Oltre Casilino 900: dalla baraccopoli alla casa
La lotta per la casa a Roma: intervista a BPM
In questi anni i movimenti di lotta per la casa stanno facendo un salto di qualità. Dalla specifica battaglia sulla casa sono diventati movimenti che ragionano di più sull’abitare. Stanno provando a misurarsi con la crisi. Hanno capito che la questione della casa è una parte importante della precarietà. Chi affitta una casa mette quasi l’intero salario nell’alloggio. Chi ha un lavoro precario non riesce ad affittarne una.
Chi inizia un percorso di accesso al mercato del lavoro, cercando di uscire dalla casa familiare, è in una situazione ancora peggiore.
Abbiamo cominciato così a ragionare su questi temi a partire dalle persone che hanno già iniziato un percorso attraverso le occupazioni.
Abbiamo organizzato in primo luogo le liste delle persone disposte ad occupare ed avviato occupazioni di alloggi e palazzi dismessi.
C’era stato un periodo (anni ‘90) nella storia dei movimenti di lotta per la casa a Roma, in cui si occupavano principalmente scuole, svuotate per effetto del calo delle natalità. A partire dal 2000, i movimenti hanno cominciato a confrontarsi con la questione abitativa. Si è tornati ad occupare stabili privati, dove sono sorte comunità con cui si è aperto una ragionamento. In primo luogo non arrivavano le case popolari, a differenza delle lotte degli anni precedenti, che alla fine portavano agli alloggi di edilizia popolare. Un’esperienza come quella dell’ass.Inquili Assegnatari, nasce da quel tipo di percorso. Un movimento molto forte nelle occupazioni delle case che segue gli inquilini fin dentro gli alloggi popolari, che oggi è il sindacato maggiormente rappresentativo dell’inquilinato. Questo tipo di percorso si è interrotto da quando gli alloggi popolari non sono più stati costruiti, sia a livello nazionale che locale. Le assegnazioni si sono fermate e le persone che avevano occupato degli spazi vi sono rimaste. Alcuni posti sono stati sgomberati ed alcune persone sono andate a vivere nei residence. Quella dei residence è una spesa consistente per il Comune, si parla di 2000 euro al mese per nucleo familiare assistito (una cifra che consentirebbe l’affitto di un appartamento per una famiglia). Una larga parte è rimasta invece nelle occupazioni, in un meccanismo di sanatoria che ha bloccato la fase repressiva e cioè il rischio di sgomberi. Vi è un accordo con l’amministrazione comunale secondo cui chi vive in un’occupazione, non essendo disponibili alloggi popolari, non è soggetto ad uno sgombero. In questa situazione di stand-by si sono verificate due cose: da un lato i movimenti di lotta per la casa hanno assegnato più alloggi dell’amministrazione, dall’altro gli stessi si sono dovuti interrogare sulla qualità dei posti occupati e quindi sul recupero. Questa è la nuova frontiera.
Oggi esistono situazioni in cui vi è una larga presenza di migranti dentro le occupazioni ciò ha modificato fortemente il volto della lotta per la casa, che fino agli anni’80 era rappresentato soprattutto da senza casa romani, sfrattati o migranti meridionali. Oggi questa situazione è cambiata. Un esempio è l’esperienza fatta sulla via Prenestina, in cui nuclei rom hanno occupato, e sono stati di fatto inclusi nella “delibera 124”, che ha sanato le ultime occupazioni fino al 2011. Questo cambiamento di figure all’interno delle occupazioni ha prodotto comunità che si sono interrogate sulla convivenza, sulla multiculturalità. È accaduto che molti migranti si sono trovati a difendere dallo sfratto italiani, che fino ad allora pensavano che gli immigrati fossero coloro che sottraggono casa e lavoro agli stessi italiani.
I movimenti hanno così cominciato ad occuparsi anche di altri aspetti, come quello della cementificazione per esempio. Ritengono che non bisogna usare altro cemento e consumare altro suolo, ma bisogna utilizzare ciò che esiste, appartamenti vuoti, una cifra che varia tra centocinquantamila duecentosettantamila stanze. Esistono piani che stanno per essere messi in movimento che porteranno altro cemento privato in questa città. Il salto di qualità sta nel discutere all’interno delle occupazioni con le comunità che hanno un forte problema della casa ed accettano di discutere del recupero urbano, più che dell’alloggio popolare, talvolta assegnato fuori dal GRA.
Inoltre il meccanismo di unione dei movimenti, sebbene ci siano diverse modalità di rappresentanza, è stato utile per varie vertenze, Esiste quindi oggi un modo per affrontare la rendita in maniera unitaria. I movimenti consolidati a Roma sono tre: il più antico è il Coordinamento cittadino di lotta per la casa, che nasce negli anni ‘70 insieme alla lista di lotta che poi diventa l’USB. Con il 2000 Action entra in gioco e apre una partita interessante rispetto alla proprietà privata. I BPM, nascono nel tentativo di prendere gli appartamenti, provando a rompere il fatto che le occupazioni debbano essere eseguite solo in stabili vuoti, andando invece a confliggere con la rendita. Oggi i movimenti insieme puntano alla dignità dell’abitare, scegliendo gli immobili, valutando lo spazio disponibile, e se è possibile trasformandolo. Noi stiamo puntando molto sullo spazio in via Prenestina, un’ex fabbrica, così come il Coordinamento sta facendo nello spazio INPDAP occupato a La Rustica. L’idea è che si resti lì, si trasformi la città, provando a raccontare che è possibile farlo insieme a marocchini, rom, peruviani. Si costruiscono spazi a misura d’uomo all’interno della città consolidata, recuperando un’area che così non rischia di diventare oggetto di speculazione, ma un luogo dove si può fare cultura, sport, oltre che casa. Esistono diversi luoghi a Roma di questo tipo, per esempio il Settore Direzionale Orientale che potrebbe essere utilizzato.
L’amministrazione sta cominciando a ragionarci, ma sostiene che non essendoci fondi bisogna coinvolgere i privati, il che significa altra cubatura, o trasformazioni d’uso qualora non sia concessa quella abitativa, o agevolazioni di diverso tipo ai privati
Questo brano è tratto dalla tesi:
Oltre Casilino 900: dalla baraccopoli alla casa
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Informazioni tesi
Autore: | Anna Maiello |
Tipo: | Laurea II ciclo (magistrale o specialistica) |
Anno: | 2010-11 |
Università: | Politecnico di Milano |
Facoltà: | Architettura |
Corso: | Architettura del paesaggio |
Relatore: | Salvatore Porcaro |
Lingua: | Italiano |
Num. pagine: | 173 |
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