La Rivoluzione Gumpiana: origini, caratteristiche e influenza di un nuovo approccio narrativo per la rappresentazione cinematografica e televisiva del diversamente abile
La disabilità e il cinema al di fuori di Hollywood
Fino a questo punto abbiamo potuto appurare come la disabilità sia stata un'interessante e quanto mai incisiva tematica nella produzione più propriamente hollywoodiana. L'industria cinematografica statunitense ricopre, per diverse ragioni, una posizione di dominio nel panorama mondiale71; tuttavia, è doveroso ricordare come vi siano numerose realtà al di fuori di essa. È per questo motivo che delineeremo, in questo paragrafo, gli spunti critici più interessanti e utili per questa analisi.
Uno dei contributi sicuramente più illuminanti sul rapporto tra disabilità e cinema in un contesto globale è il libro Cultures of Representation: Disability in World Cinema Context (2016) a cura di Benjamin Fraser con numerosi interventi di diversi altri studiosi. In questo testo vengono presentati diversi casi studio, ognuno dei quali riguarda una specifica cinematografia nazionale e un film particolarmente significativo della stessa. Tutti i casi studio riguardano, secondo le intenzioni degli stessi studiosi, delle realtà non anglosassoni: questo perché, come afferma Benjamin Fraser, è stato scritto e studiato veramente poco su tali contesti e relative dinamiche.72
Nel cinema europeo la figura del diversamente abile è presente da molto tempo e in Cultures of Representation, difatti, ci si sofferma su vari film. Mitzi Waltz descrive accuratamente il forte e duraturo legame che si instaura tra la disabilità e la cinematografia olandese, soffermandosi soprattutto sui primi lavori di Paul Verhoeven e sulle opere di Alex Von Warmerdam73. Petra Anders e Candace Skibba riflettono rispettivamente sulla rappresentazione della disabilità nell'odierna cinematografia tedesca74 e sulla relazione tra la disabilità psichiatrica e il lavoro dello spagnolo Pedro Almodóvar75.
Infine, Anna Grebe analizza i road movies europei degli anni Duemila, nei quali molto spesso la disabilità e le sue dinamiche costituiscono il punto d'inizio della narrazione, nonché la sua evoluzione nel corso della storia76.
In Italia, nello specifico, i diversamente abili sono sempre stati molto presenti sullo schermo: anche se la critica cinematografica italiana ha largamente ignorato questo tema77, i personaggi con impedimenti fisici o cognitivi appaiono con notevole regolarità nelle pellicole nostrane. Uno dei pochi e interessanti studi, a questo proposito, è quello di Sarah Patricia Hill che si concentra soprattutto su tre film: Era notte a Roma (R. Rossellini, 1960), Il gobbo (C. Lizzani, 1960) e La lunga notte del '43 (F. Vancini, 1960). La studiosa suggerisce che, in questi film, la disabilità giochi un ruolo significativo nel simboleggiare l'ambigua moralità dell'epoca fascista78: diventa quindi una chiave di lettura con cui si tenta di analizzare gli effetti traumatici del fascismo e la successiva costruzione della società dei consumi del secondo dopoguerra.
Non a caso, questo punto è centrale anche nel saggio di Jennifer S. Griffiths su Bella non piangere! (D. Carbonari, 1955)79. Dalla dissertazione di Sarah Patricia Hill risulta esemplare, inoltre, l'analisi de Il gobbo: il "gobbo" protagonista Alvaro stupra la figlia di un poliziotto fascista, per ritorsione contro quest'ultimo e le retate nel suo quartiere. Le dice che non deve far la schizzinosa sulla sua gobba, dato che poi "si potrà consolare" con altri due membri della sua banda che ne sono privi. Egli qui rispecchia perfettamente il problema di una generazione di uomini influenzati dalla mentalità fascista che collegava la mascolinità alla performance di atti aggressivi e violenti.
In un contesto postbellico, questa violenta espressione di mascolinità viene rappresentata nella forma di una "deformazione", parte di un personaggio il cui impedimento fisico lo definisce come "fuori dalla norma". Alvaro, sebbene combatta i nazifascisti, viene accusato dai partigiani di essere un traditore a causa dei suoi legami con Nina, la figlia del poliziotto collaborazionista. Il protagonista, in questa scena, viene additato dai partigiani come "segnato da Dio". Si tratta di un'espressione popolare presente, non a caso, anche nella sceneggiatura di Era notte a Roma per indicare uno dei personaggi: questo modo di dire, risalente al Medioevo, indica qualcuno con un corpo che rispecchia la sua malvagità interiore80. Alvaro non è poi il solo ad essere moralmente ambiguo: il partigiano Leandro, detto "er monco" e interpretato da un esordiente Pier Paolo Pasolini, ha perso la mano per colpa di una tortura della polizia fascista.
Tuttavia, quando la città viene liberata, Leandro rimane profondamente deluso dalle richieste e dall'egoismo dell'esercito statunitense nei confronti dei partigiani; decide, così, di diventare un protettore e controllare il giro di prostituzione della Capitale. Viene poi ucciso proprio da Alvaro, il quale non sopporta l'idea che Leandro sia nel frattempo divenuto il protettore di Nina (della quale il protagonista si è nel frattempo innamorato): ella, difatti, è "entrata nel giro" poiché si è ritrovata senza possibilità di sostentamento. Alvaro e Leandro rispecchiano tutti gli stereotipi che caratterizzano un antagonista con una disabilità, ovvero un personaggio determinato a sfogare la sua vendetta contro una società che lo rifiuta.
Tuttavia, allo stesso tempo, entrambi non hanno tradito la fiducia di tante persone innocenti, sottostando alla brutalità nazifascista. Da ciò si evince la peculiarità che caratterizza questa pellicola, nonché l'intera analisi di Sarah Patricia Hill.
Anche nel cinema asiatico il diversamente abile risulta essere molto presente. Una delle prime pellicole a raffigurarlo sullo schermo è stata l'indiana Jeevan Naiya (Id., Osten F., 1936), prodotta dalla Bombay Talkies. Secondo Manali Saha questo particolare film di Bollywood, che raffigura la disabilità come una punizione, si ricollega all'antica credenza indiana della "Disabilità e Karma"81. Come sottolinea lo studioso, secondo la tradizione locale la disabilità veniva percepita come una punizione per malefatte o crimini commessi nelle vite precedenti da qualcuno o in passato dagli stessi genitori.
La studiosa Rosa Holman analizza poi il celebre cortometraggio documentario iraniano dal titolo La casa è nera (Khaneh siah ast, F. Farrokhzad, 1963)82: questo, incentrato su un lebbrosario locale dimenticato e descritto attraverso le numerose poesie della giovane regista, è divenuto celebre anche per aver fortemente ispirato il cinema d'autore mediorientale. Proprio quest'ultimo, come sottolinea sempre Rosa Holman, presenta anch'esso la disabilità come tema ortante di numerose pellicole e numerosi autori, soprattutto tra gli anni Ottanta e Novanta del Novecento. Ciò fu dovuto anche al contesto bellico, vissuto tra sofferenze e conflitti intestini in Iraq, Iran e paesi circostanti. I vari autori di Cultures of Representation, oltre al cinema indiano e mediorientale, analizzano la disabilità "come malessere sociale" in alcuni particolari film come Dodes'ka-den (Id., A. Kurosawa, 1970)83 e come "resistenza culturale" nella Korean New Wave, facendo riferimento all'opera del regista Lee Chang-dong84.
Dimostrano, di fatto, la pervasività del tema anche in contesti socioculturali completamente diversi rispetto a quelli occidentali. È prova di ciò anche lo studio sulla produzione cinematografica dell'America Centrale, e più esattamente su quella messicana. In tal senso, l'analisi di Susan Antebi si sofferma infatti su I figli della violenza (Los olvidados, L. Buñuel, 1950), nel quale la disabilità ha un forte legame con i malesseri sociali, e in particolare con la violenza fisica e la povertà infantile85.
Per quanto riguarda invece l'Africa, durante i primi decenni della diffusione dell'arte cinematografica (anni Sessanta e Settanta del Novecento) i film del continente erano largamente ignorati dalla critica mondiale, fatta eccezione per alcuni sporadici critici francesi86. Inoltre, solo negli anni Novanta è nata una vera e propria industria cinematografica africana, quale la nigeriana Nollywood: tuttavia, essa è cresciuta senza alcuna forma di sostegno statale e con una debole regolamentazione del diritto d'autore87.
Nonostante, però, le varie difficoltà che ne hanno caratterizzato la produzione, sono stati molti i film africani che hanno incluso rappresentazioni della disabilità88: questo è dovuto soprattutto alla cosiddetta "missione sociale" che caratterizza molti dei registi locali, tra cui il pluripremiato senegalese Ousmane Sembène.
A questo punto è possibile affermare che la rappresentazione della disabilità sugli schermi delle varie cinematografie mondiali sia stata tanto presente quanto quella anglosassone. Eppure, da quest'analisi e dai contributi dei vari autori citati, si evince come le varie cinematografie si siano interessate a presentare perlopiù determinati elementi legati alla propria cultura d'origine. Esemplari, in tal senso, sono il riferimento ai drammi avvenuti durante il ventennio fascista in Italia e la dura critica alla colonizzazione nel cinema africano.
I personaggi diversamente abili sono, in questo senso, figure che vengono strumentalmente incontro a queste esigenze. Di conseguenza è opinione del candidato che la costruzione narrativa del personaggio diversamente abile, per quanto ramificata secondo diverse declinazioni storico-culturali, abbia sempre fatto riferimento a uno schema di raffigurazione delineato e perfezionato, in primis, dal cinema anglosassone e più specificatamente statunitense.
66 IMDb, La donna dai tre volti - IMDb, disponibile in https://www.imdb.com/title/tt0051077/, ultima consultazione il 04 novembre 2020.
67 IMDb, Qualcuno volò sul nido del cuculo - IMDb, disponibile in https://www.imdb.com/title/tt0073486/, ultima consultazione il 04 novembre 2020.
68 IMDb, Rain Man – L'uomo della pioggia - IMDb, disponibile in https://www.imdb.com/title/tt0095953/, ultima consultazione il 04 novembre 2020.
69 IMDb, Il mio piede sinistro - IMDb, disponibile in https://www.imdb.com/title/tt0097937/, ultima consultazione il 04 novembre 2020.
70 IMDb, Anna dei Miracoli - IMDb, cit., e IMDb, Figli di un dio minore - IMDb, disponibile in https://www.imdb.com/title/tt0090830/, ultima consultazione il 04 novembre 2020.
71 DiChio F. (a cura di), Mediamorfosi. Industrie e immaginari dell'audiovisivo, RTI-Reti Televisive It., 2017, p. 53.
72 Fraser B., Cultures of Representation: Disability in World Cinema Contexts, Columbia University Press, 2016-03-08,
pp. 2-3.
73 Ivi, pp. 93-94.
74 Ivi, p. 141.
75 Ivi, pp. 157-159.
76 Ivi, pp. 173-175.
77 Hill S. P., Disappearing acts: disability, gender, and the memory of Fascism in Italian film, Modern Italy, 2017, Vol. 22, No. 2, p. 156.
78 Ivi, p. 155.
79 Fraser, Cultures of Representation, cit., p. 191.
80 Dizionario dei modi di dire - Corriere, Segnato, disponibile in https://dizionari.corriere.it/dizionario-modi-di- dire/S/segnato.shtml, ultima consultazione il 07 dicembre 2020.
81 Saha M., Representation of 'Disability' on Screen; through the Lens of Bollywood, Colloquium: A Journal of the Arts Department, Volume 3, 2016, pp. 82-83.
82 Fraser, Cultures of Representation, cit., pp. 247-248.
83 Fraser, Cultures of Representation, cit. p. 230.
84 Ivi, p. 33.
85 Ivi, pp. 86-87.
86 Ukadike N. F., Sanogo A. S., Akudinobi J. G., Armes R., Botha M. P., Irobi E., MacRae S. H., Mhando M., Parsons N., Petty S., Critical Approaches to African Cinema Discourse, Lexington Books, 2014-02-27, p. 7.
87 DiChio, Mediamorfosi, cit., p. 60.
88 Fraser, Cultures of Representation, cit., p. 218.
Questo brano è tratto dalla tesi:
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Informazioni tesi
Autore: | Luca Mannea |
Tipo: | Laurea II ciclo (magistrale o specialistica) |
Anno: | 2020-21 |
Università: | Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano |
Facoltà: | Scienze della Comunicazione e dello Spettacolo |
Corso: | Scienze dello spettacolo e della produzione multimediale |
Relatore: | Mariagrazia Fanchi |
Lingua: | Italiano |
Num. pagine: | 105 |
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