L'unità di luogo nel cinema. Evoluzione del personaggio cinematografico all'interno di uno spazio concentrazionario.
La mosca di Breaking Bad
Breaking Bad è una serie televisiva statunitense ideata da Vince Gilligan e andata in onda con le sue cinque stagioni e 62 episodi dal 2008 al 2013. Si è imposta subito come un prodotto di alta qualità guadagnandosi molteplici premi e riconoscimenti sia dalla critica che dai fan. La storia, diventata un cult per affezionati e non, è quella di Walter White, un professore di chimica che è stato un chimico dal valore riconosciuto ma che ora insegna in un liceo statale e che improvvisamente si ritrova con un cancro ai polmoni, una moglie disoccupata incinta per la seconda volta e un figlio sedicenne con una disabilità fisica. Per affrontare le ingenti spese mediche che gli si presentano giorno dopo giorno, ispirato da un da una giornata trascorsa con il cognato Hank, agente della DEA, decide di mettersi in proprio nel campo della produzione di metanfetamina sfruttando le proprie conoscenze chimiche. È però un lavoro complesso da portare avanti da solo e per questo si sceglie come compagno e aiutante il giovane Jesse Pinkman, un suo ex studente allo sbando influenzato dalla filosofia hip hop e da tutto lo stile di vita che ne consegue. Da questo momento in avanti la trasformazione di Walt è inevitabile. Il suo arco narrativo è un percorso improntato all’individualismo, ma anche al capovolgimento dell’archetipo della redenzione finale: Walt non si redime, né si pente, né ritrova l’equilibrio iniziale, nemmeno dopo il rigetto della famiglia. Walt si trasforma in Heisenberg, la sua nemesi, il suo Mr. Hyde che trae piacere e soddisfazione da ciò che ha creato e da ciò che porta avanti ogni giorno. È la parabola del self made manche da persona sfortunata e sfruttata diventa l’unico a tenere le redini della propria vita, fino a trasformarsi persino in un pericolo per gli altri (celebre la frase “I’m not in danger, I’m the danger”). L’orgoglio e l’ebbrezza del potere vanno a discapito del senso di colpa che si affievolisce fino ad annullarsi.
Walter White è chiaramente un personaggio a tutto tondo, la lunga durata della narrazione gli permette di evolversi stagione dopo stagione. Ugualmente Jesse, la sua spalla, cambia nel corso della storia. Entrambi sono dunque figure bottom-up e concave, entrambi vengono assorbiti dalle situazioni in cui si vengono a trovare e, nonostante i rimorsi e le disgrazie, non tornano mai indietro, ma anzi camminano testardamente in avanti.
L’episodio 10 della terza stagione Fly (Caccia grossa nella versione italiana) è stato uno degli episodi più particolari e controversi della serie. Da alcuni criticato perché considerato noioso e inutile, da altri ritenuto un piccolo capolavoro. Ovviamente chi scrive si schiera nella seconda fazione: Fly sono 45 minuti di costruzione narrativa per niente superflui al filo conduttore della storia dei personaggi e ora vedremo perché. I luoghi in Breaking Bad vengono investiti fin dal principio di un’enorme valenza metaforica, oltre a restituire la sensazione delle atmosfere vissute dai protagonisti. Il deserto, il camper, casa White sono tutti habitat che simbolicamente disegnano le condizioni e gli stati d’animo di Walter. Il laboratorio sotterraneo in cui si svolge Fly rappresenta il “superamento della frustrazione professionale di Walter (che) passa innanzitutto dall’accesso, dal possesso e dalla possibilità di utilizzo di un proprio laboratorio”.
Walt prende coscienza del proprio essere indispensabile, della propria importanza nel processo produttivo. Fly è un punto di rottura, è l’incarnazione di un disagio e dello sgretolamento progressivo della sua morale. Egli si accorge che tutto ciò che fino a quel momento riteneva perfetto e inattaccabile non è più così, e questa epifania avviene proprio all’interno di un bunker sotterraneo nel quale il tempo sembra fermarsi. Gli attori in scena sono due, Walter e Jesse, alle prese con un terzo elemento di disturbo: la mosca.
L’episodio si apre proprio con il dettaglio di una mosca osservata attraverso un occhio circolare non identificato. Dopo i titoli di testa, Walter esce di casa per recarsi al laboratorio e da quel momento non vedrà più la luce del sole fino alla fine dell’episodio. Il disagio del protagonista si palesa fin da subito con il suo malcontento per il calo della produzione, ma Jesse non sembra dargli troppo peso e finite le ore di lavoro torna a casa lasciando Walt da solo all’interno del superlab. In principio la mosca è fuori campo: la avvertiamo come un indizio sonoro, un agente disturbatore che cattura da subito l’attenzione di Walt. In quel momento, comincia la caccia disperata all’elemento contaminante, a ciò che impedisce che la lavorazione continui a meno di una sua distruzione, a ciò che tiene Walt bloccato. Walter lotta evidentemente con il proprio io interiore, con quell’Heisenberg privo sia di freni che di una morale che non vede l’ora di prendere il sopravvento. La mosca che lo tormenta è in realtà il senso di colpa per la storia con Skyler andata in frantumi, per l’”incidente” con la giovane Jane e per essere vissuto troppo a lungo. Lo spazio chiuso e claustrofobico lo isola dall’esterno, gli permette di rinchiudersi nella sua ossessione per tentare di eliminarla. Tutto è metafora. La mosca è metafora persino di quel cancro che lo logora da dentro, come il cancro è metafora di Heisenberg. Con l’aiuto della macchina da presa i punti di vista cambiano in continuazione. Dapprima vediamo la storia con gli occhi di Walt, poi la palla passa a Jesse, che se prima asseconda il suo “mentore” aiutandolo nella caccia alla mosca, in un secondo momento tenta di sedarlo fisicamente con del sonnifero. Talvolta invece il punto di vista è proprio quello del piccolo animale: il regista si serve di soggettive movimentate e caotiche, come se la mosca stesse giudicando dall’alto l’ormai sfinito Walter. [...]
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L'unità di luogo nel cinema. Evoluzione del personaggio cinematografico all'interno di uno spazio concentrazionario.
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Informazioni tesi
Autore: | Fedra Galassi |
Tipo: | Tesi di Laurea Magistrale |
Anno: | 2013-14 |
Università: | Libera Università di Lingue e Comunicazione (IULM) |
Facoltà: | Scienze della Comunicazione e dello Spettacolo |
Corso: | Televisione, Cinema e New Media |
Relatore: | Paolo Giovannetti |
Lingua: | Italiano |
Num. pagine: | 138 |
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