Il trailer cinematografico come pubblicità del "prodotto" film

Alfred Hitchcock è il profeta e maestro della promozione autodiretta dei film, sostenne che il business cinematografico è in pratica la sola industria che può valutare il gusto del pubblico solo al dettaglio, cioè il compito di scoprire cosa vuole il pubblico è affidata i gestori delle sale cinematografiche; è certamente un sistema non ortodosso e attendibile data anche la mancanza di metodo. Quindi, in una sua ipotetica organizzazione di produzione e distribuzione, Hitchcock includerebbe una squadra di investigatori col compito di scoprire e riferire le preferenze e l'oscillazione di gusto del pubblico e le reazioni degli spettatori in centri chiave del Paese e del mondo intero, così da mettere a confronto l'efficacia di diversi tipi di pubblicità. Hitchcock capì nitidamente alcuni temi “caldi” dell'industria cinematografica:l'imprevedibilità del gusto del pubblico, a cui si può accostare la dialettica fra offerta e domanda e la consapevolezza dell'efficacia dei diversi tipi di pubblicità.«Più che come menestrello, Hitchcock si pone come Don Giovanni, modernizza le dinamiche comunicative del trailer, piega la comunicazione verso altri registri, accedendo di volta in volta al pastiche, alla parodia, all'ironia, persino all'auto-plagio. Facendo sì che la comunicazione breve produca un suo specifico contratto con il fruitore e anzi costituisca una tappa nella strategia complessiva di relazione con il pubblico. Hitchcock usa sé stesso come marca» (Regosa 2003: 15-16). Grazie alla serie televisiva Alfred Hitchcock presents, nel 1955 il regista portò in tv certi tratti distintivi già utilizzati nei trailer come l'interpellazione, lo sguardo in macchina e il discorso che coinvolge direttamente lo spettatore.