La dualità dell'opinione: la relazione tra Giapponesi ed Ebrei durante la Seconda Guerra Mondiale
La democrazia nella ripresa del dopoguerra
La nuova era inaugurata nel 1912 é nota col nome Taishō, ovvero ‹‹grande rettitudine››, che prospettava saggezza e rettitudine, ma che iniziò con una crisi politica; alla fine del 1912 il gabinetto di Sainoji Kinmochi non acconsentì a creare nuove divisioni nell’esercito, il quale si rifiutò di sostituire il ministro della Difesa, Ueara Yūsaku, che diede le dimissioni, facendo così crollare il governo.
Katsura Tarō, con il sostegno di Yamagata Aritomo, col quale condivideva la stessa visione politica, e di altri oligarchi, accettò di formare il suo terzo gabinetto. Katsura Tarō fu un politico estremamente conservatore che tentò di distanziarsi il più possibile dalla Dieta del Giappone e dagli altri partiti politici. Egli vedeva nell’Imperatore l’unica responsabilità politica e si scontrò col partito (Rikken) Sekyūkai. La rinomina per il suo terzo governo (da dicembre 1912 a febbraio 1913) portò allo scoppio di nuove rivolte, poichè la sua nomina venne vista come un complotto dei genrō per rovesciare il governo costituzionale; una di queste rivolte fu quella che lo costrinse a dimettersi, quando migliaia di dimostranti inferociti circondarono il palazzo della Dieta. Nella storia del Giappone, questa fu la prima volta che la voce della gente contribuì a rovesciare il governo.
Il primo gabinetto ad essere dominato davvero dai partiti fu quello di Hara Takashi, del Sekyūkai, che succedette a Terauchi Masatake (forte oppositore dei partiti) al governo nel 1918. Hara Takashi discendeva da samurai di alto rango e aveva conoscenze influenti. Nonostante fosse conosciuto come il politico della gente, non era il rappresentante ideale della democrazia; era diventato primo ministro solo dopo un attento esame e l’approvazione degli oligarchi. Fu uno dei primi esponenti della politica clientelare e non esitò a utilizzare metodi, quali l’uso della forza, per intimidire fisicamente i suoi oppositori. Venne assassinato nel 1921 da un conservatore e gli succedettero vari gabinetti, che erano svincolati dall’influenza dei partiti.
Il 12 maggio 1925 entrò in vigore la Chian ijihō (Legge per il mantenimento dell’ordine pubblico), contenete norme che attribuivano ampi poteri alla Polizia, alla Magistratura e persino alla burocrazia in materia di controllo del consenso. Questa legge imponeva a tutti i Giapponesi di difendere il kokutai (sistema nazionale) e quindi il divieto ad alterarlo (ogni cambiamento nella struttura politica nazionale era considerato un reato), costituendo così “un’arma” contro gli avversari del regime. Con questa legge si introdusse il concetto di “crimine di pensiero”, il che trasformava ogni suddito in un potenziale imputato.
Tra il 1925 e il 1941 furono infatti colpiti e condannati gli individui e le organizzazioni pericolose per il kokutai. Il regime adottò diverse misure per rendere efficace l’applicazione della Chian ijihō: tra gli strumenti più temibili della coercizione vi era il Tokubetsu kōtō keisatsu (o Tokkō, Apparato di polizia speciale superiore) e i ‹‹procuratori del pensiero››, insediati presso i tribunali, e svolse le funzioni proprie di una polizia segreta, contribuendo a diffondere il terrore tra coloro che non erano in perfetta sintonia con l’ideologia del blocco di potere. Questi ebbero ampi margini di manovra; nell’ambito dell’estorsione del consenso fu messa in atto la pratica del tenkō (abiura della posizione ideologica), dove il ‹‹sovversivo›› veniva convinto che la sua posizione ideologica era sbagliata. Il tenkō fu un utile strumento di condizionamento psicologico e sociale e un’efficace arma politica. Il 1925 fu però anche un anno in cui venne esteso il diritto di voto a tutti gli uomini dai venticinque anni in su.
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La dualità dell'opinione: la relazione tra Giapponesi ed Ebrei durante la Seconda Guerra Mondiale
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Informazioni tesi
Autore: | Elisa Scimone |
Tipo: | Laurea I ciclo (triennale) |
Anno: | 2015-16 |
Università: | Università degli Studi di Milano |
Facoltà: | Mediazione Linguistica e Culturale |
Corso: | Lingue applicate all'ambito economico, giuridico e sociale |
Relatore: | Simone Dalla Chiesa |
Lingua: | Italiano |
Num. pagine: | 56 |
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