La costruzione del personaggio Bécquer tra mito e ironia

“La migliore poesia scritta è quella che non si scrive”, è una frase di Alphonse de Lamartine che Bécquer aveva fatto sua e che applicò nella scrittura delle Rimas.

Nella sua poesia si trovano elementi simbolisti e modernisti che condizioneranno la poesia successiva fra 800 e 900, tanto da rendere pressoché impossibile la comprensione di Rubén Darío, Antonio Machado, Juan Ramón Jiménez, Rafael Alberti o altri. In lui non si trova quel Romanticismo altisonante e byroniano caratteristico di Espronceda o quella poesia civile ed eroica propria di Zorilla, ma una lirica dal tono intimo. La sua ispirazione è riscontrabile in modelli come Heinrich Heine e Alfred de Musset.

Bécquer, però, non è stato solo un grande poeta, ma anche un grande narratore: le sue venticinque Leyendas ripercorrono lo stile gotico, fra esotismo, morte e vita ultraterrena, magia, religione e animismo.

Inaugurò la lirica moderna spagnola insieme a Rosalía de Castro, scrittrice galiziana e sua coetanea, mantenendo, però, i legami con la poesia tradizionale.