Donne immigranti in Italia
La famiglia in Marocco
La popolazione marocchina è costituita prevalentemente da Berberi e Arabi. I Marocchini di origine araba vivono generalmente nelle grandi città, sull'altopiano centrale e nel Sahara; quelli di origine berbera (i due terzi della popolazione) sono stanziati soprattutto nelle zone montuose. Sia per i Berberi che per gli Arabi il nucleo familiare costituisce da sempre la cellula fondamentale della società15. Essa è considerata il valore più grande perché è attraverso di essa che vengono costruiti e trasmessi tutti i valori. La struttura familiare è tradizionalmente patriarcale, anche se oggi la società marocchina presenta situazioni molto diverse tra loro e la differenza è soprattutto tra la città e le zone rurali. Nella città l’urbanizzazione, l’industrializzazione e la scolarizzazione hanno trasformato la famiglia marocchina tradizionale e di tipo patriarcale in una famiglia di tipo nucleare (composta da due generazioni: genitori e figli non sposati) in cui il numero dei figli è minore rispetto alle famiglie tradizionali che vivono nei centri rurali. Nelle famiglie nucleari marocchine il ruolo dei padri è meno prevaricante rispetto a quello nelle famiglie patriarcali. I poteri e le responsabilità vengono suddivisi tra marito e moglie. Permane però la supremazia della volontà maschile su quella femminile, che è ammessa anche dalla stessa religione che infatti afferma che la donna deve seguire la volontà del marito o del padre e, in ogni caso, deve chiedere l'autorizzazione per fare qualsiasi cosa.
Per quanto riguarda il ruolo della donna marocchina nella famiglia nucleare continua a essere innanzitutto legato al suo essere moglie e madre. La donna quindi continua ad occuparsi della gestione della casa e dell’educazione dei figli, ma ha però la possibilità di svolgere attività lavorative extradomestiche. Infatti, grazie all’istruzione e ai movimenti femministi, nelle città negli ultimi anni sono sempre più numerose le donne che vengono inserite in ambienti lavorativi moderni e che possono occupare cariche politiche e pubbliche che un tempo sono state loro precluse, al pari degli uomini. Le donne risaltano soprattutto nei dipartimenti dell’Educazione Nazionale e nella Sanità, diverse infatti sono le donne medico che si occupano di curare le donne che vivono nei centri rurali a cui non è permesso farsi assistere da medici uomini. Per le donne poter lavorare significa prima di tutto libertà, emancipazione e indipendenza economica ma anche opportunità. Le donne che lavorano, soprattutto quelle che provengono da famiglie borghesi, che hanno un alto livello di istruzione e una cultura meno tradizionalista, hanno l’opportunità infatti di uscire con i colleghi, di vestirsi all’occidentale, di frequentare bar, andare al cinema e uscire più liberamente. Non tutte le famiglie però accettano che la madre, la figlia o la sorella intraprendano una carriera lavorativa, proprio perché non accettano che la donna possa emanciparsi, hanno paura di non riuscire più ad averne il controllo. Molte di queste famiglie infatti considerano le donne che vogliono lavorare come elementi fuorviati e destabilizzanti rispetto a quello che è considerato il giusto ordine sociale islamico. Tant’è vero che la maggior parte delle donne marocchine quando vengono date in sposa, per poter continuare a lavorare devono chiedere il permesso al marito e prima del matrimonio devono inserire all’interno del contratto matrimoniale delle clausole in cui viene espressa la volontà di continuare a svolgere il proprio impiego anche dopo il matrimonio.
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Donne immigranti in Italia
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Informazioni tesi
Autore: | Francesca Molino |
Tipo: | Laurea I ciclo (triennale) |
Anno: | 2011-12 |
Università: | Università degli Studi di Torino |
Facoltà: | Scienze Politiche |
Corso: | Scienze del servizio sociale |
Relatore: | Anna Bono |
Lingua: | Italiano |
Num. pagine: | 56 |
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