Il fascismo a Napoli nelle fotografie dell'Istituto Luce
La nascita dei cinegiornali e del servizio fotografico
Mussolini controllava con più attenzione i cinegiornali che la stampa quotidiana, e chiedeva di visionare tutti i filmati prima della loro distribuzione, sulla quale si riservava l’ultima parola.
Fino al Decennale in sostanza il Capo del Governo puntò più sulla continuità rispetto al passato che non sulla rottura rivoluzionaria e sembrava ansioso di ottenere il consenso anche di uomini di ben diverse aree culturali e politiche.
Il Luce divenne esempio in tutto il mondo di come il cinema potesse essere volto all’alta finalità di educare le masse. Obiettivo che poté raggiungere solo ponendosi sotto il controllo dello Stato: in pochi mesi sorsero organismi analoghi al Luce, sempre additato come modello, in diversi paesi. Il regime fascista ne ricavò notevoli benefici e non solo di immagine.
Nel 1928, venne inaugurato l’Istituto Internazionale di Cinematografia Educativa (IICE). L’organismo fu creato per volontà del Duce e posto sotto l’egida della Società delle Nazioni: vi aderirono tutti gli stati appartenenti, dalla Francia all’Unione Sovietica, e in più gli Stati Uniti d’America. L’IICE costituì una delle tante dimostrazioni del credito di cui il fascismo italiano godeva nei primi anni Trenta anche fuori dai confini, diventando anch’esso un forte strumento per la formazione (o deformazione) delle coscienze per uno stato totalitario come l’Italia di Mussolini. L’IICE coordinò i rapporti fra l’Istituto Luce e le coeve organizzazioni degli altri paesi europei: nel corso degli anni furono proiettati documentari inglesi e francesi, cinegiornali spagnoli sulla guerra degli anni Trenta, film di propaganda tedeschi sugli ultimi anni di guerra.
La Direzione dell’ IICE venne affidata a Luciano De Feo, già direttore dell’Istituto Luce e consigliere di Mussolini per la politica culturale relativa alla Radio e al Cinema. Prima di abbandonare l’Istituto, nel marzo del 1927 De Feo concretizzò la creazione del servizio fotografico. Nel primo anno di vita operò con mezzi modesti, solo a Roma, ma già nel ’28, grazie agli accordi con il Ministero della Pubblica Istruzione, passarono all’Istituto i materiali del gabinetto fotografico della Direzione Generale delle Belle Arti, consistente in circa 35.000 negativi. Fu questo il primo nucleo dell’Archivio Fotografico Nazionale.
L’intenzione iniziale, “totalitaria” nel senso positivo del termine, fu di creare una minuziosa documentazione visiva del paesaggio italiano, di monumenti e particolari architettonici caratteristici delle varie regioni d’Italia, da fornire anche a editori e pubblicazioni straniere. Nel 1929 erano in catalogo oltre quattromila nuove foto eseguite appositamente da due soli fotografi.
Come già accaduto per il cinema, anche nel campo delle fotografie, dall’iniziale ambito artistico e paesaggistico, che assecondava gli interessi educativi di De Feo, ci si estese all’attualità, sia politica che generale. In molti casi i fotografi dell’Archivio seguivano gli spostamenti dei cineoperatori immortalando i medesimi eventi, contribuendo a costruire un’immagine del regime che veniva così replicata, attraverso precise direttive, sulla stampa. Speciali album furono editi in occasione della visita di importanti personaggi (su tutte, la visita ufficiale di Hitler in Italia nel 1938).
Col trascorrere degli anni il servizio fotografico si legherà sempre più all’attualità, divenendo fonte primaria di fornitura di immagini per i giornali – non solo italiani – durante le varie guerre in cui dal ’35 in poi l’Italia è trascinata dal regime.
Questo brano è tratto dalla tesi:
Il fascismo a Napoli nelle fotografie dell'Istituto Luce
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Informazioni tesi
Autore: | Raffaele Marino |
Tipo: | Tesi di Laurea |
Anno: | 2008-09 |
Università: | Università degli Studi di Napoli - Federico II |
Facoltà: | Lettere e Filosofia |
Corso: | Lingue e Letterature Straniere |
Relatore: | Silvio De Majo |
Lingua: | Italiano |
Num. pagine: | 192 |
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