Organizzazioni criminali di stampo mafioso transnazionali: genesi, evoluzioni e strategie di contrasto.
La mafia cinese
Le comunità cinesi possono essere analizzate sotto diversi punti di vista. Innanzitutto occorre esaminare l’organizzazione delle imprese economiche cinesi sono interamente governate e impiegate da corregionali.
Alcuni studi rilevano come, vi sia una spiccata corrispondenza tra associazioni imprenditoriali, di appartenenza etnicolinguistica e occupazione professionale in un determinato settore produttivo.
Nell’ampio panorama della criminalità organizzata nell’ambito delle comunità cinesi, si possono individuare tre principali attori criminali: le triadi, i tong e le gang.
Appartengono al primo gruppo tutte quelle organizzazioni che si rifanno all’antica tradizione dell’associazionismo segreto, risalente al ceppo della triade. Le società segrete della triade, forti dei vincoli esistenti tra i propri affiliati si sono spostati progressivamente e in modo irreversibile verso le attività illecite, nelle quali erano attive già da molto tempo. Ricordiamo per esempio il ruolo svolto dalle società segrete nel commercio, il mercato nero di numerosi prodotti di largo consumo, come il sale, considerati dal governo imperiale monopolio di Stato.
Il secondo soggetto che compone l’universo criminale cinese è costituito dai “tong”, il cui termine deriva da tang, che significa “associazione” o “luogo d’incontro”. La particolarità dei tong, che spesso vengono fatti erroneamente coincidere con le triadi, consistono nel fatto che tali organizzazioni si presentano, almeno ufficialmente, come associazioni a tutti gli effetti legali. Infatti ciascun tong ha proprie sedi, rende pubblici gli elenchi dei suoi aderenti e fornisce assistenza di tipo legale e amministrativa a coloro che vi aderiscono. L’ elemento distintivo di tali associazioni, è il fatto che al loro interno, come appare da numerosi procedimenti giudiziari promossi dalle autorità americane, si celano elementi criminali. Normalmente questi sono i capi del tong che, dietro il paravento della legalità, conducono affari illeciti, un po’ come nella mafia italiana dove, dietro diverse attività apparentemente lecite si celano profitti e fini illegali.
Il terzo e ultimo soggetto dell’universo criminale è rappresentato dalle gang di giovani cinesi. Le bande giovanili hanno fatto la loro comparsa negli USA alla fine degli anni ’60, in seguito all’afflusso sempre più consistente di immigrati cinesi nelle chinatown americane. Tali aggregazioni criminali, originariamente nate come struttura di difesa nei confronti degli attacchi di altri gruppi etnici, hanno subito un processo di graduale consolidamento, grazie ai collegamenti sempre più intensi con i capi dei tong. È grazie ai rapporti di scambio e di reciproco sostegno tra gli elementi criminali dei tong e le bande giovanili, che quest’ultime hanno potuto evolversi e rafforzarsi. I capi dei tong, godono del rispetto della comunità in cui risiedono, preferiscono delegare alle bande i lavori “sporchi”, come il controllo delle bische clandestine e le azioni di commando finalizzate al regolamento dei conti in sospeso. La crescita esponenziale delle gang cinesi nei Paesi occidentali, soprattutto negli USA e in Inghilterra e ora anche nel nostro Paese, è da ricondurre a due fattori principali. Da un lato ci sono gli ampi processi di disgregazione sociale e culturale, avvenuti nelle chinatown americane, queste incapaci di assorbire, senza mettere in discussione l’originaria omogeneità etnico-linguistica, il recente afflusso di nuovi immigrati. Dall’altro c’é la crescente integrazione tra adulti e giovani privi, di modelli positivi di riferimento.
Il flusso di immigrati cinesi in Italia risale alla metà degli anni ’80. La prima città italiana travolta da questo flusso migratorio, è stata Milano che vide accrescere considerevolmente la presenza di questa popolazione nella propria città.
L’immigrazione cinese dimostra sempre una sorprendente flessibilità professionale, che consente di adattarsi alle risorse e alle opportunità del luogo. Da questo punto di vista, la situazione nell’area fiorentina, rappresenta un caso emblematico; i laboratori cinesi che sono stanziati intorno alla città di Firenze si occupano infatti della lavorazione del cuoio, mentre quelli insediatesi nell’area pratese si rivolgono prevalentemente al settore dei tessuti e delle confezioni.
L’elemento che favorisce l’espansione economica è quasi sempre, l’arrivo di nuova manodopera a basso costo dalla madrepatria, che consente un abbattimento dei costi e l’acquisizione di nuovi spazi nel mercato. Un altro elemento di grande rilevanza, riscontrabile anche all’interno delle comunità cinesi immigrate in Italia è, la famiglia.
Questa, rappresenta un punto di riferimento insostituibile per tutti i suoi componenti, ma anche un’unità economica- aziendale, dato che molte imprese cinesi sono costituite da ditte alla cui conduzione partecipano attivamente tutti i membri del nucleo familiare. La caratterizzazione dell’immigrazione cinese su base famigliare, è fortemente facilitata dai ricongiungimenti familiari. Un’ altra caratteristica comune alla diaspora cinese nel mondo, sembra essere l’esistenza di una sorta di controllo diffuso che permette ai diversi componenti della comunità di conoscersi e identificarsi reciprocamente. Un altro aspetto che contribuisce a caratterizzare le comunità cinesi insediatesi in Italia rispetto alle chinatown di altri paesi, riguarda l’esistenza e il grado di sviluppo di alcune peculiari modalità di risoluzione delle controversie. Se infatti nel nostro paese la risoluzione dei conflitti segue percorsi informali, legati a contrasti di tipo economico e di tipo famigliare o a promesse di matrimonio mancate, questi strumenti non hanno ancora raggiunto un grado di “istituzionalizzazione” comparabile a quello presente nelle chinatown americane.
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Organizzazioni criminali di stampo mafioso transnazionali: genesi, evoluzioni e strategie di contrasto.
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Informazioni tesi
Autore: | Daniela Ricchiuto |
Tipo: | Tesi di Laurea Magistrale |
Anno: | 2007-08 |
Università: | Università degli Studi di Bologna |
Facoltà: | Giurisprudenza |
Corso: | Giurisprudenza |
Relatore: | Gaetano Insolera |
Lingua: | Italiano |
Num. pagine: | 121 |
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