I Viaggi del Ventaglio: crisi di un'impresa o di un modello?

Il diritto dell’impresa in crisi regola le situazioni che comportano o possono comportare il pregiudizio delle ragioni di terzi (i creditori), la cui tutela è indispensabile al fine di garantire stabilità al sistema economico nel suo complesso. Il presupposto della disciplina legislativa è il verificarsi di una disfunzione della garanzia patrimoniale, così come inizialmente definita, e l’oggetto della tutela è il patrimonio dell’impresa in quanto strumento di garanzia dei creditori. Il fine delle procedure concorsuali previste dalla legge fallimentare è quello di garantire ai creditori dell’impresa la massima soddisfazione possibile dei propri crediti. Nell’alveo delle ipotesi di risanamento dell’impresa, tracciato dal legislatore, trovano spazio i tentativi preliminari di superare la crisi, in attuazione dei quali l’imprenditore può chiedere ai creditori l’impegno a non esigere per un certo periodo il pagamento (pactum de non petendo) o può negoziare una riduzione dei tassi di interesse o la conversione dei crediti in altri beni o diritti. I creditori potrebbero essere disposti a rifinanziare l’imprenditore per ottenere un’adeguata soddisfazione del proprio credito, a patto che l’imprenditore sia disposto a concordare un piano strategico di recupero della solvibilità dell’impresa in crisi. E’ in conseguenza di tali considerazioni generali che sono nati gli accordi di ristrutturazione dei debiti ed i piani di risanamento, sui quali si tornerà più avanti. L’ordinamento riconosce la validità di tali accordi a patto che essi non incidano i diritti di altri creditori che non hanno concordato tali modalità, poiché la natura negoziale volontaria degli accordi non può estendersi su soggetti diversi dalle parti contrattuali. In assenza o nell’inefficacia degli accordi in parola maturano i presupposti per l’assoggettamento dell’impresa alle procedure concorsuali che hanno il precipuo scopo di evitare la dissoluzione dell’impresa in crisi per recuperare la sua capacità produttiva prima ancora di procedere alla liquidazione della stessa.Anche le procedure di liquidazione debbono essere orientate, alla luce dell’attuale diritto fallimentare, al fine di non disperdere il potenziale produttivo dell’impresa.L’applicazione delle procedure concorsuali ha come presupposto particolari fattispecie legislativamente definite che sono l’insolvenza e lo stato di crisi. Per insolvenza si intende, in generale, una incapacità di soddisfare i creditori. Al riguardo viene definita una nozione di tipo economico, secondo la quale si ha insolvenza quando si verifica che l’impresa versa nell’incapacità di produrre le risorse finanziarie necessarie a fronteggiare il proprio indebitamento. Secondo la nozione giuridica rinvenibile nella cd. “legge fallimentare”, l’insolvenza è data dagli inadempimenti o da altri fattori esteriori idonei a dimostrare che il debitore non è più in grado di soddisfare regolarmente le proprie obbligazioni.È da sottolineare che ai sensi della definizione giuridica l’insolvenza non coincide con la cessazione dei pagamenti ma si verifica quando emerge l’incapacità del debitore di adempiere regolarmente le proprie obbligazioni (quali, ad esempio, il dovere di prestare un’attività onerosa).Pertanto, anche ove vi sia un sostanziale equilibrio patrimoniale, ma non vi sia modo di recuperare le risorse per soddisfare le proprie obbligazioni, l’impresa corre il serio rischio di cadere nello stato di insolvenza.