La clausola di irrilevanza del fatto nel processo penale minorile
La natura giuridica dell’irrilevanza del fatto nel processo minorile
Originariamente la clausola di irrilevanza penale del fatto fu inclusa tra le cause di archiviazione. L’art.23, I comma del progetto preliminare al d.p.r. n.448 del 1988 disponeva, infatti, che “quando per la tenuità del fatto e per l’occasionalità del comportamento, l’ulteriore corso del procedimento non risponde alle esigenze educative del minorenne e a quelle di tutela della collettività, il pubblico ministero presenta al giudice richiesta di archiviazione”.
Il pubblico ministero dunque ritenute sussistenti le condizioni previste dalla legge, sulla base di una valutazione del fatto in termini di esiguità e avvalendosi di un eventuale apporto dei servizi ai fini di una disamina della personalità del minore, avrebbe dovuto rivolgersi al giudice per le indagini preliminari per l’ottenimento di un decreto di archiviazione.
Come ha ricordato la Corte costituzionale, la relazione al progetto preliminare chiariva, a proposito della natura giuridica dell’istituto, che “il meccanismo processuale prescelto non incide sulla fattispecie sostanziale del reato (cioè sui suoi elementi costitutivi o sulle condizioni di punibilità), e quindi non esclude il proponimento dell’azione penale, ma si limita a consentire l’anticipata conclusione del processo con una pronuncia fondata sulla valutazione comparativa degli effetti positivi e negativi dello svolgimento del normale iter processuale, in considerazione delle concrete caratteristiche del fatto e della personalità del minore imputato”.
Nell’adottare il testo definitivo del d.p.r. n.448 del 1988 venne però accolto il suggerimento della Commissione parlamentare che manifestò perplessità circa la compatibilità dell’archiviazione con il dettato costituzionale e, in particolare, col principio di obbligatorietà dell’azione penale sancito all'art.112 Cost. all'art.112 Cost. all'art.112 Cost.
Ben presto dottrina e giurisprudenza si resero conto che la norma risultante dalla versione definitiva del decreto, incideva direttamente su profili di diritto sostanziale e, come tali, estranei ai principi e ai criteri direttivi contenuti nella delega legislativa.
La Corte costituzionale non tardò così a dichiarare illegittimi gli art.27 c.p.p.min. e 26 disp.att. per violazione dell’art.76 Cost. ritenendo che l’istituto dell’irrilevanza del fatto, pur presentando implicazioni di carattere processuale, attenesse essenzialmente al diritto sostanziale, poiché darebbe vita ad una “causa di non punibilità fino ad ora mai prevista né in linea generale né limitatamente agli imputati minorenni”.
Alla declaratoria di incostituzionalità, il legislatore ordinario pose immediatamente rimedio con la legge 5 febbraio 1992, n.123, che reintrodusse la disciplina dell’irrilevanza del fatto tra le disposizioni relative al processo penale minorile.
Questo brano è tratto dalla tesi:
La clausola di irrilevanza del fatto nel processo penale minorile
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Informazioni tesi
Autore: | Veronica Marrapodi |
Tipo: | Tesi di Laurea Magistrale |
Anno: | 2011-12 |
Università: | Università Carlo Cattaneo - LIUC |
Facoltà: | Giurisprudenza |
Corso: | Giurisprudenza |
Relatore: | Gianluca Varraso |
Lingua: | Italiano |
Num. pagine: | 178 |
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