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La solitudine degli intellettuali nella DDR. Su ''Vita di Gundling'' di Heiner Müller e ''In nessun luogo'' di Christa Wolf

La poetica di Christa Wolf: l’eredità di Anna Seghers e le suggestioni di Ingeborg Bachmann

Punto di riferimento della produzione letteraria all’epoca della DDR e figura controversa, Christa Wolf rientra certamente tra gli autori che sono stati capaci di avviare un dibattito intellettuale e politico circa il ruolo dell’intellettuale all’interno del tessuto sociale e che risulta tuttora attuale. Come Müller, così anche Wolf ha mosso aspre critiche al regime socialista di stampo totalitario sviluppatosi negli stati dell’Europa orientale. Contemporaneamente, le sue opere presentano un contenuto marcatamente femminista e hanno contribuito alla tematizzazione di questioni che continuano ad assumere rilevanza ai giorni nostri.
Nata a Landsberg an der Warthe – oggi Polonia – nel 1929, Christa Wolf visse in prima persona alla fine della Seconda guerra mondiale le difficoltà della fuga dalle zone orientali del Reich. Era nata in una famiglia piccolo-borghese e suo padre Otto Ihlenfeld lavorava come commerciante. Appena compiuti vent’anni la Wolf scelse di iscriversi alla SED, il partito socialista unitario. Studiò ad Halle e, successivamente, a Lipsia, dove scrisse le sue prime recensioni pubblicate sul quotidiano del partito socialista Neues Deutschland. Gli anni durante i quali la scrittrice iniziò ad affacciarsi alla scena letteraria corrispondono al periodo di consolidamento della giovane repubblica, che era stata fondata nell’anno 1949. Nei primi anni la DDR aveva avuto grosse difficoltà nella gestione di un bilancio pubblico sul quale gravavano ancora gli ingenti risarcimenti di guerra dovuti all’URSS. Tale situazione aveva determinato un costante flusso migratorio verso ovest e, contemporaneamente, la perdita di buona parte della forza lavoro qualificata. Di questa delicata tematica la Wolf parlerà in una delle sue più celebri opere: Der geteilte Himmel. Il racconto si svolge a Berlino nel mese di luglio del 1961 e vede come protagonisti Rita e Manfred, due amanti che si stanno dicendo addio poiché costretti a separarsi a causa dell’edificazione del muro di Berlino. Rita incarna il modello della giovane socialista: è una ragazza di paese, la sua famiglia è di estrazione operaia. Rita è sensibile e altruista. È l’emblema del neuer Mensch socialista. Di contro, Manfred con il suo fare disilluso e privo di ottimismo rappresenta – dal punto di vista di un’autrice di estrazione socialista quale è Christa Wolf – il tipico cittadino tedesco occidentale che si lascia risucchiare dal vuoto e dall’indifferenza, sentimenti tipici del capitalismo. La figura di Manfred appare particolarmente interessante ai fini della presente trattazione, questo perché il personaggio si presenta come un uomo travagliato, consapevole del suo passato e del suo presente, e afflitto dai suoi demoni. Ecco allora che il disagio di Manfred apre la lunga strada dei sentimenti di Christa Wolf e spiana il terreno alla disperazione e alla riflessione di Kleist, uno dei protagonisti di Kein Ort. Nirgends.

Le opere appartenenti alla prima fase della produzione letteraria della scrittrice sono caratterizzate da una marcata fedeltà ai canoni del realismo socialista. Il realismo socialista è un movimento artistico e culturale la cui primaria funzione consisteva nell’avvicinare le classi proletarie all’arte, al fine di celebrare il progresso socialista. Il programma del social-realismo recuperava elementi del realismo ottocentesco e li assimilava al pensiero di autori sovietici. Temi centrali di questo tipo di arte dovevano essere la lotta di classe, la vita quotidiana dei lavoratori e la celebrazione degli ideali comunisti. Da questo punto di vista Der geteilte Himmel può essere considerato pienamente corrispondente allo spirito dell’epoca.
Tuttavia, la sincera fiducia che Christa Wolf riponeva negli ideali della DDR e nella realizzazione dello stato socialista da parte della SED non durò a lungo. In occasione del plenum del comitato centrale della SED la Wolf si scontra per la prima volta con l’apparato burocratico di partito. Nel suo discorso la scrittrice sceglie di difendere il collega Werner Bräunig, scrittore accusato di infedeltà al partito per aver pubblicato un’opera dal titolo Gewöhnliche Leute, poiché il racconto costituiva una critica ai Planer e ai Leiter, personaggi illustri a capo del comparto economico. La delusione nei confronti della Wolf per l’intervento a favore di Bräunig fu tale da condurre alla cancellazione del nome dell’autrice dalla lista del comitato per il comitato centrale. È in questo contesto che la Wolf avvia la stesura dell’opera Nachdenken über Christa T. Il racconto rappresenta uno strumento di ribellione che l’autrice utilizza per esprimere il suo dolore e la sua mancata accettazione dinanzi alla morte precoce di una cara amica d’infanzia. Il romanzo è caratterizzato da una rappresenta il primo tentativo dell’autrice di occuparsi - in via se non esclusiva, quantomeno preponderante – della dimensione soggettiva. L’opera è caratterizzata da una connotazione positiva che viene assegnata alla svolta nel privato. Tuttavia, Christa T. non è una figura egoistica, né tantomeno ella si concentra esclusivamente su sé stessa, ma anzi: la giovane possiede tutte le virtù care al socialismo, quali la curiosità e la pazienza, proprio come anche Rita in Der geteilte Himmel. Per tali ragioni Christa T. non ama «le parole veementi, scroscianti, le bandiere al vento, i canti troppo alti, le mani che battono in un applauso ritmato sopra le nostre teste». Da queste parole si comprende bene come gli eventi storici coevi avevano avuto un influsso importante sulla stesura dell’opera. Nell’opera è infatti possibile notare alcuni parallelismi di natura cronologica: l’inizio della malattia di Christa T. coincide con la rivolta del giugno 1953, l’aggravarsi delle condizioni della giovane coincidono, invece, con i fatti d’Ungheria.
Come in Der geteilte Himmel, anche in Nachdenken über Christa T. la famiglia diventa luogo di rifugio e di Freundlichkeit. Viene quindi valorizzata la dimensione privata a fronte di una partecipazione sociale che lascia l’autrice in quegli anni assai insoddisfatta e delusa.
Per Christa Wolf raccontare significa inventare sulla base della propria esperienza e analizzando nel suo romanzo il conflitto fatale tra l’evoluzione storica della DDR e lo sviluppo dell’individuo, Christa sembra sostenere il diritto all’autenticità soggettiva. Nachdenken über Christa T. è anche un’esortazione al rifiuto di sottomettersi e un appello al coraggio di trovare e seguire la propria strada. Christa Wolf racconta la storia di Christa T. che contro tutto e contro tutti - essenzialmente contro la morte e per la vita - scava nel profondo di sé stessa. Sensibilità, fantasia, empatia, coraggio, spirito di contraddizione, rifiuto della sottomissione, sistematico dubbio su di sé e sui propri preconcetti sono tutti valori positivi che costellano il cammino della protagonista, e quello dell'autrice che introduce nel racconto i propri interrogativi sulla vita, la società e le possibilità che questa società offre. Non sorprende che la censura si sia pronunciata contro la pubblicazione del romanzo. Dopo un andirivieni del manoscritto tra l'autore, la censura e la casa editrice, il romanzo fu finalmente pubblicato nel 1969 e riscosse un enorme successo. Tuttavia, Christa Wolf fu oggetto di aspre critiche nel suo paese. Nel frattempo, l'entrata delle truppe sovietiche a Praga nel 1968 aveva dato un nuovo, radicale attacco alle convinzioni politiche dell'autrice.
Per poter fornire un quadro esaustivo della poetica dell’autrice non è possibile prescindere dall’influenza e dalla contaminazione che la Wolf ha mutuato da autori – soprattutto autrici – che vissero nella sua stessa epoca. Nonostante la nostra autrice abbia individuato uno stile letterario unico nel suo genere che l’ha portata ad essere annoverata tra le scrittrici tedesche più importanti degli ultimi decenni, la produzione letteraria di Christa Wolf può essere compresa in maniera completa solo analizzando gli intensi rapporti che ella aveva intessuto in particolare con due autrici: Anna Seghers e Ingeborg Bachmann.

Anna Seghers, pseudonimo della scrittrice Netty Reiling, si iscrisse al partito comunista già nel 1929. Dopo essersi rifugiata in Francia nel 1933, emigrò in Messico. Tornò a Berlino nel 1947 e lì occupò una posizione preminente nel contesto dell’intelligentia della Repubblica Democratica Tedesca. Nei suoi romanzi il mantra socialista ed antinazista occupa un ruolo di primo piano. Sin dal suo primo racconto Der Aufstand der Fischer von St. Barbara del 1928, l’autrice si contraddistinse per aver adottato la poetica della Neue Sachlichkeit. La nuova oggettività è un movimento artistico e letterario che ha caratterizzato la cultura tedesca della seconda metà degli anni Venti. Il movimento rappresenta il primo tentativo volto alla creazione di un'industria culturale in ambito europeo. Gli artisti afferenti alla Neue Sachlichkeit erano politicamente e socialmente impegnati nel tentativo di analizzare le trasformazioni politico-economiche della fase di stabilizzazione prima e di crisi poi della Germania fino all’anno 1933. Essi intendevano elevare il dramma del singolo a una universale condizione umana, per questo le opere di tali autori non miravano a criticare la politica, ma semplicemente esprimevano le singole e personali percezioni dello scrittore (o dell’artista), invitando il proprio pubblico alla disillusione e ad una sorta di rassegnazione. La Neue Sachlichkeit rifiuta, dunque, la schematica obiettività del dato, preferendo al suo posto elementi surrealistici e repentine accelerazioni drammatiche.
Eccellente narratrice, ebrea ed antinazista, Anna Seghers collaborò attivamente alla creazione della DDR. In un celebre scambio epistolare con Lukács sul tema del realismo, l’autrice afferma che ogni forma di arte nasce dall’esperienza concreta e che proprio per questo motivo lo scrittore deve essere un vero e proprio narratore creativo e non, invece, un mero descrittore della realtà. Sostanzialmente, la Seghers si rifà al modello tolstojano di elaborazione della realtà e invita gli scrittori ad adottare «un modo di pensare e di vedere dialettico, non dedotto da un processo creativo ideale, astratto, bensì da quello reale, accidentato».
Se dal punto di vista di Lukács la sintesi tra arte e realtà proposta da Goethe rappresenta la vetta massima alla quale può aspirare ciascun artista, Anna Seghers si dimostra assolutamente disinteressata alle regole del classicismo, prediligendo la figura dell’artista emarginato, che scrive opere incompiute scegliendo di non conformarsi al mainstream sociale e di sfidare il conformismo. Punti di riferimento dell’autrice diventeranno tutti quegli artisti tormentati, morti giovani o suicidi. Questo tratto peculiare della poetica delle opere di Anna Seghers lo ritroviamo anche nella produzione letteraria della Wolf, che sceglierà come protagonisti della sua opera In nessun luogo i giovani Kleist e Günderrode.
Oltre alle riflessioni circa il ruolo dello scrittore all’interno della società e circa il ruolo dell’arte all’interno di una società nazista prima, e di una società socialista poi, nelle opere di Anna Seghers ritroviamo anche temi come l’importanza dell’esperienza individuale, la percezione soggettiva, il futuro, la memoria, la forza della fantasia. Si tratta di argomenti che influenzarono in maniera dirimente la Christa Wolf e che ebbero un impatto forte sull’elaborazione poetica della giovane Wolf, quando questa (ancora alle prese con il suo primo romanzo) incontrò per la prima volta Anna Seghers in occasione di un’intervista.
Servirebbe, probabilmente, un libro intero per analizzare tutte le implicazioni della profonda relazione di amicizia nata tra Anna e Christa e per narrare gli effetti che tale incontro ha avuto sullo sviluppo della letteratura della Germania dell’est nel secondo dopoguerra.
Infatti, se la Seghers non avesse pubblicato opere come Der Ausflug der toten Mädchen (racconto nel quale l’autrice sperimenta l’accostamento di piani temporali differenti) o Das siebte Kreuz (un classico della resistenza intellettuale), buona parte degli scritti della Wolf, che è stata accanita lettrice della Seghers, probabilmente non avrebbero mai visto la luce.
Seghers divenne per Wolf simbolo plastico dell’intellettuale rivoluzionario instancabile e determinato, perfettamente allineato con le idee professate dalla DDR ma, allo stesso tempo, anche punto di riferimento di tutti quegli autori che avevano (o desideravano avere) posizioni ed idee autonome rispetto allo schema socialista e che rivendicavano libertà di espressione e bisogno di rottura.
Da Seghers, Wolf ha appreso l’arte del dubitare, del mettere in discussione le certezze del passato, assunte troppo spesso a postulati insuperabili. Nonostante la scrittrice fosse considerata la voce più autorevole della letteratura della DDR, Seghers rappresentò per molti autori molto più che un illustre precedente da cui prendere ispirazione per scalare le vette più alte dell’arte letteraria, inserendo all’interno delle proprie opere inviti alla riflessione critica nell’analisi della realtà circostante. Grazie agli insegnamenti di Anna Seghers, Christa Wolf ha avuto modo di mettere a frutto in maniera esemplare le istanze della sua maestra e di raggiungere un elevato livello di maturità e di consapevolezza del suo ruolo di scrittrice impegnata, senza mai dimenticare le proprie origini e fonti di ispirazione. La saldatura tra la produzione wolfiana e quella seghersiana ha poi contribuito alla nascita di una stirpe di autrici operanti nel contesto della Germania dell’est, un gruppo di donne anticonformiste che con consapevolezza hanno cambiato il corso della storia della letteratura.
Il costante confronto e dialogo che la Wolf ha continuato a portare avanti con le opere di Seghers è testimoniato anche dalle numerose citazioni e dai molteplici riferimenti contenuti all’interno dei suoi racconti.
Ciononostante, non è possibile affermare che la differenza di età abbia costituito l’unica e sola diversità esistente tra le due donne. Mentre Anna Seghers rientra tra quegli autori che dopo la Seconda guerra mondiale sono tornati nella Germania dell’est dal loro esilio proprio al fine di contribuire all’edificazione dello stato socialista, Christa Wolf ha vissuto da ragazzina l’esperienza del terzo Reich e della propaganda nazista.

Ciò che ci consente di tracciare una linea di distinzione tra le rispettive produzioni letterarie è lo Schreibprogramm di ciascuna.
Nel corso della sua carriera, Wolf reagì in maniera ostinata al confronto con la rigida dottrina del partito. Quando il regime socialista fece cadere la scure della censura anche sul romanzo di Christa Wolf Nachdenken über Christa T., la Seghers si rivolse alla sua allieva in maniera lapidaria: «Du darfst dich nicht krank fühlen. Diese Gefühle musst du, so gut du kannst, abschütteln» e poco tempo dopo le scrisse dicendole «Ich kann und kann nicht verstehen, warum du, was man über deine Arbeit sagt, immer so schrecklich wichtig nimmst. Das heißt, wichtig ist nicht das richtige Wort. Es ist schon gut, in der richtigen Art auf andere zu hören. Du aber, sei mir nicht bös, lässt es dir ins Herz gehen. Meistens ist es für den Kopf gedacht, was man sagt».
Lo stesso schema ebbe modo di ripetersi nell’anno 1965, in occasione dell’undicesimo Plenum del Comitato Centrale della SED, quando Christa Wolf si oppose pubblicamente agli attacchi dei vertici del partito contro gli artisti progressisti della DDR. Anche in questa occasione Anna Seghers consolò l’amica e la invitò a mostrare pazienza nei confronti del partito. Dopo che Biermann venne privato della cittadinanza, misura contro la quale Wolf protestò insieme a molti altri intellettuali, Seghers non mostrò alcuna comprensione per quella che definiva la reazione “radicale” dei più giovani. Quando venne il momento di congedarsi, Anna Seghers si rivolse alla Wolf e le disse di unirsi ai festeggiamenti per il suo compleanno che avrebbero avuto luogo di lì a pochi giorni per non lasciarla «[...] allein mit diesen ganzen Schranzen». Il fatto che la Wolf, nonostante la scarsa comprensione riservatale dall’amica, avesse deciso comunque di andare al compleanno della Seghers, è prova lampante del profondo senso di riconoscenza e di sincero affetto che Christa nutriva nei suoi confronti.
Molto diverso risulta, quindi, l’approccio politico di Christa Wolf rispetto a quello di un’autrice che ha profondamente segnato la vita, nonché la produzione artistica e la coscienza politica della Wolf, e cioè Anna Seghers. Quest’ultima era convinta della necessaria continuità tra la fase progressista che aveva interessato la Germania dei primi decenni del Novecento e l’intento rivoluzionario che animava la DDR. Obiettivo di questi autori era la ricostruzione della cultura tedesca democratica ed antifascista. Diversamente, Christa Wolf, pur rientrando nell’ampia cerchia di intellettuali politicamente impegnati che credevano nelle idee socialiste, guardava al progressivo irrigidimento delle strutture politiche con preoccupazione.
Nonostante il diverso grado di devozione e di fedeltà che le due donne nutrivano nei confronti delle strutture socialiste e del partito unico, l’iniziale riverenza della Wolf per la Seghers si è lentamente trasformata in un confronto costante che è durato nel corso degli anni. Prova di ciò è rappresentata dallo scambio epistolare intercorso tra le due scrittrici. Nelle lettere indirizzate alla Wolf, Anna Seghers mostrava di apprezzare i testi della scrittrice e, in particolare, segnalò un particolare interesse per l’opera Nessun luogo. Da nessuna parte che era stata appena pubblicata dalla giovane. Collega. In una lettera si legge, infatti:

Perché la Günderrode è fallita nell’amore, al punto che la società la costrinse a gettarsi nel Reno, non lo so più bene. Devo impararlo dal tuo libro. Devo anche apprendere come si sono incontrati Kleist e Günderrode. È tutto nelle tue mani. Tutto è possibile se solo mi puoi convincere. Ad esempio, io stessa nel mio racconto ho dovuto mettere insieme Gogol, E.T.A. Hoffmann e Kafka. Apprenderò ugualmente perché Kleist si è gettato nel Wannsee, per quale necessità personale o sociale.

Dalle parole spese dalla scrittrice più anziana emerge in primo luogo l’interesse per la figura di Günderrode, che Seghers conosceva benissimo e della quale era intenzionata ad approfondire l’aspetto più intimo, nonché il suo ruolo di donna nel contesto di una letteratura che stava lasciando sempre più spazio alla dimensione femminile. In secondo luogo, Anna Seghers si mostra incuriosita dalla figura di Kleist. Questo perché, probabilmente, il turbamento del giovane intellettuale faceva emergere in superficie una serie di interrogativi che riguardavano il malessere dei giovani artisti della DDR e che chiamavano in causa la stessa Anna, madrina e punto di riferimento della produzione letteraria nella Germania orientale.
[...]

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La solitudine degli intellettuali nella DDR. Su ''Vita di Gundling'' di Heiner Müller e ''In nessun luogo'' di Christa Wolf

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Informazioni tesi

  Autore: Antonella Michela Petrazzuolo
  Tipo: Laurea II ciclo (magistrale o specialistica)
  Anno: 2021-22
  Università: Università Telematica "E-Campus"
  Facoltà: Lingue e Letterature Straniere
  Corso: Lingue straniere per la comunicazione internazionale
  Relatore: Dora Rusciano
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 83

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