La responsabilità del consulente tributario
La disciplina dei reati tributari
Com'è ormai noto, il legislatore memore degli insuccessi derivanti dalla pregressa ed oggi abrogata legge n. 516/1982 c.d. manette agli evasori, è venuto a riformare l'intero impianto sanzionatorio penal-tributario per mezzo del D.lgs. n. 74/2000, emanato in attuazione dell'art.9 della legge n. 205/1999, concernente la "Nuova disciplina dei reati in materia di imposte sui redditi e sul valore aggiunto". Ne derivava così un nuovo sistema, incentrato più che altro sul profilo dell'aggressione al bene protetto e sull'intensità del danno effettivamente prodotto, al fine ultimo di recuperare e valorizzare la funzione di extrema ratio dello stesso diritto penale.
Infatti, l'originaria disciplina, individuava, in modo casistico e dettagliato, un complesso di fattispecie ritenute idonee presuntivamente a ledere l'interesse erariale sotteso alla corretta percezione dei tributi. Tali erano, le c.d. fattispecie prodromiche all'evasione che a loro volta si sostanziavano in "reati ostacolo", ossia reati contravvenzionali di mera condotta e di pericolo astratto, intesi a colpire più che altro l'inosservanza da parte del contribuente di tutti quegli obblighi documentali strumentali, funzionali a consentire agli uffici finanziari la verifica dei redditi o dei ricavi. Dunque, da tale schematica si evince chiaramente l'intento del legislatore originario, di salvaguardare più che altro l'interesse strumentale alla trasparenza fiscale, punendo così il mero e semplice intento evasivo contrariamente a quanto prescritto da quel "canone" essenziale che contraddistingue il nostro diritto penale, ossia il principio di materialità e di offensività.
Dato l'evidente fallimento cui si è andati incontro anche e soprattutto sotto il profilo procedurale, come detto inizialmente è intervenuto il legislatore del 2000 riformando in toto la materia de qua.
Più precisamente con il D.lgs. n. 74/2000, il legislatore ha introdotto un numero ristretto di fattispecie criminose, di natura esclusivamente delittuosa, caratterizzate dal dolo specifico finalizzato ad evadere le imposte, prevedendo con riferimento ad alcuni illeciti di rilevante significato economico determinate soglie limitative di punibilità, al fine di deflazionare il numero dei processi penali. L'asse portante del nuovo sistema punitivo tributario è dato dunque, dai delitti in materia di dichiarazione, come sicuramente quello di dichiarazione fraudolenta, di dichiarazione infedele ed omessa dichiarazione, oltre che da una serie di fattispecie delittuose meramente documentali. Segue poi, anche una specifica disciplina delle rispettive cause di non punibilità oltre che del tentativo, concepito in ordine a specifiche fattispecie criminose.
Rileva in ordine a tale intervento riformistico, sicuramente quell'inversione di tendenza del legislatore nello strutturare il nuovo sistema non più su reati "ostacolo" o di mero pericolo, bensì su reati di danno, mutando così anche l'individuazione del bene giuridico tutelato dalla stessa normativa penaltributaria. […]
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Informazioni tesi
Autore: | Michele Gesualdi |
Tipo: | Tesi di Laurea Magistrale |
Anno: | 2013-14 |
Università: | Università degli Studi Roma Tre |
Facoltà: | Giurisprudenza |
Corso: | Giurisprudenza |
Relatore: | Giuseppe Tinelli |
Lingua: | Italiano |
Num. pagine: | 175 |
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