L'Iran dallo Scià alla Rivoluzione (1921-1979)

All’interno del dibattito e delle proteste che si scatenarono in conseguenza del programma di riforme approvato nel gennaio del 1963 con un referendum popolare emerse con forza la figura dell’ayatollah Ruhollah Khomeini, che guidò in quegli anni le rimostranze del clero islamico contro alcuni provvedimenti della “rivoluzione bianca”.

L’ayatollah divenne una celebrità tra gli oppositori dello Scià quando il 3 giugno 1963, in occasione delle celebrazioni per il martirio dell’Imam Hussein, tenne un infuocato sermone contro la monarchia a Qum, accusando direttamente il sovrano di essere un uomo miserabile al soldo degli Stati Uniti e di Israele e di andare contro all’Islam con le sue sconsiderate azioni.

Mai un religioso si era permesso in pubblico, durante una celebrazione così importante, di attaccare in modo così diretto ed esplicito lo Scià. Questa azione costò però cara a Khomeini, il quale venne arrestato un paio di giorni dopo e portato in carcere a Teheran. Ruhollah Khomeini era nato nel settembre del 1902 a Khomein, una piccola città situata tra Ishafan e Arak e non lontana da Qum.

I suoi genitori erano entrambi benestanti, visto che provenivano entrambi da famiglie di religiosi proprietari terrieri. Dopo aver ricevuto l’educazione primaria nella sua città natale, nel 1920 Khomeini si trasferì ad Arak per studiare teologia, divenendo il discepolo del famoso Abdul-Karim Ha’eri, un marja’-e taqlid. Nel 1927 i due, insieme agli altri studenti, si spostarono a Qum, che in quegli anni divenne il principale centro scolastico iraniano, sia per la presenza di Ha’eri, sia per il fatto che Reza Shah avesse patrocinato personalmente la prestigiosa madrasa di Fayzieh con l’intento di dissuadere gli scolari ad entrare in politica.

Nel corso degli anni ’20 il giovane Khomeini entrò in contatto anche con altri importanti autorità religiose di Qum, come Mirza Mohammad Ali, Hajji Sayyid Mohammad Taqi Khonsari, Sayyid Ali Yasabi Kashani e Mirza Mohammad Ali Shahabadi. A partire dalla fine di questa decade Khomeini cominciò a pubblicare le sue prime opere religiose riguardanti gli hadith220 e l’etica islamica.

Nel 1929 il futuro antagonista di Muhammad Reza Shah si sposò con la figlia di un ricco ayatollah di Teheran, Mirza Mohammad Saqafi, dalla quale ebbe sette figli. Nel 1937 morì Ha’eri, il mentore di Khomeini e quest’ultimo, avendo ormai completato gli studi, divenne un rispettato mujtahid. Da questo momento Khomeini cominciò ad avvicinarsi ad uno dei più potenti religiosi di tutto l’Iran, l’ayatollah Burujerdi, il quale godeva di buoni rapporti con la Corona, ma si asteneva dal pronunciarsi nelle questioni politiche iraniane.

A metà degli anni ‘40 Burujerdi divenne il supremo marja’-e taqlid. Il rapporto tra quest’ultimo e Khomeini era molto forte e si rinsaldò quando una delle figlie di Khomeini sposò un membro della famiglia di Burujerdi. Quel che più conta è che, seguendo l’esempio del suo nuovo mentore, Khomeini decise di tenersi fuori dalla politica, concentrandosi soltanto sull’insegnamento alla scuola religiosa di Qum.

In ogni caso, nel 1944, Khomeini pubblicò un libro nel quale criticava fortemente tutti coloro che cercavano di delegittimare il ruolo del clero nella società iraniana e tra questi compariva anche il nome di Reza Shah. All’interno dell’opera, dal titolo “I segreti svelati”223, si possono rintracciare i primi segnali dell’idea di una Repubblica Islamica. Vengono criticate sia l’assemblea costituente del 1925, che era stata costretta con le armi a insediare Reza Shah sul Trono del Pavone, sia lo stesso majlès, considerato solo un mezzo per imporre leggi di stampo europeo.

Compare la tesi per cui solo un sovrano eletto dai mujtahid, che sono a conoscenza della volontà divina ed esercitano la giustizia senza essere influenzati dalle pressioni esterne, può governare in modo giusto l’Iran. Viene quindi paventata per la prima volta in alcuni passaggi del testo la possibile soppressione della monarchia, visto che “un governo della legge islamica, controllato da giuristi religiosi è superiore a tutti gli iniqui governi presenti nel resto del mondo.”

In altri punti del libro, tuttavia, Khomeini pare disposto ad accettare una monarchia sottoposta ad alcune limitazioni. Dopo questa fiammata di polemica politica, Khomeini restò in disparte per molti anni, anche durante il turbolento periodo della leadership di Mossadeq, dove invece una parte del clero, guidata dall’ayatollah Kashani, giocò un ruolo attivo negli eventi.