Libertà individuale e uso legittimo della forza pubblica: l'articolo 53 c.p. alla luce del rapporto tra individuo e autorità
La necessità del ricorso dell’uso delle armi o di altri mezzi di coazione fisica
Secondo requisito della causa di giustificazione prevista ai sensi dell’articolo 53 c.p. è la necessità del ricorso all’uso di armi o di altri mezzi di coazione fisica. Scopo del presente paragrafo è quello di illustrare nello specifico i presupposti che devono ricorrere per rendere legittimo il ricorso alle armi, anche alla luce dei precedenti giurisprudenziali e con uno sguardo a quanto previsto in ambito convenzionale. La trattazione affronterà poi la novità inserita al primo comma dell’art. 53 c.p. dall’articolo 14 della l. 22 maggio 1975 n. 152 e delle interpretazioni che sono state elaborate dalla dottrina.
Il primo comma dell’articolo 53 c.p. viene ora in considerazione relativamente alla sua particolare funzione descrittiva autonoma, cosa che non si è verificata in relazione ad altri elementi della fattispecie scriminante quali il concetto di pubblico ufficiale e il fine di adempiere un dovere dell’ufficio, per cui è stato invece necessario riferirsi a norme extrapenali in modo da attribuire a determinati soggetti la dotazione di armi e il potere di ricorrere alla forza nell’adempimento dei loro doveri. Inoltre, come sarà meglio approfondito nel prosieguo quando si affronterà il tema dell’autonomia della causa di giustificazione in esame rispetto alle altre scriminanti comuni (nello specifico gli articoli 51 e 52 c.p.), è proprio il riferimento alle condotte di violenza e resistenza all’autorità a distinguere la causa di giustificazione prevista dall’articolo 53 c.p. da quella di adempimento di un dovere imposto da una norma giuridica o da un ordine legittimo dell’autorità.
In aggiunta al fine di adempiere un dovere dell’ufficio, per giustificare la condotta del pubblico ufficiale e degli altri soggetti cui la scriminante si applica, è richiesta una particolare situazione in cui essi vengano a trovarsi: la costrizione al ricorso all’uso delle armi o altri mezzi di coazione fisica dovuta alla necessità di respingere una violenza o di vincere una resistenza all’autorità ovvero di impedire il verificarsi dei delitti di strage, naufragio, sommersione, disastro aviatorio, disastro ferroviario, omicidio volontario, rapina a mano armata, sequestro di persona.
L’elemento della necessità comporta un duplice giudizio attinente alla ricorrenza della situazione necessitante da un lato e del suo effetto sulla condotta del pubblico ufficiale dall’altro. La rilevanza attribuita al primo o al secondo aspetto enfatizza una concezione oggettivistica o soggettivistica della previsione.
Con riferimento al primo, occorre accertare la presenza in concreto degli avvenimenti richiesti da ciascuna delle tre situazioni previste dall’articolo 53 c.p., rimanendo applicabile la disciplina del putativo anche in relazione all’errore determinato da colpa: si prende atto del collegamento tra la situazione necessitante e l’uso dei mezzi per il raggiungimento del dovere.
A riguardo del secondo aspetto, è necessario constatare l’incidenza dell’obiettività della situazione o della sua erronea rappresentazione sulla capacità decisionale del soggetto al fine di accertare se egli sia stato costretto ad assumere il comportamento lesivo proprio per i fini previsti dalla scriminante: si potrebbe quindi ravvisare una volontà viziata nella condotta da giustificare.
Come si è avuto modo di evidenziare nel corso del Capitolo I, caratteristica che contraddistingue la forza pubblica è l’essere munita di forza imperativa ai fini di rimuovere una situazione che altera l’ordine giuridico. A riguardo dell’articolo 53 c.p. la rimozione si qualifica per la duplice connotazione della necessità e dell’urgenza. Con riferimento al secondo concetto esso si contraddistingue per l’indicare una condizione in cui è pressante il bisogno di una immediata soddisfazione in quanto il ritardo provoca danno; il primo elemento si caratterizza invece per il realizzarsi di una situazione che non può essere diversa da quella adottata. È da specificare che l’articolo 53 c.p. contiene un riferimento espresso al solo concetto di necessità senza richiamare l’elemento dell’urgenza che, tuttavia, può ritenersi implicito e fisiologico rispetto alla fattispecie descritta dalla norma che riguarda proprio l’attualità di respingere una violenza o di vincere una resistenza ovvero impedire la consumazione di più gravi reati.
Al fine di meglio comprendere il requisito della necessità, sembra doveroso indagare più da vicino quello che è l’elemento della costrizione: mentre, come si è appena accennato, il termine necessità ha un significato ampio che lo rende interpretabile sia in senso soggettivo che oggettivo, il termine costringere è meglio definito. Il significato di detta parola in uso nel linguaggio comune è “obbligare qualcuno con la forza fisica o morale, le minacce e simili ad agire come non vorrebbe”; si tratta di coazione fisica in caso di violenza esercitata fisicamente e di coazione morale nel secondo caso. Anche il significato giuridico del termine come inteso dalle norme penali e non penali, non si distanzia molto da quello adottato nel linguaggio comune. In dottrina ci si è chiesti se l’elemento della costrizione debba essere inteso come perdita dell’autocontrollo ovvero come semplice condizionamento motivazionale della volontà. L’accoglimento della seconda interpretazione è dovuto principalmente al fatto che l’identificazione della coazione morale con la grave perturbazione d’animo assimilabile alla forza irresistibile non può essere ritenuta condivisibile, poiché è possibile considerare un soggetto costretto non soltanto quando perde il controllo di sé a causa di un pericolo che pende su un bene proprio o di un prossimo congiunto, ma anche quando, senza perdere il controllo, è condizionato a tenere una determinata condotta per ragioni comunque validamente avvertite. L’impulso di tale ultima condotta, nel caso dell’articolo 53 c.p., è la spinta a rimuovere gli ostacoli che impediscono al pubblico ufficiale di adempiere al suo dovere, essendo costretto ad agire a causa della consapevolezza della situazione che ha determinato nello stesso una coazione morale, una sorta di condizionamento psichico indipendente dall’esistenza di una minaccia esplicita.
Occorre in fine notare come il requisito della necessità costringente sia presente anche in riferimento alla legittima difesa e allo stato di necessità; nonostante ciò, tale elemento assume un valore peculiare nell’ambito dell’uso legittimo delle armi: la valutazione compiuta dal singolo soggetto circa la sussistenza o meno del requisito perde la connotazione soggettiva, perché legata invece alla causa del potere guidato dal fine del perseguimento dell’interesse pubblico proprio mediante l’adempimento del dovere dell’ufficio.
L’uso di armi in mancanza dell’elemento della necessità costringente determina la ricaduta della condotta al di fuori del quadro previsto dalla causa di giustificazione e la sua qualificazione in termini di imperizia o imprudenza ai fini di una eventuale responsabilità colposa per l’evento cagionato dal pubblico ufficiale. A questo punto è possibile affermare che il requisito della necessità deve essere interpretato in base al rapporto necessità – inevitabilità, essendo il pubblico ufficiale tenuto a scegliere la condotta meno dannosa ma comunque in grado di raggiungere lo scopo prefissato. In questo senso è logico affermare che l’uso delle armi debba essere inteso quale extrema ratio, concetto che però rende degni di nota due profili di una certa importanza. Il primo riguarda il fatto per cui l’attribuzione al requisito della necessità di un significato ampio come quello appena visto, rischia di farlo sconfinare in quello attribuito al requisito della proporzione nel momento in cui si prende in considerazione la gradualità nell’impiego dei mezzi di coazione. Tale operazione implica lo svolgimento di un’attività di valutazione da parte del pubblico ufficiale che supera la mera impossibilità di scegliere altrimenti e tiene conto della necessità di ponderare la situazione per considerare il ricorso ad altri mezzi di coazione, prima che all’uso delle armi. In secondo luogo, si evidenzia l’assunzione di particolari caratteristiche da parte dell’accertamento della necessità, nel corso del quale è bene tenere in considerazione il fatto che il pubblico ufficiale è persona appositamente addestrata per fronteggiare determinate situazioni di violenza e resistenza. Con ciò non si intende riferirsi ad una valutazione soggettiva e psicologica della “costrizione”, poiché la valutazione oggettiva del ricorso di una situazione di necessità dovrà tenere in considerazione la vasta gamma di mezzi cui l’agente della forza pubblica può ricorrere nel caso concreto.
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Informazioni tesi
Autore: | Desiree Pagani |
Tipo: | Laurea magistrale a ciclo unico |
Anno: | 2021-22 |
Università: | Università degli Studi dell'Insubria |
Facoltà: | Giurisprudenza |
Corso: | Giurisprudenza |
Relatore: | Chiara Perini |
Lingua: | Italiano |
Num. pagine: | 196 |
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