La riduzione della penale
La manifesta eccessività della clausola penale e l'interesse del creditore all'adempimento
L'individuazione della penale eccessiva e la sua riduzione è funzionale, come recita l'art. 1384 c.c., all'interesse che il creditore aveva all'adempimento. Il legislatore ha introdotto un principio di proporzionalità perché per manifesta eccessività intende la sproporzione tra la penale e l'interesse che il creditore aveva all'adempimento della prestazione principale. Il punto nodale della norma è rappresentato, dunque, dalla valutazione dell'interesse creditorio.
Secondo la lettera della norma, il criterio normativo di riferimento, ai fini della riduzione della penale manifestante eccessiva o in conseguenza di un parziale adempimento della obbligazione, è l'interesse che il creditore aveva all'adempimento. Tale interesse gioca un ruolo decisivo nella determinazione dell'ammontare della penale eccessiva, ma, sul piano interpretativo, si sono profilate non poche difficoltà nell'individuare gli indici che devono essere posti a fondamento del giudizio in ordine all'interesse del creditore. Non esiste un orientamento dottrinale e giurisprudenziale chiaro, mentre sono state date soluzioni differenti al problema.
Secondo alcuni autori, l'unico parametro per l'apprezzamento del carattere manifestamente eccessivo deve essere riferito all'interesse che il creditore aveva all'adempimento, al momento della conclusione del contratto. L'interesse, cui fa riferimento l'art. 1384 c.c., sarebbe quello che il creditore mirava a realizzare attraverso la prestazione principale e a tutelare attraverso la clausola penale. Si tratterebbe di un interesse a non subire un pregiudizio, considerato in senso naturalistico, che deriverebbe dall'inadempimento.
Altra parte della dottrina, decisamente minoritaria, ritiene, invece, che la manifesta eccessività vada valutata con riguardo al danno conseguito all'inadempimento. In questa ipotesi, la manifesta eccessività si verificherebbe allorché presenti sproporzioni tali da superare il danno verificato.
Altri autori ritengono che non esista un criterio determinativo dell'attività del giudice, preordinata alla riduzione, e che la manifesta eccessività dovrebbe essere apprezzata in forza di un criterio soggettivo del giudice ancorato alle concezioni correnti nella coscienza sociale. La giurisprudenza dominante privilegia la visione oggettiva dell'interesse del creditore, secondo la quale l'apprezzamento in ordine all'eccessività dell'importo fissato con la clausola penale, per il caso di inadempimento o di ritardo nell'adempimento, riflette la valutazione dell'interesse del creditore all'adempimento con riguardo all'effettiva incidenza dello stesso sull'equilibrio delle prestazioni e sulla concreta situazione contrattuale, indipendentemente da una correlazione con l'entità concreta del danno subito poiché la riduzione è affidata all'apprezzamento discrezionale del giudice e deve essere collegata all'equità, anche se si deve tener conto del fatto che sia stata parzialmente eseguita la prestazione principale o che l'ammontare prefissato ecceda l'interesse del creditore. [...]
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La riduzione della penale
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Informazioni tesi
Autore: | Simonetta Perri |
Tipo: | Tesi di Laurea |
Anno: | 2003-04 |
Università: | Università degli Studi di Perugia |
Facoltà: | Giurisprudenza |
Corso: | Giurisprudenza |
Relatore: | Luigi Corsaro |
Lingua: | Italiano |
Num. pagine: | 85 |
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