). È la lingua in uso nel periodo compreso tra il V e il III secolo a.C., ed è quella in cui furono scritti i testi di Confucio, di Mencio, il Daodejing, eccetera.
Era la lingua ufficiale dell’impero unificato da 秦始皇 Qínshǐ Huáng, il primo imperatore della dinastia Qin e fu preservata fino alla dinastia Han. Questo idioma, anche se presentava delle differenziazioni geografiche e temporali, rimase per i successivi due millenni oggetto di studio con il nome di ‘cinese classico’ e fornì la base per lo sviluppo della lingua scritta fino al ventesimo secolo.
Nel cinese tardo-arcaico l’assegnazione delle parole alle categorie di nome e verbo dipende solo da fattori pragmatici: al posto del verbo possono comparire parole che denotano eventi dinamici o statici, oppure parole che si riferiscono ad oggetti. Anche Norman (1988) afferma che il cinese classico sembra non disporre di parti del discorso, ma le parole acquisiscono la loro funzione solo grazie alla posizione che occupano. Questa versatilità a cui le parole sono soggette prende il nome di ‘precategorialità’. La seguente analisi è tratta da Bisang (2009) il quale fornisce queste definizioni: “A language is precategorial if its lexical items are not determined in the lexicon with regard to the occurrence within a particular slot of a word-class indicating construction”, oppure “Precategoriality: Content denoting lexical items lack specification for N and V”. L’aspetto sintattico è cruciale in questo esame poichè la funzione sintattica di una determinata parola è definita dalla posizione che essa occupa. Inoltre, il valore semantico delle parole deriva dalla combinazione del loro significato lessicale e del significato determinato dalla posizione sintattica in cui esse compaiono, oppure dal significato dell’intera costruzione. Nel cinese tardo-arcaico è la categoria ontologica di cui fa parte una parola a determinare in quale posizione sintattica essa può presentarsi: “A word such as ‘tree’, which denotes an object, is more likely to occur in an N-slot than in a V-slot”.
In generale, è la posizione sintattica che le parole occupano in una costruzione transitiva o intransitiva a fornire un significato più specifico alla frase. Ad esempio, se in una frase transitiva una parola precede il verbo, la sua interpretazione sarà quella di un oggetto che funge da agente; se invece compare al posto del verbo assumerà il significato di verbo transitivo. È dunque la struttura sintattica di una determinata costruzione a determinare se una parola è l’agente, il ricevente o il predicato. Questo metodo di analisi delle parole all’interno di una data costruzione prende il nome di ‘coercion’ nella ‘Construction Grammar’ (Michaelis 2004). Anche nel cinese classico si verifica questa situazione: una parola che compare in una determinata posizione sintattica è ‘coerced’ in una specifica interpretazione semantica associata a quella posizione.
Bisang fornisce diverse chiavi di lettura, o per meglio dire, di interpretazione del cinese tardo-arcaico. Per prima cosa, egli individua sei categorie (o classi lessicali) di lessemi che denotano oggetti e che possono comparire nella posizione sintattica del verbo. Questi lessemi indicano:
- persone e relazioni tra esse (familiari o ufficiali);
- strumenti e oggetti creati dall’uomo;
- organi di senso;
- spazi e costruzioni;
- prima e seconda persona;
- numeri e misure.
Il senso delle espressioni in cui compare una di queste categorie nella posizione verbale, può essere ricavato in base al significato della categoria a cui questo lessema appartiene e al significato fornito dalla costruzione in cui è inserito.
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Informazioni tesi
Autore: | Rossella Gramegna |
Tipo: | Laurea I ciclo (triennale) |
Anno: | 2008-09 |
Università: | Università degli Studi di Napoli "L'Orientale" |
Facoltà: | Lettere e Filosofia |
Corso: | Lingue e culture comparate |
Relatore: | Giorgio Banti |
Lingua: | Italiano |
Num. pagine: | 62 |
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