I restauri del complesso abbaziale di Bominaco tra il 1930 e il 1960. Il lavoro di Antonio De Dominicis
La figura di Antonio De Dominicis
Nel periodo storico in cui opera De Dominicis il dibattito sulla "modalità" corretta di intervenire su un monumento storico-artistico era già in atto: nella regione, da una trentina d'anni, e fuori da più di mezzo secolo. L'attività di ricerca e di studi, che svolse la prima generazione di storici dell'arte medievale della regione, tra la fine dell'Ottocento e l'inizio del nuovo secolo, come Toesca, Gavini e Piccirilli, aveva contribuito in larga misura ad una presa di coscienza degli abruzzesi del proprio patrimonio artistico. Notevole, in questo senso, anche e soprattutto, il ruolo svolto dalle varie riviste di settore sorte in quegli anni, come "Note d'Arte Abruzzese" e "Rivista Abruzzese, fondate da Balzano o anche la "Rassegna Abruzzese di Storia ed Arte" fondata da Pansa e Piccirilli . Si assistette, in questo periodo, ad un impegno diffuso, tra gli intellettuali, per far dichiarare "nazionale" questo o quel monumento e di conseguenza assicurarlo ad una manutenzione adeguata. In Abruzzo, in realtà, i monumenti irrimediabilmente compromessi erano ben pochi, ma d'altro canto quasi tutti reclamavano interventi immediati, di varia natura, che contenessero situazioni, alle volte, molto precarie , come vedremo nel caso di Bominaco. Bisogna ricordare, poi, che il 13 Gennaio del 1915 la regione venne squassata dal terremoto della Marsica, a seguito del quale vennero stilate non poche relazioni sullo stato dei monumenti, che ci consentono oggi di avere un quadro completo del patrimonio artistico ai primi del Novecento. Anche se si può affermare che la storia del restauro in Abruzzo inizia alla fine dell'Ottocento, con le prime polemiche a proposito di S. Clemente a Casauria che coinvolsero Calore, è dopo il terremoto che si apre il dibattito sul metodo. Calore nei suoi scritti, pubblicati sia sulla stampa locale sia ufficiale, oltre alle questioni storico-artistiche, trattava anche gli aspetti tecnici del lavoro di recupero, come le modalità da seguire nel restauro o la scelta del materiale. Vi è, nei suoi scritti, ancora, un malcelato residuo delle teorie che miravano alla restituzione del monumento com'era o come avrebbe dovuto essere; ma è anche vero che non si lasciò prendere del tutto la mano dal concetto di ricostruzione in stile, come possiamo leggere in una lettera aperta indirizzata all'allora ministro dei beni artistici "…i monumenti antichi di norma generale non si ricostruiscono; essi invece debbono essere ben mantenuti e ogni briciola che si sgretola e cade deve essere fedelmente conservata e rimessa nel posto, robustandola…". Il problema viene affrontato da Savini, che dopo il discusso restauro del Duomo di Teramo del 1924, condusse una battaglia che mirava alla conservazione dell'antico con l'eccezione di qualche sicuro rifacimento, e anche da Piccirilli in modo più sistematico, " Il restauro dei monumenti antichi oggi è diventato un problema difficilissimo. Non è il caso di fare qui un'analisi minuta delle diverse scuole; ma riteniamo che assicurare la conservazione, mantenere il vecchio aspetto artistico e rispettare lo stile e le condizioni storiche, siano le norme essenziali per preservare un'opera d'arte…". Anche nel concetto di stratificazione, che troverà posto solo in seguito nelle norme governative, il Piccirilli è molto chiaro, "La storia dell'arte va considerata non nel fissare un momento solo della manifestazione artistica di un periodo artistico: ma nella successione di molti momenti, i quali messi in confronto formano una pagina nella quale si può leggere tutto lo svolgimento della civiltà e nel risorgimento e nella decadenza, attraverso i secoli". De Dominicis si è formato ed è cresciuto professionalmente in questa temperie culturale e se ne trova riscontro nel merito di aver sempre operato, in qualsiasi tipo di intervento, solo dopo un approfondito e scrupoloso studio del monumento e della sua storia. Bisogna ammettere però che rimase altrettanto influenzato dalla tendenza, che si fece predominante nelle sovrintendenze abruzzesi, e non solo, tra la fine dell'Ottocento e gli anni sessanta del Novecento, del recupero della stagione romanica a discapito del patrimonio artistico sei-settecentesco, a volte demolito senza scrupolo.
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Informazioni tesi
Autore: | Paola Aloisio |
Tipo: | Tesi di Laurea Magistrale |
Anno: | 2011-12 |
Università: | Università degli Studi Ca' Foscari di Venezia |
Facoltà: | Lettere e Filosofia |
Corso: | Storia delle Arti e Conservazione dei Beni Artistici |
Relatore: | Xavier Barral I Altet |
Lingua: | Italiano |
Num. pagine: | 183 |
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