Poesia e Profezia nel poema dantesco : il canto XIX dell' Inferno
«La lezione profetica di Inferno XIX» di Zygmunt Baranski (2000)
Questo canto XIX esprime con tono drammatico-profetico e sarcastico-tragico un pesante giudizio circa la condizione della Chiesa e soprattutto nei confronti del Papato in un arco temporale che va dalla fine del Duecento agli inizi del Trecento. Dante dice che a causa della cattiva condotta umana Dio ha ritenuto opportuno incaricarlo come missionario considerando che le Sacre Scritture non erano state prese in considerazione dagli uomini e che questo ha portato ad un allontanamento dalle cose sacre; da aggiungere che è proprio nel canto XIX che tale elemento viene reso per la prima volta esplicito.
Dante opererà attraverso tre vie:
1) rinviando ad episodi scritturali;
2) introducendo intertesti appartenenti alla Sacra Scrittura;
3) imitando macrostrutture considerate tipiche nel Medioevo della pagina sacra.
Precisamente tale canto parte dagli intrighi di Giasone, che importò dei costumi ellenici di Gerusalemme, fino ai difficoltosi e movimentati anni del regno di Clemente V definito «pastor senza legge».
L'obbiettivo di Dante è quello di fornire lettura dello stretto rapporto che intercorre tra gli eventi del Vecchio e Nuovo Testamento ed i legami che associano la storia contemporanea a quella romana.
In un mondo come quello che ci viene illustrato nel XIX canto dell'Inferno, ove gli uomini della chiesa non si curano di seguire le lezioni della Sacra Scrittura e tanto meno di spiegarne le parole dettate da Dio, il compito di ricordare ai fedeli l'importanza della Scrittura ricade nelle mani del poeta fiorentino mediante il suo «sacro poema». Il messaggio dantesco spesso risulta essere convenzionale, ma ciò che colpisce è il ruolo svolto dall'autore in quanto egli stesso si definisce «pellegrino missionario», in altre parole la Sacra Scrittura era ben conosciuta dai Papi ma al tempo stesso veniva palesemente ignorata e pertanto Dante si sente un incaricato inviato da Dio con il compito di diffondere la Sacra Scrittura e la parola divina.
Per iniziare questa sua missione Dante mette in mostra il disprezzo per i pastori che avrebbero dovuto sposare la Chiesa anziché tradirla, in primis inveisce contro la Simonia ossia il commercio fraudolento del patrimonio spirituale, considerato che per i simoniaci l'ossessione principale era quella dell'avere e tale ossessione sarà il bersaglio principale scelto da Dante. Nell'analizzare i sacerdoti corrotti Dante paragona alcune figure degli apostoli, in particolare quella di Simon Pietro, per illustrare quali siano i comportamenti del buon pastore ed offrire al lettore un esempio che possa presentare il bene.
Una chiave di lettura importante del canto è il capovolgimento fisico dei peccatori, «la bolgia dei simoniaci è un mondo alla rovescia», questo stato riflette la condizione di degrado della loro missione di pastori della Chiesa che hanno preferito il possedere beni terreni e tradire la Chiesa. Dante non solo ci mostra lo stato drammatico e di sciagura che incombe su chi non attiene alle disposizioni e missioni divine, ma sottolinea anche come un'intera società possa ricadere nel disordine nel momento in cui vi è carenza di un buon pastore inteso come guida divina e come la figura di un'entità papale corrotta possa rispecchiare il proprio modus operanti negativamente sulla società; è come se per certi versi Apocalisse ed Inferno si sovrapponessero in quanto la mancanza di una guida genera disagi e disordini oltre che carenza di diffusione della divina parola.
Nel XIX canto troviamo anche il tema del confessore che attacca la corruzione del clero, ma ritroviamo anche un elemento inteso come mezzo di punizione eterna ossia il fuoco. Un altro messaggio importante è quello fornitoci da Niccolò III il quale ci narra dei papi malvagi e questa spiegazione deve essere intesa come una grottesca parodia delle parole di Giovanni riferite a Gesù. Circa le fiamme, oltre che essere elemento di eterna punizione ed eterno dolore, esse «invertono una simbologia ben precisa ossia quella della discesa della colomba dello Spirito Santo sul capo di Gesù battezzato che gli esegeti raffigurano come la successiva discesa dello Spirito Santo sugli Apostoli.» Questa inversione degli elementi biblici non è sporadica e spesso verrà riscontrata all'interno della Comedia ed è un'altra componente di quella struttura antitetica che definisce l'andatura formale ed ideologica del canto e che mette in rilievo gli effetti del male e la colpa dei prelati che non prendono in debita considerazione gli insegnamenti della scrittura.
Questo brano è tratto dalla tesi:
Poesia e Profezia nel poema dantesco : il canto XIX dell' Inferno
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Informazioni tesi
Autore: | Eugenio Francesco Rimo |
Tipo: | Laurea II ciclo (magistrale o specialistica) |
Anno: | 2012-13 |
Università: | Università degli Studi di Napoli "L'Orientale" |
Facoltà: | Lettere e Filosofia |
Corso: | Filologia moderna |
Relatore: | Anna Cerbo |
Lingua: | Italiano |
Num. pagine: | 198 |
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