La doppia appartenenza culturale negli immigrati di prima e seconda generazione

Dopo aver approfondito gli aspetti sociologici, è opportuno analizzare tutta quella serie di risvolti di ordine psicologico che il giovane immigrato di seconda generazione vive, sia dal punto di vista intrapsichico, sia quando si trova a doversi relazionare con la società ricevente. Come afferma Moro, infatti, è possibile parlare di vulnerabilità psicologica per i figli di immigrati, che è legata ad una vera e propria scissione tra mondo interno, cioè quello degli affetti e della cultura genitoriale, e mondo esterno connotato da nuove regole. Il primo problema che si pone per il giovane figlio di immigrati è, certamente, quello legato alla costruzione dell’identità. Se per qualsiasi adolescente questo processo si presenta assai complesso e articolato, per il giovane figlio di immigrati esso assume un alto livello di criticità, dovuta al fatto che la condizione di straniero che egli vive accresce notevolmente gli ostacoli nel percorso di acquisizione dell’identità. Come afferma Marazzi, «la questione identitaria troverebbe il giovane adolescente immigrato in una condizione di doppia fragilità: come immigrato è in questione un’appartenenza che poggia su una condizione giovanile ancora in formazione, come giovane è in questione una autonomia come individuo e soggetto di diritto che la condizione di immigrato rende problematica». La migrazione, infatti, comporta un lungo processo di ricostruzionedella propria identità in uno spazio e in un tempo “altro” rispetto a quelli di origine, sia che l’individuo l’abbia vissuta in prima persona, sia che egli la esperisca solamente in senso simbolico.