La Cultura della Legalità nella didattica scolastica. Il Contributo delle Forze dell'Ordine. L'esperienza realizzata nelle scuole di Portici
La cultura della legalità e la scuola
Probabilmente non c’è un momento storico in cui nell’istituzione scolastica si inizia ad affrontare il tema della legalità, o se vogliamo dell’illegalità, come problema culturale. Ben inteso che la scuola da sempre ha dato, e continua a dare, il suo prezioso contributo formativo allo sviluppo dei valori di cittadinanza, convivenza, pace, solidarietà, disagio, marginalità, discriminazione, non violenza, ambiente, territorio, ecc., in quanto già materie di didattica generale, disciplinare e interdisciplinare.
Da una sommaria analisi storica e da una valutazione esperienziale personale, è possibile ipotizzare la seguente ricostruzione storica.
1) Nella metà degli anni ’80 lo Stato introduce nel codice della strada l’obbligatorietà dell’uso del casco per i motociclisti e dell’uso delle cinture di sicurezza sulle autovetture. Ci si accorge ben presto però, nonostante l’obbligatorietà e le pesanti sanzioni per i trasgressori, che tali norme venivano, e vengono tuttora, quasi totalmente disattese, generando la percezione di una diffusa illegalità tra la popolazione. E, come sempre, il Sud ne era, e ne è ancora tuttora, il simbolo negativo. Sociologicamente il problema diventa di origine culturale e, quindi, la responsabilità si ribalta sull’istituzione scolastica, da cui poi tutti decidono di ripartire. Il dito viene puntato contro la scuola, che viene quindi coinvolta nella necessità di informazione e formazione sul rispetto anche delle regole stradali. Senza però un preciso e generale progetto didattico, l’iniziativa veniva lasciata ai più valenti e sensibili direttori, presidi ed insegnanti. A questo punto, trattandosi di un specifico e speciale sapere, la scuola comincia a chiede la collaborazione delle “divise”. Poliziotti, carabinieri e vigili urbani cominciano ad essere interessati da “esperti” alla informazione e formazione dei giovani nelle scuole con progetti di “educazione stradale”.
Nel 1993, con l’entrata in vigore del Nuovo Codice della Strada, finalmente l’educazione stradale diventa obbligatoriamente materia didattica.
[…]
Non solo l’educazione stradale diventa quindi materia disciplinare a scuola, ma viene anche statuita la partecipazione dei Corpi di polizia municipale, e delle altre istituzione, alla formazione dei programmi e dei corsi nelle scuole, per trasferire ai giovani il sapere delle specifiche regole, ma soprattutto l’abilità dell’esperienza e della competenza. L’educazione stradale è il primo passo per una maggiore consapevolezza del concetto di regole e di rispetto.
2) Nell’anno 1992 si verificano le stragi mafiose di “Capaci” e “Via D’Amelio” dove muoiono rispettivamente il giudice Giovanni Falcone con la moglie e il giudice Paolo Borsellino, e le relative scorte, che suscitano forte indignazione ma anche sconforto in tutto il Paese. Il 1993 si presenta con uno scenario ancora più devastante:
- il 14 maggio, a Roma, esplodeva un'autobomba che doveva provocare la morte del giornalista Maurizio Costanzo, rimasto fortunatamente illeso;
- il 27 maggio, nel centro di Firenze, esplodeva un'altra autobomba che cagionava il crollo di un'ala della Torre dei Pulci, con la sovrastante abitazione di una famiglia, i cui quattro componenti, fra i quali due bambini, decedevano all'istante. Risultavano danneggiati anche la galleria degli Uffizi, palazzo Vecchio, la Chiesa dei Santi Stefano e Cecilia al Ponte Vecchio e numerose opere d'arte conservate in quegli edifici venivano distrutte o deteriorate;
- il 27 luglio, a Milano, esplodeva un'altra autobomba che uccideva cinque passanti e danneggiava gravemente vari edifici, fra i quali il Padiglione d'Arte Contemporanea;
- il 28 luglio, a Roma, venivano fatte esplodere altre due autobombe: una in piazza S. Giovanni in Laterano e l'altra presso la Chiesa di San Giorgio al Velabro. Anche in questi casi ingenti furono i danni al patrimonio artistico e le esplosioni provocarono anche il ferimento di numerose persone. La mafia cambia obiettivi rispetto a quelli presi di mira fino ad allora e, per la prima volta, indirizza le azioni criminose non più a singole e ben individuate persone, ma direttamente sullo Stato, colpito in alcune delle sue più rilevanti espressioni artistiche, culturali e religiose e, questa volta, non più in Sicilia, luogo abituale delle azioni di Cosa Nostra, ma nel continente.
Il Capo dello Stato, Oscar Luigi Scalfaro, nel suo discorso di saluto all’apertura dell’anno scolastico 1993/1994, facendo riferimento a quei tristi e gravi eventi, parla di “esempi desolanti di crisi di valori umani”. Immediatamente dopo l’istituzione scolastica, forse per la prima volta, interviene in modo chiaro sull’argomento “mafia” e, con l’emanazione della Circolare Ministeriale del 25 ottobre 1993, n. 302, si assume la responsabilità di un particolare coinvolgimento e rafforzamento della scuola per la “Educazione alla legalità”.
La circolare ministeriale, oltre a definirne le finalità, getta anche le basi operative, progettuali e di intervento didattico volte alla lotta al fenomeno mafioso e delle altre forme di criminalità organizzata:
“ Di fronte ad una situazione del genere, la scuola ha il dovere di promuovere prima una riflessione e poi un’azione volta alla riaffermazione dei valori irrinunciabili della libertà, dei principi insostituibili della legalità. La scuola, in collaborazione con le altre istituzioni competenti e responsabili, deve pertanto ricercare e valorizzare le occasioni più propizie per avviare un processo di sempre più diffusa educazione alla legalità, come presupposto etico e culturale di una contrapposizione decisa a tutti i fenomeni di criminalità. L’educazione alla legalità si pone non soltanto come premessa culturale indispensabile ma anche come sostegno operativo quotidiano, poiché soltanto se l’azione di lotta sarà radicata saldamente nelle coscienze e nella cultura dei giovani, essa potrà acquisire caratteristiche di duratura efficienza, di programmata risposta all’incalzare temibile del fenomeno criminale. . . . Educare alla legalità significa elaborare e diffondere una autentica cultura dei valori civili…….” Tra le dimensioni operative la circolare dispone: “…. La complessiva azione da promuovere deve articolarsi, nel rispetto del principio della continuità didattica, in interventi di tipo verticale, che vanno dalla scuola materna alla scuola secondaria superiore, e di tipo orizzontale, che richiedono il coinvolgimento dei docenti, da realizzarsi attraverso un’azione finalizzata di programmazione educativa. Questa attività potrà avvalersi anche del contributo di altre realtà istituzionali e sociali presenti sul territorio.”
Si sottende, quindi, la necessità che la “educazione alla legalità” diventi materia indispensabile al processo di insegnamento/apprendimento da svilupparsi organicamente nella scuola, e con il contributo delle altre istituzioni locali. Altro importante fondamento normativo riguardo a scuola e l’educazione alla legalità, viene riportato nella “Carta dei valori della cittadinanza e dell’integrazione”.
.Nella parte dedicata ai diritti sociali, scuola, istituzione, informazione, che sancisce:
“l’insegnamento è diretto alla formazione della persona e promuove la conoscenza dei diritti fondamentali e l’educazione alla legalità, le relazioni amichevoli tra gli uomini, il rispetto e la benevolenza verso ogni forma di vita esistente.”
Gli interventi normativi suddetti, a cui si sono aggiunti anche molte altre iniziative delle amministrazioni regionali, locali e di associazionismo, concorrono a far riappropriare la scuola della sua più antica accezione pedagogica, soprattutto classica, dell’educazione finalizzata alla formazione del cittadino, prepararlo alla vita di uomo libero all’interno di una libera comunità, ponendo così il valore della legalità tra i valori assiologici della filosofica dell’educazione.
Questo brano è tratto dalla tesi:
La Cultura della Legalità nella didattica scolastica. Il Contributo delle Forze dell'Ordine. L'esperienza realizzata nelle scuole di Portici
CONSULTA INTEGRALMENTE QUESTA TESI
La consultazione è esclusivamente in formato digitale .PDF
Acquista
Informazioni tesi
Autore: | Michele Arcangelo Scarati |
Tipo: | Laurea I ciclo (triennale) |
Anno: | 2010-11 |
Università: | Università Telematica Pegaso |
Facoltà: | Scienze dell'Educazione |
Corso: | Scienze dell'educazione e della formazione |
Relatore: | Nicola Paparella |
Lingua: | Italiano |
Num. pagine: | 51 |
FAQ
Come consultare una tesi
Il pagamento può essere effettuato tramite carta di credito/carta prepagata, PayPal, bonifico bancario.
Confermato il pagamento si potrà consultare i file esclusivamente in formato .PDF accedendo alla propria Home Personale. Si potrà quindi procedere a salvare o stampare il file.
Maggiori informazioni
Perché consultare una tesi?
- perché affronta un singolo argomento in modo sintetico e specifico come altri testi non fanno;
- perché è un lavoro originale che si basa su una ricerca bibliografica accurata;
- perché, a differenza di altri materiali che puoi reperire online, una tesi di laurea è stata verificata da un docente universitario e dalla commissione in sede d'esame. La nostra redazione inoltre controlla prima della pubblicazione la completezza dei materiali e, dal 2009, anche l'originalità della tesi attraverso il software antiplagio Compilatio.net.
Clausole di consultazione
- L'utilizzo della consultazione integrale della tesi da parte dell'Utente che ne acquista il diritto è da considerarsi esclusivamente privato.
- Nel caso in cui l’utente che consulta la tesi volesse citarne alcune parti, dovrà inserire correttamente la fonte, come si cita un qualsiasi altro testo di riferimento bibliografico.
- L'Utente è l'unico ed esclusivo responsabile del materiale di cui acquista il diritto alla consultazione. Si impegna a non divulgare a mezzo stampa, editoria in genere, televisione, radio, Internet e/o qualsiasi altro mezzo divulgativo esistente o che venisse inventato, il contenuto della tesi che consulta o stralci della medesima. Verrà perseguito legalmente nel caso di riproduzione totale e/o parziale su qualsiasi mezzo e/o su qualsiasi supporto, nel caso di divulgazione nonché nel caso di ricavo economico derivante dallo sfruttamento del diritto acquisito.
Vuoi tradurre questa tesi?
Per raggiungerlo, è fondamentale superare la barriera rappresentata dalla lingua. Ecco perché cerchiamo persone disponibili ad effettuare la traduzione delle tesi pubblicate nel nostro sito.
Per tradurre questa tesi clicca qui »
Scopri come funziona »
DUBBI? Contattaci
Contatta la redazione a
[email protected]
Parole chiave
Tesi correlate
Non hai trovato quello che cercavi?
Abbiamo più di 45.000 Tesi di Laurea: cerca nel nostro database
Oppure consulta la sezione dedicata ad appunti universitari selezionati e pubblicati dalla nostra redazione
Ottimizza la tua ricerca:
- individua con precisione le parole chiave specifiche della tua ricerca
- elimina i termini non significativi (aggettivi, articoli, avverbi...)
- se non hai risultati amplia la ricerca con termini via via più generici (ad esempio da "anziano oncologico" a "paziente oncologico")
- utilizza la ricerca avanzata
- utilizza gli operatori booleani (and, or, "")
Idee per la tesi?
Scopri le migliori tesi scelte da noi sugli argomenti recenti
Come si scrive una tesi di laurea?
A quale cattedra chiedere la tesi? Quale sarà il docente più disponibile? Quale l'argomento più interessante per me? ...e quale quello più interessante per il mondo del lavoro?
Scarica gratuitamente la nostra guida "Come si scrive una tesi di laurea" e iscriviti alla newsletter per ricevere consigli e materiale utile.
La tesi l'ho già scritta,
ora cosa ne faccio?
La tua tesi ti ha aiutato ad ottenere quel sudato titolo di studio, ma può darti molto di più: ti differenzia dai tuoi colleghi universitari, mostra i tuoi interessi ed è un lavoro di ricerca unico, che può essere utile anche ad altri.
Il nostro consiglio è di non sprecare tutto questo lavoro:
È ora di pubblicare la tesi