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La procedura esecutiva personale sul debitore insolvente

La figura dell’"addictus"

I Romani, al pari di altri popoli antichi, alla stregua degli Ebrei, degli Egizi, dei Greci, erano severissimi nei confronti dei debitori insolvibili; secondo le XII Tavole infatti, trascorsi invano i triginta dies iusti, dopo la iudicatio, il creditore poteva trascinare in iure il debitore insolvente, dando luogo alla legis actio per manus iniectionem .
Se il debitore non pagava né prestava garanzia, il magistrato pronunciava l’addictio dell’obligatus all’attore: in altre parole autorizzava il creditore a tradurlo nel suo carcere privato (ductio) e a tenerlo incatenato con l’obbligo di nutrirlo, assieme al diritto di condurlo a tre mercati consecutivi (trinus nundinis continuis) in cerca di chi lo riscattasse; qualora ciò non fosse accaduto, egli avrebbe potuto metterlo a morte o venderlo come schiavo trans Tiberim .
Con il termine “addictus” (schiavo per debiti) si indicava quindi il debitore insolvente caduto in mano al proprio creditore insoddisfatto, ad esito del vittorioso esperimento di un'apposita azione giudiziale (legis actio per manus iniectionem): il creditore aveva facoltà di tenere il debitore in catene (il cui peso era indicato nelle XII Tavole, assieme alla quantità di cibo che doveva essere somministrata allo stesso) nel suo carcere privato, di venderlo come schiavo trans Tiberim, o addirittura anche di ucciderlo.
La sussistenza nell'antico ordinamento giuridico romano di un simile istituto dimostra come la natura del vincolo obbligatorio fosse personale e non patrimoniale (al contrario di come lo stesso si connota in tutti i sistemi legislativi contemporanei); in particolare, il creditore insoddisfatto vincitore della lite aveva facoltà, trascorsi trenta giorni dalla pronuncia della sentenza senza che l'obbligazione fosse stata adempiuta, di chiedere al magistrato che avesse appunto accolto le proprie ragioni, l'assegnazione del debitore insolvente. Tale condizione scomparve in epoca classica per il prevalere dell'esecuzione patrimoniale introdotta dal pretore (soprattutto per il mutare dell’economia romana che, indirizzandosi verso il commercio, risultava avere meno bisogno della “forza lavoro” costituita dagli addicti).
È importante segnalare come l’addictus conservasse patrimonio, cittadinanza e libertà: trova così spiegazione l'anomala condizione dell'addictus (o ductus) che, pur essendo come il venditus insolvente, non sarebbe stato afflitto dall'infamia: nello stesso momento storico infatti, l'avvenuta sottoposizione ad un altro soggetto a cagione della propria incapacità a soddisfare i debiti, nel caso dell’addictus non implicava conseguenze sulla personalità giuridica, mentre per quanto riguarda il venditus, l'espropriazione dei bona comportava gravi conseguenze sulla sua condizione.

Questo brano è tratto dalla tesi:

La procedura esecutiva personale sul debitore insolvente

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Informazioni tesi

  Autore: Andrea Neri
  Tipo: Laurea I ciclo (triennale)
  Anno: 2008-09
  Università: Università degli Studi di Pisa
  Facoltà: Giurisprudenza
  Corso: Scienze giuridiche
  Relatore: Virginio Angelini
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 66

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Parole chiave

xii tavole
diritto romano
schiavitù
nexum
debitore insolvente
addictus
procedura esecutiva personale

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