Storia ed evoluzione dei diritti fondamentali in Gran Bretagna: dal suddito inglese al cittadino europeo
La difficile integrazione tra Europa e Regno Unito
Il sistema di protezione originario dei diritti fondamentali nel Regno Unito non era contraddistinto da alcuna legge costituzionale fondamentale o da altri strumenti di natura legislativa. Lo stesso Bill of Rights del 1689 anche se vietava le punizioni crudeli non si può dire che fosse un catalogo dei diritti inteso nel senso moderno, in realtà non era altro che una dichiarazione che regolava i rapporti tra Parlamento e Corona, tra monarchia e borghesia, conservando le disuguaglianze e le discriminazioni che si perpetravano in quel periodo.
I diritti umani quindi, in Gran Bretagna, erano protetti per mezzo di una combinazione tra common law e leggi (Acts) deliberate dal Parlamento provvisti di relativo rimedio. I rimedi risalivano a quanto già disposto nella Magna Charta del 1215 ciò che la libertà dell’individuo venisse protetta dalla detenzione illegale o arbitraria grazie alla dottrina dell’habeas corpus e dell’azione per danni per ingiusta detenzione.
Paradossalmente questo sistema non differiva poi molto da quello voluto e teorizzato dal giurista inglese Edward Coke negli anni a cavallo tra il Cinquecento e il Seicento. Egli aveva difeso strenuamente la sovranità del Parlamento inglese e le libertà riconosciute ai sudditi del Regno contro le interferenze del Sovrano. Al centro del sistema giuridico Coke aveva proprio posto i giudici: a loro era affidata la creazione del diritto e la sua interpretazione come nella migliore tradizione dei paesi di diritto comune. Questo diritto si poneva al di sopra del re e del parlamento e dotava gli inglesi del diritto di ottenere giustizia dai tribunali qual’ora avessero ritenuto che un loro interesse fosse stato leso da un’altra persona o dalla Corona stessa.
Il diritto in Gran Bretagna ancor oggi non distingue tra pubblico e privato: i privati cittadini possono citare in giudizio lo stato e i pubblici ufficiali qualora ritengano che i propri diritti vengano violati, allo stesso modo possono avviare azioni legali contro altri privati cittadini. Questi diritti, secondo la tradizione inglese, erano per lo più "negativi": cioè si trattava di diritti che proteggevano la persona dalle interferenze esterne, inoltre potevano liberamente essere modificati o aboliti dal Parlamento.
L’evidente preferenza inglese per quei diritti e libertà teorizzate dal pensiero liberale si può far risalire al pensiero di John Locke che nel finire del XVII secolo aveva affermato che l’uomo era per natura dotato di diritti individuali e che la sua rinuncia a parte delle sue liberà era legata al dovere del sovrano di proteggere i diritti di property dei sudditi, intendendo non solo che venisse difeso il diritto di proprietà in senso stretto del singolo, ma anche il diritto a disporre della propria vita e il libero esercizio delle liberà personali.
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Storia ed evoluzione dei diritti fondamentali in Gran Bretagna: dal suddito inglese al cittadino europeo
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Informazioni tesi
Autore: | Sandro Andolfo |
Tipo: | Laurea II ciclo (magistrale o specialistica) |
Anno: | 2009-10 |
Università: | Università degli Studi di Padova |
Facoltà: | Scienze Politiche |
Corso: | Scienze Politiche |
Relatore: | Costanza Margiotta |
Lingua: | Italiano |
Num. pagine: | 154 |
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