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Le terme come risorsa sociale per la valorizzazione del territorio in Trentino e in Emilia-Romagna

La fitobalneoterapia: da pratica empirica a terapia termale

“Il ‘bagno di fieno’, in tedesco ‘Heubad’, è una antichissima pratica terapeutica trentina e sudtirolese le cui origini si perdono nel tempo” (BERGNA 1983 : 11); essa prese spunto da antiche usanze degli Indios per la cura dei mali reumatici (O.P.T. 2006b : 30). Attualmente ne viene riconosciuta pienamente l’efficacia, ma come tutte le terapie anche questa ha avuto una fase iniziale puramente empirica. La storia ci racconta infatti dei contadini di particolari zone delle Dolomiti che la sera, spossati dal duro lavoro, si coricavano su dei giacigli di fieno di fresco taglio, svegliandosi al mattino perfettamente riposati e ritemprati.
A inizio ‘800 il “bagno terapeutico” cominciò ad essere praticato da persone non della zona e la fama di questa terapia si diffuse in poco tempo nelle regioni più a nord, finché intorno al 1880 ci fu l’evoluzione “da pura pratica popolare a terapia termale” (BERGNA 1983 : 14). Inizialmente la pratica si sviluppò presso le case dei contadini raccoglitori e poi presso gli albergatori, in seguito vennero costruite apposite strutture termali. Fu nei primi anni del Novecento che il dottor Joseph Clara indagò con spirito critico e scientifico la fienoterapia e i suoi studi approfonditi permisero la nascita della prima e per molti anni unica “Stazione termale di fienofitotermoterapia” dell’intera Regione, nella località di Fié allo Sciliar, sull’Alpe di Siusi, in Provincia di Bolzano; ad essa seguirono lo stabilimento di Sopramonte, aperto nel 1899, di Vigolo Baselga, nel 1920 e di Garniga, nel 1936. Uno studio più recente condotto con gli attuali criteri scientifici ha permesso di dimostrarne l’efficacia e la tolleranza: la ricerca è stata condotta all’inizio degli anni Novanta presso le Terme di Garniga da un team di medici, botanici ed agronomi. Grazie al lavoro svolto in collaborazione con la Cattedra di reumatologia dell’Università di Verona è stato possibile dimostrare la validità terapeutica di questi trattamenti “in chi accusa osteoartrosi, forme degenerative da traumatismi, reumatismi fibromiositici come borsiti o tendinite, neuropatie da compressione (tunnel carpale), artropatie gottose croniche o dolori cronici del rachide. L’importante è che le malattie non siano in fase acuta e che il paziente sia in buone condizioni di salute e non presenti cardiopatie, patologie renali o epatopatie” (SPARVOLI 2003 : 12). Altri studi medico-scientifici hanno portato un ulteriore conferma a questi risultati.
In Trentino le zone interessate erano e sono tuttora la Valle di Fiemme e l’Altopiano delle Viote sul Monte Bondone, poiché soltanto alle erbe di queste località di montagna sono attribuite la forza e le virtù medicamentose atte a guarire dalle malattie (BERGNA 1983 : 15). Il fieno di queste località contiene delle specifiche erbe medicinali come l’arnica montana, la genziana, l’hypericum, il timo e l’achillea millefoglie i cui principi attivi esercitano un azione “revulsiva, diaforetica e analgesica” (BERGNA 1983 : 58). Affinché mantenga la propria efficacia, la falciatura a mano dell’erba deve avvenire nelle ore serali o all’alba, quando è ancora ricoperta di rugiada, quindi prima del sorgere del sole che ne ostacolerebbe la fermentazione. L’erba viene falciata a circa 1500 metri d’altitudine e portata all’interno dello stabilimento termale dove riposa per circa un giorno. Viene poi messa nelle vasche dove fermenta raggiungendo una temperatura di 55°-65°. Al termine di questo procedimento il paziente può immergersi nella vasche.
Il bagno nell’erba consiste nell’immersione completa dell’intero corpo nudo, esclusa la testa, nel letto di fieno fresco. I fattori che garantiscono l’azione terapeutica sono: il calore umido uniforme, la sudorazione profusa e generalizzata e il forte ricambio (BERGNA 1983 : 25), effetti che non ne permettono l’effettuazione a particolare categorie di malati. Le immersioni possono avvenire solo nel momento in cui il medico attesta al paziente l’idoneità dopo una visita preliminare e in base alle sue condizioni cliniche stabilisce la durata ottimale del bagno che va dai dieci ai venti minuti. Dopo il bagno il paziente viene avvolto in una coperta di lana e rimane sdraiato su un letto per quaranta o cinquanta minuti. La reazione post-bagno è caratterizzata da una sudorazione profusa e gli effetti benefici si protraggono per tre o quattro ore smorzandosi gradualmente. In questa fase il paziente è invitato a reintegrare i liquidi persi con il consumo di bevande. Un ciclo di fitobalneoterapia consiste in un’immersione quotidiana e varia dagli otto ai dodici bagni. Ad ogni paziente viene mantenuto lo stesso posto vasca esclusivo cui giornalmente viene aggiunta l’erba fresca. Il vantaggio dei bagni di fieno rispetto ad alcuni trattamenti termali è che questi ultimi possono causare una crisi tra il quinto e il settimo giorno di trattamenti a causa di un esacerbazione delle sofferenze per le quali ci si è sottoposti alla cura, mentre questo problema è completamente assente nella fienoterapia. La stagione dei bagni di fieno va da fine luglio a fine settembre.
A livello legislativo l’art. 6 della Legge Provinciale n. 21 del 20 giugno 1983, “Interventi per lo sviluppo delle attività idrotermali”, stabiliva che i criteri e le modalità per il riconoscimento della validità terapeutica fossero fissati in un apposito regolamento. L’art. 10 della stessa legge diceva che “le attività dirette alla cura e alla riabilitazione dell’individuo attraverso l’impiego delle risorse fitobalneoterapiche […] sono equiparate a quelle idrotermali e possono accedere alle agevolazioni previste”. Il regolamento di attuazione è stato emanato con decreto del Presidente della Giunta Provinciale n. 3-54/Leg. del 1 febbraio 2001 recante “Criteri e modalità per il riconoscimento della validità terapeutica della fitobalneoterapia”. In esso, all’art. 2, si stabilisce che la Provincia autorizza la sperimentazione condotta tramite protocolli prestabiliti che ne determinano “le procedure, la durata e le certificazioni necessarie per la regolarità della sperimentazione ai fini valutativi”. L’art. 3 delibera che nella sezione dedicata “alla composizione di erbe valide ed efficaci nella fitobalneoterapia contiene le composizioni di specie fitologiche, la loro efficacia terapeutica con riferimento a specifiche patologie e luoghi di raccolta.” Con l’art. 4 si sancisce la creazione della “Commissione tecnico-scientifica per la fitobalneoterapia”. Per tutte le strutture riconosciute la Giunta è inoltre tenuta ad effettuare interventi urgenti per la conservazione delle loro caratteristiche.
Con questo regolamento i bagni di fieno vengono quindi ufficialmente equiparati alle cure con le acque termali.

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Le terme come risorsa sociale per la valorizzazione del territorio in Trentino e in Emilia-Romagna

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Informazioni tesi

  Autore: Sara Dapor
  Tipo: Laurea II ciclo (magistrale o specialistica)
  Anno: 2008-09
  Università: Università degli Studi di Modena e Reggio Emilia
  Facoltà: Lettere e Filosofia
  Corso: Progettazione e gestione di eventi culturali
  Relatore: Elena Corradini
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 246

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