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Le competenze e il ruolo dell'infermiere del Servizio Dipendenze Patologiche nell'assistenza agli adolescenti con dipendenza da sostanze stupefacenti.

La gestione del consenso informato del minore

Il minore può personalmente esercitare il proprio diritto alla salute nei casi esplicitamente previsti dalla legge. Secondo l’art. 95 della legge n. 685 del 22 dicembre 197543, che riguarda la disciplina delle sostanze stupefacenti e psicotrope, è prevista la possibilità per chiunque fa uso personale di tali sostanze di richiedere ai servizi sanitari di essere sottoposto ad accertamenti diagnostici o interventi terapeutici al fine di prevenire, curare e riabilitare la dipendenza da tali sostanze. Tuttavia, nel caso in cui la persona sia un minore, la richiesta di intervento può essere presentata oltre che personalmente dall’interessato, da coloro che esercitano la potestà genitoriale o la tutela legale.
Tale norma è contenuta nel Testo unico della legge in materia di stupefacenti approvato con DPR 9 ottobre 1990 n.309; l’articolo 120 stabilisce infatti che il minore può chiedere personalmente accertamenti diagnostici, interventi terapeutici e riabilitativi; solo nel caso in cui il medico accerti l’incapacità dell’interessato di comprendere il significato dell’accertamento o del trattamento, nonché le possibili conseguenze, l’intervento richiede obbligatoriamente il consenso dei genitori.
Il minore dev’essere informato come dovere derivante dal rispetto della persona e soprattutto ascoltato e deve collaborare all’interno del processo decisionale per il trattamento terapeutico in modo tale da costruire un “sentire insieme” che sta alla base dell’alleanza terapeutica “medico-genitori-paziente minore” che poi è il senso profondo del consenso informato. Quest’ultimo sintetizza i principi costituzionali di libertà e autodeterminazione (artt. 13 e 32 della Costituzione) ed è finalizzato a una decisione condivisa per realizzare l’alleanza terapeutica, che rappresenta la forma ottimale di cura in ambito sanitario. È compito delicato del medico e dello psicologo capire se l’adolescente in questione sia in grado di fronteggiare un’adeguata informazione e di manifestare un’autentica volontà in quel determinato momento, tenendo in considerazione che la malattia comporta una sofferenza con una prevalenza psicologica che potrebbe interferire con la decisione della persona. Nel caso in cui ci sia un disaccordo tra la volontà del minore e/o del genitore e la proposta di trattamento terapeutico da parte del medico, è fondamentale che il medico si rivolga all’autorità giudiziaria. Questa situazione si verifica quando il trattamento risulta essere “necessario e indifferibile” per la salute del paziente.
In età adolescenziale, quando il pensiero diventa autonomo, si può ipotizzare l’età limite di 14 anni per prospettare un valido consenso informato. Tale consenso è un momento paradigmatico per definire la qualità della relazione paziente-medico: quel minore deve sentirsi compreso nel suo vissuto con tanto spazio per l’ascolto.44



43 https://www.politicheantidroga.gov.it/media/1224/010-l-685-del-22_12_1975.pdf
44 Tognoni A., Il consenso informato del minore. Aspetti generali e casi pratici., Quaderni Associazione Culturale Pediatri. 2013, pp. 84-87 https://acp.it/assets/media/Quaderni-acp-2013_202_84-87.pdf

Questo brano è tratto dalla tesi:

Le competenze e il ruolo dell'infermiere del Servizio Dipendenze Patologiche nell'assistenza agli adolescenti con dipendenza da sostanze stupefacenti.

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Informazioni tesi

  Autore: Barbara Magalotti
  Tipo: Tesi di Master
Master in Master in "Dipendenze patologiche: strategie d'intervento e prevenzione''
Anno: 2024
Docente/Relatore: Maria Nuovo
Istituito da: Università degli Studi Niccolò Cusano - Telematica Roma
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 44

FAQ

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