Le figure femminili del Decameron
La famiglia
Nel proseguire il racconto delle figure femminili che hanno vita nel Decameron, non è possibile prescindere dalla valutazione circa il ruolo sociale che di novella in novella esse rivestono.
«Mentre l’identità sociale maschile è stata definita soprattutto in relazione al mestiere, quella femminile dipende essenzialmente dallo stato civile (sposata, nubile, vedova) e dalla posizione occupata all’interno della famiglia (figlia, moglie, madre, sorella)».
È utile ed interessante vedere come le donne create da Boccaccio si muovano ed agiscano all’interno di quel reticolato sociale e culturale che è la famiglia, esprimendo sé stesse, portando avanti sogni e ideali, sentimenti ed occupazioni, ovvero rimanendo imbrigliate in tali maglie vischiose, reagendo con dirompente carica trasgressiva, o con passiva dolcezza, attraverso astuzie o ingenuità.
Secondo Georges Duby «non c’è quasi aspetto della civiltà medievale che non possa in qualche modo essere chiarito dalla conoscenza delle strutture di parentela». Thomas Kuehn spiega: «In età tardo medievale e proto-moderna l’equiparazione giuridica delle donne agli uomini non viene in questione. Le differenze legali fra uomini e donne furono elaborate dai legislatori civici e giuristi, i quali incorporarono il lessico della debolezza femminile nelle loro disquisizioni accademiche. Dell’uguaglianza le leggi e i legislatori del passato non si davano molta cura. Non era il dispiegamento dell’individuo come entità intera ed irripetibile, ma la riproduzione di unità familiari e di reticolati parentali a ispirare le leggi che regolavano i poteri parentali, il matrimonio, l’eredità, la proprietà, e così via. La persona, come portatrice di diritti e di obblighi, e come soggetto consapevole di essi, era concepita in quel contesto».
Ancora Carla Casagrande ribadisce che: «Le donne non possono dunque custodirsi da sole; l’infirmitas della loro condizione che le rende deboli e prive di ogni fermezza, esige che accanto alla verecondia intervengano altre custodie… Gli uomini – padri, mariti, fratelli, predicatori, direttori spirituali – condividono con Dio e gli ordinamenti giuridici il difficile compito di custodire le donne… I commentatori del testo sacro, che a volte sono gli stessi che leggono e commentano i testi aristotelici, di fronte a un passo di San Paolo…, riconoscono la sottomissione della donna all’uomo come uno dei momenti della scansione gerarchica che regola i rapporti tra Dio, il Cristo e l’umanità; e inoltre trovano l’origine e il fondamento divini di quella sottomissione nella scena primaria della creazione di Adamo ed Eva».
Si capisce dunque che tanto le motivazioni naturali e biologiche, quanto le giustificazioni etiche, giuridiche e divine danno origine alla scandita classificazione delle donne in: figlie, sorelle, mogli, madri, vedove (di uomini).
Questo brano è tratto dalla tesi:
Le figure femminili del Decameron
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Informazioni tesi
Autore: | Giulia Proietti |
Tipo: | Laurea II ciclo (magistrale o specialistica) |
Anno: | 2008-09 |
Università: | Università degli Studi di Roma Tor Vergata |
Facoltà: | Lettere e Filosofia |
Corso: | Lingua e cultura italiana |
Relatore: | Andrea Gareffi |
Lingua: | Italiano |
Num. pagine: | 192 |
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