La mammografia e lo screening - Aspetti tecnico-organizzativi
La mammografia
Charles Gros affermava: “La mammografia non ammette che la perfezione”. Digitale o tradizionale, la mammografia è un indagine importante, da effettuare con la migliore tecnica possibile, per consentire di diagnosticare un eventuale tumore in fase iniziale e salvare, quindi, la vita della donna.
Fino agli anni '50 non esistendo ancora il mammografo, il carcinoma mammario veniva diagnosticato solo quando dava segni clinici della sua presenza, cioè, nella gran parte dei casi, quando diventava palpabile.
L’esame radiologico della mammella era effettuato, dai pochi volenterosi con apparecchiature radiologiche e mezzi convenzionali, gli stessi usati per il resto delle applicazioni radiografiche, senza risultati soddisfacenti.
Negli anni '60 grazie agli studi del Dr. Charles Gros, venne compreso che la mammella aveva bisogno di mezzi di radiodiagnostica dedicati e grazie alla sua collaborazione, l’industria produsse il primo mammografo, il CGR Senographe, e nasceva cosi la mammografia. Fu una vera rivoluzione, poiché la mammografia consentì di riconoscere lesioni di piccolissime dimensioni; divenne possibile scoprire il tumore in fase preclinica.
Il successo delle apparecchiature dedicate alla mammografia fu enorme. La tecnica ebbe una rapida diffusione in tutto il mondo; negli anni '60 vennero avviati, negli Stati Uniti, i primi programmi di screening sulla popolazione.
Altre indagini, negli anni seguenti, furono introdotte nella diagnostica senologica: tra le principali, la xerografia, la termografia, l’ecografia. Mentre le prime due sono state definitivamente abbandonate, l’ecografia, sebbene non possa essere impiegata come esame di screening, ha oggi un ruolo ben definito nella diagnostica mammaria ed è utilizzata in supporto ed in associazione alla mammografia.
L'affidabilità della mammografia è ormai codificata, e certamente superiore a qualsiasi altra indagine strumentale: superando di regola il 90% di sensibilità.
Quanto più ridotte sono le dimensioni del cancro della mammella tanto più vantaggioso risulta l'apporto della mammografia nei confronti dell'esame clinico; la mammografia consente infatti di identificare e diagnosticare correttamente oltre l’85% delle neoplasie.
Ciò assume interesse non solo pratico (aumento del tasso di sopravvivenza) ma anche estetico (trattamento chirurgico conservativo).
Tuttavia la metodica, sebbene notevolmente perfezionata nel corso degli anni, non è in grado di riconoscere la totalità delle lesioni neoplastiche mammarie: le casistiche più recenti parlano del 10-15% di tumori non diagnosticati con la mammografia.
Le cause possono essere relative al tumore stesso (troppo basso contrasto intrinseco nei confronti dei tessuti circostanti), al mancato riconoscimento da parte del radiologo. I limiti della mammografia sono particolarmente evidenti nelle donne con seno cosiddetto “denso”, nelle quali la presenza di una ghiandola mammaria di elevata radiopacità impedisce uno studio adeguato e rende difficoltoso, se non impossibile, il riconoscimento radiologico delle lesioni.
Questo brano è tratto dalla tesi:
La mammografia e lo screening - Aspetti tecnico-organizzativi
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Informazioni tesi
Autore: | Maurizio De Vivo |
Tipo: | Laurea II ciclo (magistrale o specialistica) |
Anno: | 2007-08 |
Università: | Università degli Studi di Roma La Sapienza |
Facoltà: | Medicina e Chirurgia |
Corso: | Scienze delle professioni sanitarie tecniche diagnostiche |
Relatore: | Andrea Laghi |
Lingua: | Italiano |
Num. pagine: | 85 |
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