Le relazioni italo-libiche: dalle sanzioni multilaterali del 1992 al 2010
La Libia e il fenomeno migratorio: paese di transito o di immigrazione?
Come abbiamo accennato, a partire dai primi anni del decennio 2000, la Libia si è affermata come il principale punto di partenza dei flussi migratori irregolari via mare provenienti dall'Africa e dal Nord Africa e diretti verso l'Italia. Tale fenomeno, risultante dalla complessa concomitanza di diversi fattori tra i quali rientra l'incremento nella domanda di manodopera in nero non qualificata da parte di alcuni settori produttivi italiani, nonché la crescente pressione migratoria nord-sud esercitata dalle popolazioni dell'Africa occidentale e del Corno d'Africa dovuta alla proliferazione di conflitti e crisi regionali, è innanzitutto legato ad una ristrutturazione del sistema delle rotte migratorie nello spazio mediterraneo.
Da una lettura dei dati relativi agli sbarchi di migranti nel periodo 1998-2005 e all'origine dei flussi migratori via mare verso l'Italia, emerge infatti come siano da considerare praticamente chiuse le rotte balcaniche dirette verso la Puglia, quella del Mediterraneo Orientale (Turchia, Libano, Siria) e quelle del Canale di Suez (luogo di passaggio di motonavi provenienti dallo Sri Lanka). La chiusura della rotta dello Stretto di Gibilterra dovuta al rafforzamento della cooperazione ispano-marocchina in materia di controlli marittimi congiunti e di rimpatri, ha inoltre contribuito a rendere la Libia l'unico punto di partenza significativo per i migranti irregolari verso l'Europa, nonché a spostare sulla nuova rotta i flussi di migranti maghrebini, soprattutto marocchini.
Oltre ad essere un importante paese di transito, la Libia è tuttavia principalmente un grande paese di immigrazione. Secondo le Nazioni Unite, la Jamahiriyya è infatti al quarto posto tra i paesi africani con la più alta percentuale di migranti sulla popolazione totale (10,5%)211. La presenza straniera in Libia -inclusi gli irregolari – le cui stime riportate dalle autorità libiche oscillano tra uno e due milioni di persone su una popolazione di sei milioni, è il risultato di una stratificazione avviata fin dagli anni '70-80, frutto delle diverse crisi regionali nel Sahel, quali la guerra tra Libia e Ciad.
É tuttavia intorno alla metà degli anni '90 che si collocano gli intensi flussi di immigrazione verso la Libia provenienti non più solamente dagli stati del Sahel confinanti, ma dall'intera regione sub-sahariana. Tale intensificazione dei flussi è riconducibile, oltre alla crescente domanda di manodopera a basso costo da parte di un paese “rentiero”, ricco di risorse minerarie ma povero dal punto di vista demografico, a diversi fattori politici quali la proliferazione di conflitti nelle regioni dell'Africa Occidentale e del Corno d'Africa, la fine della guerra tra Libia e Ciad seguita da un accordo bilaterale di libera circolazione (1994), nonché la fine delle ribellioni tuareg nel Niger e nel Mali (1995-1996) che hanno reso nuovamente praticabili le rotte trans-sahariane.
Fu tuttavia un fattore di natura politico-ideologica a giocare un ruolo determinante nella crescita dei flussi in Libia: la retorica panafricanista adottata dal leader libico Gheddafì, motivata dalla ricerca di leadership e di nuove alleanze regionali, ha infatti avuto l'effetto di attirare in Libia i lavoratori africani, incoraggiati dagli slogans e dagli inviti rivolti ai "fratelli africani" a recarsi a lavorare nella Jamahiriyya. Tale modello di apertura all'ingresso dei lavoratori stranieri arabi ed africani - nella retorica ispirato allo spirito di solidarietà panaraba e panafricana, ma nella realtà funzionale allo sfruttamento del bacino di manodopera straniera a basso costo - all'inizio dello scorso decennio ha lasciato il posto ad un fenomeno di stigmatizzazione sociale nei confronti dei migranti, che si è sommato alla politica discriminatoria adottata dal governo libico nell'accesso ai servizi e al mercato del lavoro dei lavoratori stranieri, in particolare non arabi.
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Le relazioni italo-libiche: dalle sanzioni multilaterali del 1992 al 2010
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Informazioni tesi
Autore: | Laura Parmisciano |
Tipo: | Tesi di Laurea Magistrale |
Anno: | 2010-11 |
Università: | Università degli Studi di Roma La Sapienza |
Facoltà: | Studi Orientali |
Corso: | Lingue e Civiltà Orientali |
Relatore: | Laura Guazzone |
Lingua: | Italiano |
Num. pagine: | 185 |
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