Tòfano scrittore

Tòfano non era un “figlio d’arte” ma un giovane proveniente dalla borghesia romana (il padre era un magistrato), laureato in lettere56 con una tesi assai insolita per quei tempi intitolata Del brillante nell’arte e diplomato alla scuola di recitazione dell’Accademia diSanta Cecilia. Forte di questo bagaglio culturale e teatrale venne scritturato lo stesso anno del diploma di recitazione (1909) dalla compagnia di Ermete Novelli; e fu lo stesso Novelli tre anni più tardi a raccomandare Tòfano a Virgilio Talli con una lettera di presentazione nella quale vi era scritto: “Ti raccomando un attore impagabile”.
E’ importante notare come il “modesto”59 insegnamento ricevuto in Accademia non contribuì se non in minima parte alla formazione attoriale di Tòfano, la quale fu difatti completata negli anni di gavetta con Novelli e, soprattutto, con Talli. Su questi anni si dovrà tornare in seguito, per adesso si veda il ricordo che lo stesso Tòfano propone di un suo vecchio maestro a Santa Cecilia, Luigi Biagi, “vecchio attore di scuola salviniana il cui credo artistico si riassumeva nella triplice formula: prestanza di figura, nobiltà di portamento, armoniosità del gesto. Recitare di tre quarti: vale a dire col corpo in diagonale sul palcoscenico, piantato sulle gambe piuttosto divaricate, un piede orientato verso l’interlocutore, di fronte, l’altro verso il pubblico, in modo che se l’attore si fosse messo a un tratto in moto, metà sarebbe andato a finire tra le quinte, metà in platea: busto eretto, leggermente inclinato indietro, spalle larghe, come si insegna alle reclute che imparano a stare sull’attenti, il braccio esterno abbandonato lungo il fianco, solo l’altro doveva gestire il movimento, lento e solenne. [...] Il gesto doveva essere essenzialmente descrittivo,essenzialmente rappresentativo, avere cioè una sua espressione e una sua funzione così precise e prestabilite che anche uno spettatore sordo, senza intendere le parole dell’attore, avrebbe potuto dal suo gestire indovinare lo stato d’animo.