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L’Outcome psicopatologico della social network addiction negli adolescenti: una revisione sistematica

La Nomophobia

Prima di parlare della Nomophobia, è utile specificare che si tratta di un’ ipotesi di entità diagnostica non ancora inserita nel sistema nosografico (DSM-5).
Nella letteratura risulta che la Nomophobia sia strettamente collegata alla dipendenza da internet. Infatti, nello studio sociologico condotto da Mauceri e di Censi (2020), nella quale hanno indagato i rischi da dipendenza da tecnologie e media digitali, è emerso un uso eccessivo del cellulare soprattutto durante l’utilizzo dei social network e di internet (Di Censi e Mauceri, 2020).
Lo smartphone è una scoperta relativamente recente. In pochi anni, a livello globale, è diventato il dispositivo più posseduto e utilizzato. Secondo i dati, il 95,9% degli adolescenti nel mondo utilizza lo smartphone (Pew Research Center, 2016). Gli smartphone riescono a combinare tutti i servizi offerti da Internet attraverso le funzionalità dei telefoni cellulari che possono portare a svariate forme di dipendenze legate ad Internet (Mauceri e Di Censi, 2020).
Una delle conseguenze più preoccupanti che possono insorgere dall’utilizzo dello smartphone è senza ombra di dubbio la dipendenza o l'uso compulsivo. La dipendenza da questo dispositivo, si riscontra quando il soggetto non ha la capacità di controllare e contenere l’utilizzo del dispositivo stesso. Gli adolescenti, la categoria più esposta a questo rischio, considerano lo smartphone un’estensione del proprio Se’, dichiarando l’impossibilità di vivere senza di esso (Mauceri e Di Censi, 2020).
Due professori del Dipartimento di riabilitazione dalle dipendenze della salute pubblica della Eulji University, Seong-Soo Cha e Bo-Kyung Seo (Cha e Seo, 2018), hanno condotto uno studio che ha portato alla luce come il processo di crescita venga oggi influenzato dall'utilizzo della tecnologia in primis e successivamente dall’utilizzo dello smartphone. Sempre secondo questi autori, il soggetto potrebbe ritrovare nell’utilizzo dello smartphone e di internet, la possibilità di rispondere al desiderio di indipendenza, staccandosi dai propri genitori e costruendosi una propria identità. Lo smartphone, che rappresenta uno strumento attraverso il quale il soggetto si libera da costrizioni e controlli, può risultare potenzialmente pericoloso nella fase adolescenziale, in quanto, l’adolescente si trova in una fase di vulnerabilità.

 
L’adolescente è la tipologia di soggetto più esposto a questo rischio in quanto tende ad abituarsi più velocemente ai cambiamenti tecnologici rispetto alle persone adulte. Per i soggetti in età adolescenziale l’istantaneo è di estrema e rilevante importanza, in quanto vivono di relazioni real time, non dando importanza alla riflessività e al pensare in modo critico prima di compiere le proprie azioni. Il rischio di dipendenza può aumentare quando un utilizzo smodato del device si mescola coi bisogni di privacy, istantaneità e indipendenza ricercati dall’adolescente (Mauceri e Di Censi, 2020).
Il neologismo “Nomophobia” (no mobile phone phobia), è un’espressione che è stata coniata dall’ente di ricerca YouGov nel 2008 durante uno studio delegato dal UK Post Office, e fa riferimento allo stato di ansia o alla paura provocati dall’idea di non poter utilizzare il cellulare. Nel momento in cui questo device è lontano, è quasi scarico o quando non c'è campo. Gli individui che soffrono di nomophobia possono presentare sintomi come ansia, alterazioni respiratorie, tremore, sudorazione, agitazione, disorientamento e tachicardia (Bhattacharya et al., 2019). Nel 2010, Dixit e i suoi collaboratori (Dixit et al., 2010) avevano condotto una ricerca sulla dipendenza dal cellulare su un campione di studenti universitari. Da questo studio, è emerso che il 73% degli studenti utilizzava quasi sempre il telefono e di questi 73%, il 20% ha affermato di essere stressato quando non ha il cellulare o la sua batteria è scarica.
Accanto al termine nomophobia, è possibile collocare altri neologismi come : phubbing, vibranxiety e ringxiety. Per phubbing si intende l’abitudine ad isolarsi quando si è in compagnia con altre persone; mentre vibranxiety e ringxiety, rispettivamente sindrome della vibrazione fantasma e sindrome dello squillo fantasma, sono termini che derivano dall’unione delle parole “vibr” e “ring” con “anxiety”, identificano coloro che credono di avvertire squilli o notifiche provenienti dal proprio cellulare, che però sono inesistenti (Rosen, 2012).
 
Una caratteristica fondamentale dell’uso problematico del telefono è relativa al genere, infatti, a differenza degli studi condotti sulla dipendenza da internet, negli studi sulla dipendenza da questo device le donne sembrano essere maggiormente dipendenti (Billieux et al., 2008). A differenza del genere maschile che è solito utilizzare il cellulare per scopi più ludici o per le chiamate, le donne utilizzano gli smartphone principalmente per i siti web di social networking, i cui principali sono Instagram e Facebook.
L’Associazione Nazionale Dipendenze Tecnologiche, Gioco d’azzardo patologico e Cyberbullismo (Associazione Nazionale Di. Te.), in collaborazione con Skuola.Net (2019), ha condotto una ricerca su un campione di 23.166 adolescenti italiani di età compresa tra gli 11 e i 26 anni; i risultati ottenuti forniscono dati allarmanti rispetto al rapporto che i giovani intrattengono con il proprio telefono, più precisamente il 40% del campione controlla lo smartphone almeno ogni 10 minuti, mentre più di un terzo delle persone è connesso per oltre 10 ore al giorno (Di Censi e Mauceri, 2020).
Da un punto di vista medico (Torrecillas, 2007), è emerso che l’uso eccessivo dello smartphone, durante le ore serali o notturne, può compromettere il sonno e può indurre stress nel soggetto in questione. Per quanto riguarda l’attaccamento morboso, anche la sua privazione può causare disagi; Secondo David Greenfield, docente di psichiatria all’università del Connecticut, l’attaccamento morboso deriva dal fatto che un utilizzo eccessivo dello smartphone e di Internet può influire sulla produzione di dopamina (i.e., neurotrasmettitore della ricompensa e del piacere) (Di Censi e Mauceri, 2020). Per quanto concerne l’attenzione, associazioni come Il telefono azzurro (2017) o l’Osservatorio Nazionale sull’ adolescenza (2019) e ricerche internazionali come quella condotta da Mendoza e collaboratori (Mendoza et al., 2018), affermano che uno dei comportamenti più diffusi in questa patologia è la bassa soglia di attenzione che si traduce successivamente nella difficoltà di mantenere la concentrazione.
 
Di Censi e Mauceri (Di Censi e Mauceri, 2020), hanno identificato 5 sintomi della nomophobia, che sono espressi dalle componenti della dominanza, della tolleranza e dell’astinenza. Di seguito verranno elencati i 5 sintomi:
• Phubbing o ignorare le conseguenze, ovvero la consuetudine, ormai ampiamente diffusa, di trascurare gli altri durante le interazioni sociali per dedicarsi invece al proprio smartphone, oppure la diminuzione dell'attenzione verso attività a causa del tempo eccessivo trascorso con il device.
• Costante ansia o preoccupazione, ovvero uno stato di malessere, ansia e agitazione che si prova quando non si è vicini ai propri telefoni e non li si sente squillare.
• Incapacità di controllare il desiderio di utilizzare il cellulare, ovvero la sensazione di attaccamento che porta i soggetti a controllare eccessivamente il proprio smartphone durante il giorno.
• Perdita di produttività, ovvero il continuo rimando di impegni a causa dell'utilizzo eccessivo dello smartphone.
• Sensazione di perdita di riferimenti contestuali, di ansia e di sensazioni di angoscia. Quest’ultimo sintomo è spesso presente negli adolescenti quando non hanno il cellulare a loro disposizione.
La dipendenza da smartphone risulta essere legata a diversi fattori di rischio come stress, disagio emotivo, bassa autostima, disagio relazionale e solitudine. Queste problematiche non incidono solamente sulla dipendenza da Internet, ma anche sulla nomophobia. Il fattore di stress emerge anche nella ricerca sociologica che indaga i rischi di dipendenza da tecnologie e dai digital media (Di Censi e Mauceri, 2020), dove si nota infatti come tra gli adolescenti che si sentono più sotto pressione la percentuale dei dipendenti da smartphone sia sovra rappresentata. Un altro aspetto relazionale che è collegato al rischio di dipendenza da cellulare è il senso di solitudine, che è stato definito come una carenza della percezione relazionale (Peplau et al., 1979). Quest’ultimo si verifica quando un soggetto si trova in una rete di relazioni non gratificanti. Il rapporto tra deficit sociali e solitudine è molto stretto (Spitzberg e Canary, 1985), infatti le persone sole hanno più probabilità di presentarsi con deficit relazionali e tendono ad autoisolarsi. In questi soggetti, l'utilizzo del cellulare eliminerebbe l'ansia umana della solitudine (Park, 2005), perché permette di confrontarsi con il mondo esterno; nonostante ciò, l'utilizzo di questo device non elimina la fonte della sofferenza. Un altro fattore legato alla solitudine, è la poca presenza da parte dei propri genitori, che può indurre ad un minore controllo e di conseguenza compensare il proprio distacco dai genitori con un utilizzo eccessivo del cellulare. Una ricerca che va a confermare quanto appena citato, è quella condotta da due studiosi cinesi (Mangwei e Leung, 2015), in cui emerge che ai sintomi classici della dipendenza da smartphone si può associare anche la fobia sociale (ovvero l’ansia sociale), intesa come il risultato di timidezza e solitudine, identificati come principali predittori della dipendenza da cellulare.

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L’Outcome psicopatologico della social network addiction negli adolescenti: una revisione sistematica

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Informazioni tesi

  Autore: Tiara Ailen Belloni Carreras
  Tipo: Laurea I ciclo (triennale)
  Anno: 2021-22
  Università: Sigmund Freud University
  Facoltà: Psicologia
  Corso: Scienze e tecniche psicologiche
  Relatore: Simona Scaini
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 95

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