Geografia e paesaggio. La Sirena di Tomasi di Lampedusa.
La geografia umanistica
Il concetto di humanitas, che sta alla base della geografia umanistica, trova la sua ragione di essere assai indietro nel tempo, nella Roma del II secolo prima di Cristo. È nella capitale dell’impero, e qui entro la cerchia degli intellettuali riuniti attorno alla figura di Scipione Emiliano, in un contesto culturale di matrice latina ma influenzato dagli influssi ellenistici, che il concetto di humanitas si innesta su quelli greci di philantropìa (benevolenza nei confronti dei propri simili, quindi rispetto della dignità di ogni uomo, comprensione e tolleranza) e paidèia (educazione e formazione culturale, in particolare letteraria).
Nella moderna scienza geografica vengono valorizzate entrambe le accezioni: se la prima, inerente all’uomo e all’umanità come interesse primario, è oggetto della geografia "umana", ed è acquisizione già dell’Almagià, la seconda, legata agli studia humanitatis o alle humanae litterae, è oggetto della geografia "umanistica".
Parlare di geografia umanistica significa parlare del rapporto che intercorre tra la geografia tout court, sapere che è di duplice natura, disegno del mondo e logos che lo parla, e la letteratura, secondo un’accezione che è sinonimo di termini come "geografia letteraria" o "geoletteratura".
Entro questi parametri le possibilità combinatorie sono molteplici e differenti: alcuni geografi hanno ricercato il "fatto" geografico ed oggettivo nella "finzione" letteraria e soggettiva, altri hanno utilizzato la "finzione" per l’interesse estetico paesaggistico che la stessa determina, altri ancora hanno ricercato nei testi letterari descrizioni più vivide dei luoghi, alcuni hanno analizzato la letteratura odeporica.
Questo perché, come osserva Tuan,
la letteratura come le altre forme dell’arte, ha il potere di rendere vivide le immagini dei nostri sentimenti e delle nostre percezioni, che normalmente appaiono confuse. Una pagina di parole ben scelte può rendere nitido e cristallino un mondo che altrimenti si dissolverebbe per l’impossibilità di riuscire a metterlo a fuoco.
Al di là delle diverse prospettive di studio, quel che importa precisare è che è il tipo di approccio generale a differire rispetto a quello della geografia tradizionale.
L’approccio geoumanistico infatti, fuor di metafora, tende a riabilitare il ruolo e l’importanza della soggettività e dell’uomo in generale, a rivalutare l’importanza dell’intuizione cognitiva e dell’esperienza percettiva ed empirica e a conferire nuova dignità alle microgeografie, alle biografie territoriali, agli ordinary landscape che altrimenti rimarrebbero fuori di ogni osservazione critica: «È evidente che dove mancasse l’uomo che sa guardare e prendere coscienza di sé come presenza e come agente territoriale, non ci sarebbe paesaggio, ma solo natura, bruto spazio biotico […]». La geografia umanistica è anzitutto volontà di incorporare la vita quotidiana nella geografia; ma è anche il contrario: rappresenta infatti l’irruzione del mondo poetico, per sua stessa costituzione ontologica, non scientifico, nel mondo scientifico della geografia.
Ed ecco che, attraverso un’operazione del pensiero dalla genesi per certi versi magica e misteriosa, la siepe leopardiana, per esempio, è in grado di trasmetterci la crisi del rapporto uomo-natura e soggetto-oggetto, il senso della non coincidenza tra dato sensoriale oggettivo e reazione immaginativa. Attraverso la voce malinconia e struggente del poeta recanatese si dipana davanti ai nostri occhi una qualche fotografia ingiallita dalla patina opacizzante del tempo, ma non per questo meno vivida e significativa. [...]
Questo brano è tratto dalla tesi:
Geografia e paesaggio. La Sirena di Tomasi di Lampedusa.
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Informazioni tesi
Autore: | Antonina D'Alcamo |
Tipo: | Laurea II ciclo (magistrale o specialistica) |
Anno: | 2010-11 |
Università: | Università degli Studi di Palermo |
Facoltà: | Lettere e Filosofia |
Corso: | Filologia moderna |
Relatore: | Vincenzo Guarrasi |
Lingua: | Italiano |
Num. pagine: | 99 |
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