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Vogue 1931-1935. L’edizione americana: Progettare una rivista di moda

La moda fra misurata eleganza e glamour cinematografico

Nel 1929 i roaring Twenties terminano tragicamente con il crollo della borsa di Wall Street e New York e si apre un periodo di grande crisi economica, con gravi ripercussioni finanziarie in tutto il mondo. Il debutto del secolo si presenta difficile e cupo, caratterizzato da un’America schiacciata dal peso della Depressione e da un’Europa dove gli echi della grande crisi producono disoccupazione, conflitti sociali e recessione nei consumi. Il decennio si apre sotto il segno della crisi e del disagio sociale, con una situazione economica che crea le basi giuste per l’affermarsi delle dittature ispirate alle ideologie nazionalsocialiste e che ha la sua tragica conclusione con lo scoppio della seconda guerra mondiale. In questo contesto, il comparto moda subisce un’inevitabile battuta d’arresto e per un certo periodo si registrano effetti negativi sulla moda francese che sente la mancanza della sua clientela americana, il suo più ampio mercato. L’haute couture cerca di reagire alla crisi e alla perdita dei mercati esteri attuando tre strategie: abbassamento dei prezzi dell’alta moda, più attenzione verso il prêt-à-porter, eliminazione dai modelli di costosi ornamenti e di elementi decorativi per una linea semplice e sobria. Nel 1933 i couturier elaborano i cosiddetti “abiti crisi” modelli a prezzi speciali realizzati negli atelier, con tecniche che si avvicinano più alla couture che alla serialità, preconfezionati in modo che una sola prova sia sufficiente per adeguarli alle misure della cliente. Questi vestiti vengono venduti in una boutique, aperta allo stesso indirizzo della maison. La moda vede sempre più sfoci nel mercato di massa. Il prêt-à-porter raggiunge un alto livello di qualità anche attraverso le iniziative di alcuni grandi magazzini, che tendono a conferire all’abbigliamento di confezione caratteristiche, di modello e di lavorazione, accostabili a quelle della couture. La differenza sta nelle stoffe più economiche, come il rayon e i tessuti sintetici, e nei dettagli, e quindi sulla scelta di bottoni, cuciture e orli. Se da una parte il settore della moda guarda concretamente alle difficoltà economiche e ricerca possibile vie di fuga, dall’altra si sente attratto dalle sognanti atmosfere dei film e trova nel cinema un potente alleato. Nel corso degli anni Trenta infatti questo nuovo mezzo diventa la forma di intrattenimento più diffusa. Già verso la fine del 1920, con l’introduzione del cinema muto i film vengono rivoluzionati: non solo c’è il sonoro, ma a metà degli anni Trenta sono anche a colori grazie alla tecnologia del technicolor. Con un numero record di spettatori, grandiose sale cinematografiche e studi immensi, il cinema diventa una vera e propria industria che mette al centro Hollywood e i suoi attori che il grande schermo trasforma in divi, idolatrati dal pubblico che tenta di imitarne lo stile. Il cinema si impone come nuovo mezzo per la diffusione di atteggiamenti, mode e stili di vita; crea miti, impone personaggi che sembrano naturali e si muovono in mondi apparentemente reali, all’interno di storie in grado di far evadere le persone dal degrado quotidiano. Questo mezzo permette la diffusione di una nuova idea della moda: non solo lusso ed eleganza, spesso irraggiungibili, ma immagini da ripetere, da scoprire, da rielaborare. L’abito il trucco l’acconciatura rendono possibile avvicinarsi al mito e rappresentarlo per messo di prodotti e sollecitazioni, che lo sviluppo industriale offre alle più diverse situazioni economiche.

Questo brano è tratto dalla tesi:

Vogue 1931-1935. L’edizione americana: Progettare una rivista di moda

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Informazioni tesi

  Autore: Lucia Nava
  Tipo: Laurea II ciclo (magistrale o specialistica)
  Anno: 2008-09
  Università: Università degli Studi di Bologna
  Facoltà: Lettere e Filosofia
  Corso: SISTEMI E COMUNICAZIONE DELLA MODA
  Relatore: Mario Lupano
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 105

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