Il principio del NE BIS IN IDEM e la sua portata applicativa all'interno del diritto dell'Unione Europea. L'esame dell'istituto alla luce dei più recenti sviluppi giurisprudenziali in tema di mandato d'arresto europeo e doppio binario sanzionatorio nei reati di market abuse.

La definizione dell'ambito applicativo del divieto di bis in idem, così come delineata nel precedente capitolo della presente disamina, presenta ulteriori profili di criticità in riferimento ad un peculiare ramo del diritto, quello del mercato dei capitali.
In questa materia, si intreccia un sistema di rapporti contrattuali che, per mezzo di intermediari e strutture di trading e post trading, consente l'efficace allocazione del risparmio.

Il diritto del mercato dei capitali, oltre ad essere naturalmente regolato da norme di diritto privato e da norme di diritto societario, trova parte della propria disciplina altresì in norme di diritto amministrativo e in norme di diritto penale.
Le prime, nello specifico, disciplinano l'autorizzazione all'esercizio delle attività che rientrano nel meccanismo del sistema finanziario, la pubblica vigilanza sugli intermediari e sulle società preposte alla gestione di strutture di trading e post trading, nonché le sanzioni per la violazione di norme primarie.
Le seconde, d'altro canto, sono finalizzate alla repressione di illeciti particolarmente gravi e rilevanti.

Sul piano applicativo, il concreto rispetto del principio del ne bis in idem risulta minacciato proprio dalla previsione di tale duplice sistema sanzionatorio - di natura sia amministrativa, sia penale – che entra in azione a fronte delle succitate ipotesi di violazione delle norme sancite a presidio del regolare funzionamento del mercato dei capitali.
In questa sede pare, inoltre, rilevante ricordare la matrice europea del diritto del mercato dei capitali.

Infatti, in virtù della sua struttura a "distanza di braccio" e dunque della sua natura transfrontaliera, il mercato dei capitali si caratterizza per la sua dimensione internazionale, la quale legittima e richiede un intervento normativo che vada oltre i confini dei singoli ordinamenti nazionali.

In quest'ottica, innegabile è la funzione svolta dal diritto dell'Unione: nonostante nel Trattato istitutivo della Comunità economica europea mancasse una specifica previsione in tal senso, a partire dalla seconda metà del XX secolo le istituzioni dell'attuale Unione hanno iniziato a prendere in considerazione la creazione di un mercato dei capitali europeo, tappa fondamentale nel percorso finalizzato alla creazione di uno "spazio senza frontiere interne, nel quale è assicurata la libera circolazione delle merci, delle persone, dei servizi e dei capitali". [...]