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Misure di sostegno al reddito: analisi teoriche e un'applicazione al caso della Toscana

La Negative Income Tax

Le origini - Secondo Castaldo (2009), le radici di questo concetto sono riscontrabili già negli anni ’30 dell’800, ma in questa sezione ci occuperemo della formalizzazione che ne fa Friedman negli anni ’60, a cui ci si riferisce generalmente. L’Imposta Negativa sul Reddito è un sistema che combina due flussi monetari: da una parte i cittadini con reddito superiore a una certa soglia pagano l’imposta sul reddito, dall’altra coloro che hanno reddito inferiore ricevono un sussidio (“imposta negativa”). Il sistema è gestito interamente all’interno della politica fiscale e, se confrontato con un sistema di trasferimenti universale, permette sia di ridurre la spesa sociale che di evitare che traggano beneficio del trasferimento coloro che non ne hanno effettivamente bisogno. Molti considerano questo sistema in realtà selettivo in quanto ne beneficiano i poveri, anche se il momento della selettività, a differenza dei sistemi tradizionali, è spostato.
Vediamo perché Friedman (1967), appassionato sostenitore del liberalismo, giustifica un intervento redistributivo come quello appena accennato.
Secondo Friedman (1967), infatti, lo Stato non deve interferire con il mercato e quindi interventi redistributivi, o di altro genere, non sono considerati legittimi in quanto lesivi della libertà individuale. Anche la riduzione della disuguaglianza dei redditi, se perseguita come obiettivo fine a sé stesso, non è considerata legittima. Ciò vale sia nel caso di disuguaglianza nelle doti personali che nella proprietà accumulata o ereditata. Gli strumenti con cui lo Stato tenta di redistribuire il reddito (ad esempio tramite la tassazione progressiva) sono visti, infatti, come “evidente esempio del metodo di impiego della coercizione per togliere agli uni al fine di dare ad altri, e così per incidere in misura grave sulla liberà individuale” (Friedman (1967), pag. 259).

Nel caso della lotta alla povertà, Friedman (1967) fa un eccezione. In questo campo, lo Stato può avere un certo ruolo, anche se egli riconosce che l’effetto collaterale è il declino della carità privata. La legittimità di questo intervento esiste solo nel caso in cui sia un desiderio della società, ossia degli individui che finanziano l’intervento. Sembra quindi che lo Stato non si possa sostituire ai desideri degli individui. Citando l’autore, il fatto di tendere all’uguaglianza materiale può non essere in conflitto con i principi liberali, purchè “sia il prodotto secondario di una società libera, non la sua giustificazione essenziale” (Friedman (1967), pag 290).

La giustificazione di un intervento pubblico in questo campo, quindi, non deriva da una visione di giustizia, anzi egli la ritiene in ogni caso un’azione forzata che si sostiutisce a quella volontaria: “non si può essere, allo stesso tempo, egualitario e liberale” (Friedman (1967), pag. 291).
Nella concezione dell’autore, l’ammontare di risorse che la società desidera destinare all’alleviamento della povertà dipende dall’ammontare di imposte che è disposta ad accollarsi per questo particolare scopo. Egli identifica nello strumento della Negative Income Tax il mezzo più adatto in tal senso, perché non distorce né impedisce il funzionamento del mercato. Oltre all’operare al di fuori dal mercato, i vantaggi sono riassumibili nei seguenti punti:
• il sistema è volto specificatamente alla soluzione del problema della povertà;
• l’aiuto è fornito in contanti. Tale forma è ritenuta da Friedman (1967) quella più utile al sostegno del reddito dei poveri. Secondo Toso (1998), a ciò si lega anche il fatto che gli individui possono spendere il reddito aggiuntivo in base alle loro preferenze e quindi il sussidio non distorce la composizione del consumo;
• il sistema esplicita il costo supportato dalla società;
• il sistema ha carattere generale e può essere meno costoso di altri sistemi.

Come nota Bosi (2010), l’interesse di Friedman (1967) per una proposta del genere deriva principalmente dal fatto che la superiorità del libero mercato non viene intaccata. Infatti, come vedremo, la Negative Income Tax delinea un sistema che riduce gli effetti di trappola della povertà, e preserva il principio della libertà individuale incentivando i soggetti a liberarsi dell’assistenza pubblica (almeno in parte).
Toso (1998) evidenzia inoltre come il sistema sia meno umiliante di altri, in quanto i poveri non sarebbero costretti a dimostrare ai vari Enti pubblici di percepire un reddito limitato. Con l’Imposta Negativa, infatti, tutti i cittadini devono seguire le stesse procedure di accertamento del reddito, e solo successivamente l’autorità fiscale decide a chi applicare l’imposta e a chi erogare il sussidio.

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Misure di sostegno al reddito: analisi teoriche e un'applicazione al caso della Toscana

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Informazioni tesi

  Autore: Valentina Cammilli
  Tipo: Laurea II ciclo (magistrale o specialistica)
  Anno: 2010-11
  Università: Università degli Studi di Firenze
  Facoltà: Economia
  Corso: Economia dello sviluppo avanzata
  Relatore: Lisa Grazzini
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 156

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