Dall'onnipotenza alla disillusione: l'importanza delle cure materne nello sviluppo primario dell'infante
La funzione alfa nel bambino
La capacità materna di fornire amore e comprensione, collegata alla sua capacità contenitiva, di cui abbiamo appena parlato, consente la strutturazione della funzione alfa nel bambino. La funzione alfa opera sulle impressioni sensoriali e le percezioni dell’esperienza emotiva per produrre gli elementi alfa, che si configurano come immagini del sogno, del pensiero della veglia, della memoria e di ogni struttura che si riferisce alla comprensione della realtà.
Tali elementi possono essere immagazzinati e utilizzati nella produzione dei pensieri, sia del sogno che della veglia. Inizialmente il bambino non ha la capacità di gestire il proprio vissuto sensoriale ed emotivo, pertanto ha bisogno di evacuarlo nella madre.
Tutto dipende dalla capacità di rêverie della stessa madre che dovrà trasformare le sensazioni e le emozioni in elementi alfa, per poi restituirli al bambino, che in questa nuova forma potrà utilizzarli: «l’operazione è analoga a quella svolta dalla funzione α. Il bambino dipende dalla madre nel suo svolgere la funzione α. In altre parole, la paura viene modificata e l’elemento β trasformato in un elemento α. In termini ancora meno astratti: all’elemento β è stato tolto l’eccesso di emozione che ha forzato lo sviluppo della componente restrittiva ed espulsiva; è stata perciò effettuata una trasformazione che mette in grado il bambino di riprendersi qualcosa che ora è adatto per essere usato come una definizione o una pre-concezione» (Bion, 1963, p. 38).
Il neonato dipende quindi dalla madre nel suo svolgere la funzione alfa. E’ grazie alla rêverie nel rapporto madre-bambino che la mente può svilupparsi, acquisendo elementi alfa idonei per il pensiero. Tutto ciò avviene prima in modo passivo, grazie al contenimento
materno, poi in modo attivo. Nel corso delle interazioni contenitore-contenuto, infatti, il bambino sviluppa la funzione alfa ed è in grado egli stesso di trasformare ed organizzare l’esperienza sensoriale.
Quando la funzione alfa non può operare, le impressioni sensoriali e le emozioni sperimentate non vengono trasformate e restano quindi inalterate, andando a costituire ciò che Bion definisce elementi beta. Tali elementi rappresentano ciò che Kant chiama noumeno, concetto in contrapposizione con quello di fenomeno, il cui corrispettivo nella teoria bioniana è rappresentato dagli elementi alfa: «mentre gli elementi alfa sono sentiti come fenomeni, gli elementi beta sono avvertiti come cose in sé» (Bion, 1962, p. 27)
Il noumeno è la cosa in sé, che può essere intuita ma non può essere né concepita né conosciuta. E’ una realtà assoluta della quale non abbiamo conoscenza empirica o sensibile, ma alla quale possiamo accedere solo attraverso l’intuizione. Sul versante opposto troviamo il fenomeno, termine che in greco significa «ciò che appare» e che nella teoria kantiana viene usato per descrive tutto ciò che si presenta alla nostra percezione e che può essere trasformato in rappresentazione.
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Dall'onnipotenza alla disillusione: l'importanza delle cure materne nello sviluppo primario dell'infante
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Informazioni tesi
Autore: | Maria Damiano |
Tipo: | Laurea I ciclo (triennale) |
Anno: | 2008-09 |
Università: | Università degli Studi di Napoli - Federico II |
Facoltà: | Lettere e Filosofia |
Corso: | Scienze psicologiche |
Relatore: | Barbara De Rosa |
Lingua: | Italiano |
Num. pagine: | 44 |
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