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Paulo Freire tra educazione e formazione

La disumanizzazione dell’educazione

Le questioni sull'essenza dell'essere umano e sul suo ruolo nell'universo emergono quando iniziamo a considerare l'educazione. Quando esploriamo tali domande, in sostanza, stiamo aprendo il varco alle ricerche sull'umanità come abbiamo discusso. In definitiva, le nostre preoccupazioni e le risposte che troviamo orienteranno l'educazione verso un orientamento di natura umanistica o verso direzioni diverse. Non esiste un approccio educativo che sia privo di prospettive, poiché ogni teoria pedagogica, con i suoi scopi e metodi, è inevitabilmente influenzata da una visione dell'essere umano e del mondo. In questo contesto, l'educazione non può essere considerata come un'entità neutra. Per coloro che considerano l'essere umano come il risultato di un adattamento al mondo (inteso sia come ambiente naturale che come realtà storica e culturale), la loro pratica educativa, i loro approcci e obiettivi rifletteranno questa concezione. Al contrario, per coloro che vedono l'essere umano come il prodotto della trasformazione del mondo, la loro pratica educativa assumerà una direzione differente.
Se guardiamo all'essere umano come a una "cosa", la nostra strategia educativa assumerà una connotazione meccanicistica, portando a un sempre maggiore processo di addomesticamento dell'individuo. Tuttavia, se ci avviciniamo alla prospettiva dell'essere umano come individuo, la nostra azione educativa si muoverà verso la liberazione. Partendo da queste premesse, Freire nel suo saggio "Le virtù dell'educatore" parte dal presupposto fondamentale che l'essere umano esiste all'interno del mondo e in relazione ad esso.167
Effettivamente, tra gli esseri incompleti, solo l'uomo emerge, vivendo in un proprio tempo, un periodo di attività in cui è capace di stupirsi di fronte al mondo. Egli possiede la capacità di dare concretezza al mondo, di includere un "non-io" che costituisce parte integrante del suo io e, a sua volta, costruisce la realtà della sua coscienza.
La capacità di meravigliarsi di fronte al mondo non solo implica che egli è in esso, ma anche che è con esso. Essere parte del mondo significa essere aperti a un'esistenza con il mondo, comprendendolo e interagendo con esso. Questo comporta agire in sintonia con le sue finalità per provocarne la trasformazione. La questione non è solo rispondere agli stimoli, ma abbracciare le sfide. L'uomo risponde alle sfide che il mondo gli pone, cercando di modificarlo gradualmente, permeandolo del suo "spirito".168 Questo va oltre la mera attività e coinvolge attività che uniscono azione e riflessione in un'unità indissolubile. L'uomo si stupisce del mondo e quindi lo rende oggettivo; comprende la realtà e, attraverso l'azione riflessiva, la trasforma. L'uomo è fondamentalmente un essere d'azione. Inoltre, l'uomo non può essere semplicemente uno spettatore passivo della realtà, né un semplice risultato dell'azione di altri che lo trasformano in un oggetto inanimato. La sua natura ontologica, la sua ragion d'essere, consiste nell'essere un soggetto attivo che agisce e cambia il mondo. Se invece le circostanze concrete lo riducono a un oggetto passivo, l'uomo verrà sacrificato nella sua essenza fondamentale. Tuttavia, dato che ogni situazione ha il suo opposto, le stesse condizioni che possono trasformare gli uomini in oggetti possono anche generare individui che si riscattano come soggetti.
Certamente, se ci focalizziamo sulla questione dell'umanizzazione, ovvero il raggiungimento di un livello superiore dell'essere umano, un obiettivo fondamentale della sua ricerca costante, dobbiamo riconoscere anche l'esistenza del suo opposto: la disumanizzazione, cioè il declino dell'essere umano verso uno stato inferiore. Entrambe, sia l'umanizzazione che la disumanizzazione, sono possibilità intrinseche alla natura umana, che è incompleta e consapevole di tale incompletezza. Tuttavia, soltanto la prima, l'umanizzazione, rappresenta la sua vera vocazione. La seconda, al contrario, rappresenta una distorsione di questa vocazione.169
Se dovessimo accettare che la disumanizzazione porti a una nuova direzione nella vita umana, una direzione storica che è stata e può essere effettivamente realizzata, non rimarrebbe che adottare un atteggiamento cinico o disperato. Questa dualità di possibilità, cioè l'umanizzarsi o il disumanizzarsi, costituisce uno degli aspetti che rendono l'esistenza umana intrinsecamente rischiosa. Un rischio che non si applica agli animali, poiché essi non sono consapevoli della loro incompletezza e quindi non possono "animalizzare" o "disanimalizzare" il mondo. Gli animali, ovunque si trovino, nella foresta o in uno zoo, restano esseri nella loro essenza. Anche un cambiamento di ambiente non altera la loro natura animale. Gli animali non sono in grado di percepire un processo di "disanimalizzazione". L'essere umano, invece, in quanto "essere per sé", può subire il processo di disumanizzazione quando è esposto a circostanze concrete che lo trasformano in un "essere per gli altri". Ecco, quindi, che un'educazione autenticamente umanistica è quella che, anziché promuovere le idee e i presupposti che perpetuano la disumanizzazione dell'essere umano, si impegna a rivelare la realtà. Attraverso questa rivelazione, l'individuo può gradualmente realizzare la sua vera vocazione, ovvero quella di trasformare la realtà. In contrasto, se l'educazione enfatizza quei concetti che promuovono l'adattamento dell'individuo alla realtà esistente, non può eludere il suo carattere disumanizzante.170




167 FREIRE, Le virtù dell’educatore, Una pedagogia dell’emancipazione, EDB Lampi, 2017 p.44
168 FREIRE, Le virtù dell’educatore, Una pedagogia dell’emancipazione, EDB Lampi, 2017 p.51
169 Ivi p.52
170 FREIRE, Le virtù dell’educatore, Una pedagogia dell’emancipazione, EDB Lampi, 2017 p.53

Questo brano è tratto dalla tesi:

Paulo Freire tra educazione e formazione

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Informazioni tesi

  Autore: Vittorio Balzano
  Tipo: Laurea II ciclo (magistrale o specialistica)
  Anno: 2022-23
  Università: Università degli Studi di Roma La Sapienza
  Facoltà: Lettere
  Corso: Filologia moderna
  Relatore: Furio Pesci
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 123

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