La madrina dello schermo magico: Alice Guy e il cinema delle origini
La Fée aux choux: un minuto di magia
Tradizione vuole che, nel secolo scorso, le giovani contadine dell'Europa centrale piantino i cavoli con un punteruolo di legno e siano chiamate levatrici per il fatto che la raccolta dell'ortaggio sia simile al taglio del cordone ombelicale. Analogo alla gestazione del bambino è anche il periodo che intercorre tra la semina e il raccolto: esattamente nove mesi, da marzo a novembre.
Questa leggenda è legata alla figura di Alice Guy e all'inizio della sua carriera. La cineasta decide, infatti, che il primo progetto al quale dedicarsi riguardi proprio il tema della nascita. Si possono fare molteplici considerazioni a riguardo, prima fra tutte il fatto che Mademoiselle Guy sia la madre artistica del cinema di finzione, o che la nuova vita che vede la luce possa essere il cinema stesso, cullato, anche se con mani ancora poco esperte, dalla sua legittima genitrice.
La storia de La Fée aux choux, veduta girata da Alice Guy per la società Gaumont, è molto semplice e diretta e presenta i caratteri tipici della favola fantastica.
All'interno di un piccolo giardino ben decorato e recintato, fa la sua apparizione un'aggraziata fatina che introduce se stessa con un leggero movimento delle braccia. Dopo aver fatto qualche passo in avanti, si china verso uno dei cavoli che compongono il giardino e ne estrae un bimbo. Dopo averlo posato dolcemente a terra verso il pubblico, avanza ancora dall'altro lato del gruppo di ortaggi e fa comparire un'altra creatura. Rialzandosi, fa ondeggiare le braccia spalancate e, questa volta, ancheggia lievemente procedendo all'indietro. Un ultimo bambino compare parzialmente dietro una foglia, ma non viene posato vicino agli altri due in quanto non ancora "maturo" (si nota chiaramente essere una bambola). La protagonista ripete successivamente il movimento delle braccia e con un gesto di congedo simile a quello di una ballerina classica si mette in posa: la sua magia è conclusa.
Alle origini di questo progetto si trovano Monsieur Gaumont e la sua giovane segretaria. Il primo, uomo di scienza, è un tecnico interessato a realizzare nuovi apparecchi di ripresa e proiezione. La seconda, invece, appena ventitreenne, ritiene che oltre tutto ciò si possa pensare la produzione della società anche sotto un aspetto più ludico, d'intrattenimento. Proposta l'idea di cimentarsi in un progetto di tipo narrativo, ben presto si ritrova vicino ruelle des Sonneries in uno dei padiglioni delle proprietà Gaumont risistemato come appartamento su ordine di Léon Gaumont stesso. Egli infatti, non vuole che Alice Guy perda tempo negli spostamenti necessari per recarsi da rue Saint-Roch (dove continua con il suo ruolo di segretaria) fino a Buttes Chaumont (sede dei laboratori Gaumont). Poco lontano dalla sua nuova casa, sempre all'interno della Cité Elgé, le è permesso utilizzare quella che la stessa Guy chiama une terrasse désaffectée au sol bitumé.
Questo spazio è privo di un degno sfondo in quanto la zona antistante è abbandonata e ha una vetrata che dovrebbe fungere da copertura, ma che risulta alquanto instabile. Ciò che preoccupa di più è, però, il pavimento il quale, essendo asfaltato, rende impossibile il fissaggio delle scenografie.
Tutto ciò non compromette comunque l'entusiasmo e la determinazione dell'intraprendente ragazza che subito ingaggia un signore del quartiere, un pittore di ventagli per la precisione, per dipingere il fondale della sua scenetta.
Successivamente, dei carpentieri creano le file di cavoli per comporre il giardino e, per quanto riguarda i costumi, Alice Guy ricorda nelle sue Memorie che fossero noleggiati qua e là a porte Saint-Martin.
Essendo un esperimento, non vanta un cast di professionisti: attori, aiutanti e tecnici sono per lo più amici, come l'operatore Anatole Thiberville, fedele assistente della cineasta per tutto il tempo della sua produzione francese, o la protagonista Yvonne Mugnier-Serrand che sarà poi segretaria di Alice Guy e moglie di Etienne Arnaud, a sua volta uno dei collaboratori. [...]
Questo brano è tratto dalla tesi:
La madrina dello schermo magico: Alice Guy e il cinema delle origini
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Informazioni tesi
Autore: | Anna Mantiero |
Tipo: | Laurea I ciclo (triennale) |
Anno: | 2015-16 |
Università: | Università degli Studi di Padova |
Facoltà: | Beni culturali |
Corso: | Dams - Discipline delle Arti, della Musica e dello Spettacolo |
Relatore: | Alessandro Faccioli |
Lingua: | Italiano |
Num. pagine: | 78 |
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