Ahimsa: le vie della non violenza. Origini di un etica di liberazione
La natura della non violenza nell'ahimsa
La nostra ipotesi è che vi siano quattro diverse concezioni del precetto dell’ahimsa.
Le prime due, di poco divergenti, sono tutte interne all’ideologia ascetica. La prima, poi, riferibile probabilmente all’esperienza e agli insegnamenti di Parsvanatha e alle primissime forme di movimenti ascetici sramana, è, nella nostra ipotesi, la prima forma storica di ahimsa.
Come abbiamo visto la dottrina jaina postula l’esistenza di infinite monadi vitali, tutte uguali e tutte originariamente perfette, che vengono sporcate e degradate dalla materia karmica. Ogni azione, ogni tipo di azione, anche quella inconscia e involontaria, anche il semplice nutrirsi e respirare, porta con sé un afflusso di materia karmica nel corpo karmico e quindi nuova zavorra per la monade vitale che la incatena al ciclo samsarico. La soluzione proposta e perseguita dai maestri jaina sta nell’ideale ascetico della perfetta inazione, del controllo totale dei processi mentali biologici e fisici e nella loro progressiva ritrazione fino ad una “paralisi psichica”, fino all’atto conclusivo dell’“erosione” totale della maschera karmica dal jīva.
Ora, però, le forme particolari dell’agire e dell’essere nel mondo della monade vitale, producono sì afflusso di materiale karmico, ma in maniera differenziata, causano cioè altrettante particolari forme di legame karmico, dissimile sia nella quantità dell’afflusso, sia nella qualità stessa del legame. Così, agli estremi, se il semplice atto del respirare provoca una minima quantità di afflusso karmico, l’uccisione di altre monadi vitali incarnate, genera un afflusso molto maggiore e per così dire più difficoltoso da bruciare.
Ciò però non è ancora legato a esigenze etiche, ma deriva dall’assunto dell’uguaglianza delle monadi vitali e dalla concezione estremamente meccanica della retribuzione karmica, in base alla quale ad ogni azione corrisponde una reazione karmica quantitativamente e qualitativamente identica. Così una nostra azione dannosa nei confronti di altre monadi vitali, genera per reazione dei semi karmici dannosi per il nostro jīva. In questo senso «se uno non desidera distruggere la propria anima, non deve allora distruggere le creature viventi».
Questo brano è tratto dalla tesi:
Ahimsa: le vie della non violenza. Origini di un etica di liberazione
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Informazioni tesi
Autore: | Mirko Iacobucci |
Tipo: | Tesi di Laurea |
Anno: | 2008-09 |
Università: | Università degli Studi di Roma La Sapienza |
Facoltà: | Sociologia |
Corso: | Sociologia |
Relatore: | Michele Colafato |
Lingua: | Italiano |
Num. pagine: | 160 |
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