Democrazia e critica dei totalitarismi nella filosofia politica di Karl Popper

Affinché si parli di dialettica nell'accezione hegeliana del termine, necessita una qualche teoria (primo elemento della triade), idea o movimento definibile come "tesi", che produce contrapposizione (antitesi, secondo elemento). L'idea o movimento, che vi si oppone, è detta "antitesi" (in contrasto con la tesi). Il contrasto tra tesi e antitesi si protrae fino a quando si raggiunge qualche soluzione che riconosce il valore di entrambe, cercando di preservarne i vantaggi e, nel contempo, evitandone i limiti.

La soluzione raggiunta rappresenta il terzo elemento della triade hegeliana ed è definita "sintesi". Una volta raggiunta la sintesi, quest'ultima può divenire a sua volta il primo passo di un'altra triade dialettica (ciò accadrà se la sintesi conseguita risulta unilaterale o insoddisfacente). In tal caso, l'opposizione sarà nuovamente stimolata, in maniera che la sintesi può essere considerata come una nuova tesi, che a sua volta produce un'altra antitesi. La triade dialettica arriverà così ad una terza evoluzione, costituita da una seconda sintesi.

La triade dialettica non corrisponde allo sviluppo di una teoria per prova ed errore. Il metodo di sviluppo della "teoria per prova ed errore" prende in considerazione unicamente un'idea e la sua critica (nella terminologia dei dialettici, la lotta tra tesi e antitesi), ed il contrasto tra queste ultime porta all'eliminazione dell'una o l'altra. La competizione tra l'idea e la sua critica comporta l'adozione di nuove soluzioni, solamente se fosse disponibile, e sottoponibile a prova, un numero sufficiente di teorie.

Riassumendo, la teoria generale del metodo per prova ed errore si limita ad esplicare che un'opinione insoddisfacente sarà confutata o eliminata; mentre il dialettico precisa che nonostante l'opinione in questione sia confutata, vi sarà con molta probabilità qualche suo lato per cui merita di essere conservata. Dalla sintesi nascente dal contrasto tra tesi e antitesi deriva, poi, una teoria, in cui sono conservati i tratti migliori della tesi e dell'antitesi.

I dialettici considerano le contraddizioni importanti nella storia del pensiero tanto quanto la critica, in quanto queste ultime sono la principale forza propulsiva di ogni sviluppo intellettuale. Senza le contraddizioni, senza la critica, non c'è motivo razionale per mutare una teoria: non vi sarebbe progresso intellettuale. I dialettici affermano però che le contraddizioni non possono essere evitate, attaccando così il cosiddetto "principio di non contraddizione", proprio della logica tradizionale. I dialettici, facendo leva sulla proficuità delle contraddizioni, spingono affinché venga abbandonato questo principio della logica tradizionale. In particolare, i dialettici affermano che la dialettica conduce a una nuova logica: la logica dialettica. [...]