Ritratto di Famiglia: I Fiorillo in scena tra Italia e Francia
La ghirlanda seconda opera di Silvio Fiorillo
Il 1608 è l'anno di nascita di Tiberio Fiorillo, figlio di Silvio e di Flaminia Tosetta, in arte Silvia, che come già accennato si dedicherà anche lui alla professione di attore ma abbandonando quasi subito l'ambito familiare. Giovanna Cecchi nella sua biografia sul Fiorillo riporta un altro avvenimento significativo in questo anno, la pubblicazione della sua seconda opera intitolata La ghirlanda egloga in Napoletana e Toscana Lingua, pubblicata a Napoli dall'editore Tommaso Longo e riedita varie volte sia a Napoli che a Venezia.
Ogni edizione è dedicata a un personaggio diverso: la prima, napoletana, al Duca di Gravina, quella veneziana, al Conte milanese Fabio Visconti, con una lettera datata Milano 29 luglio 1611. Nel prologo dell'opera il Fiorillo tratta del conflitto sociale e letterario sulle pratiche teatrali, definendo le sue commedie come «commedie onestissime non assimilabili alla mediocre produzione di quanti avevano ridotto egloghe e commedie a cose deshoneste e de gran scannaro».
Tale distanziamento da una produzione qualitativamente scadente è possibile proprio perché Fiorillo considera come momento fondante della sua formazione la lettura attenta dei classici; e proprio quei classici rivisita e deruba, sottoponendoli ad un processo di smitizzazione e paradoia. Del resto gli stessi generi della pastorale e della commedia si fondavano sul possesso, la manipolazione e l'incrocio di affermati modelli e antimodelli ovvero due filoni: quello lirico-elevato e quello burlesco giocoso.
La ghirlanda presenta come suo tratto strutturale e genetico la giustapposizione del nobile e artificioso mondo delle ninfe alla vitalità corposa e sanguigna dei pastori. La sua bidimensionalità emerge soprattutto nell'incontro fra due opposti piani linguistici: da un lato il toscano perfettamente inquadrato e stilizzato della convenzione teatrale, dall'altro, la ricreazione comica ma non caricaturale, del napoletano. Il personaggio di Hiorillo si situa in una posizione intermedia. Come gli altri pastori anche Hiorillo parla un napoletano corposo intervallato da minacce, caratteristiche dell'eloquio basso. Hiorillo però non è mai in una condizione di inferiorità rispetto alle ninfe, anzi interagisce con il loro mondo su un piano paritario, facendo da vettore di materiali e topoi della cultura alta: il dono della ghirlanda all'amato, il sonno del pastore, il lamento amoroso, la pazzia.
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Ritratto di Famiglia: I Fiorillo in scena tra Italia e Francia
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Informazioni tesi
Autore: | Elena Smith |
Tipo: | Laurea I ciclo (triennale) |
Anno: | 2016-17 |
Università: | Università degli Studi di Firenze |
Facoltà: | Lettere e Filosofia |
Corso: | Dams - Discipline delle Arti, della Musica e dello Spettacolo |
Relatore: | Sara Mamone |
Lingua: | Italiano |
Num. pagine: | 45 |
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