Da Lombroso ai giorni nostri: un profilo criminologico
La criminologia moderna
Ultimamente con l’aumento della criminalità, ma soprattutto con una maggiore percezione del fenomeno da parte dell’opinione pubblica, dovuta agli effetti della globalizzazione da una parte e alle comunicazioni di massa dall’altra, si e’ diffuso un forte senso di paura e insicurezza tra le persone per il crimine.
Ciò ha portato molti paesi nel mondo ha rivedere le loro politiche criminali al fine di avere un controllo maggiore e sempre più intenso, con una concezione della pena di tipo neo - retribuzionistico. La giustizia penale, per questo, ha applicato pene più severe ridimensionando allo stesso tempo i sistemi di trattamento.
I criminali vengono considerati soggetti razionali, così che quest’ultimi vengano rinchiusi in carcere in modo da non poter fare del male alla società, rendendoli incapaci di offendere. Per questo motivo si è diffusa la politica del just desert, del giusto merito secondo cui ognuno merita di essere premiato o punito in base alla propria condotta passata e il suo merito o demerito determina il trattamento piacevole o meno.
Nonostante, queste politiche criminali non abbiano avuto secondo alcuni grande successo, dal punto di vista criminologico queste politiche di stampo conservatore e/o reazionario, hanno prodotto allo stesso tempo delle ricerche secondo cui è antieconomico impostare programmi di recupero sociale. Si è quindi a sviluppare la corrente della criminal justice che ha influenzato le più recenti teorie razionali.
Le teoria razionali si basano sull’assunto che gli individui prendano le decisioni in maniera autonoma. Si parla di una criminologia della vita quotidiana quando il comune denominatore è normalità degli atti criminosi, che non richiedono particolari motivazioni o cause, ma che avvengono in quanto fanno parte della normale routine della vita di tutti i giorni.
Una delle teorizzazioni più importanti, sviluppata negli anni Settanta, si deve a Cohen e Felson, che teorizzarono la teoria delle attività di routine. Il suo interesse primario, è rivolto alla vittimologia e la prevenzione della criminalità, in cui le attività di routine di cui si parla riguardano i modelli stabili di comportamento all’interno dell’ambiente spaziale di tre tipi di attori sociali: delinquenti motivati, guardiani capaci di persone o proprietà, e poi obiettivi appetibili per la vittimizzazione criminale.
Secondo questa teoria, i guardiani intesi come forze di polizia pubblica o privata, rappresentano la variabile che spiega il verificarsi del reato, e sono un fattore tanto per spiegare il crimine, quanto per la prevenzione dello stesso. La teoria delle attività di routine può costituire un ottimo punto di incontro tra le analisi socio-criminologiche e il loro risvolto applicativo in prevenzione e produzione di sicurezza.
Questa prospettiva mette in relazione le opportunità di delinquere con i grandi mutamenti della società occidentale, determinando in tal senso una continuazione teorica della Scuola di Chicago. Molto vicina alla teoria appena descritta vi è anche la cosiddetta teoria degli stili di vita che si basa sulla domanda perché certe persone sono maggiormente esposte a divenire vittime di reato.
La risposta sta proprio nel capire i diversi stili di vita, sui quali sono determinati tre elementi: ruolo sociale, posizione nella struttura sociale, componente razionale dell’agire. Se un soggetto, quindi, occupa una posizione modesta nella stratificazione sociale riveste un ruolo sociale irrilevante e presenta una componente razionale dell’agire spregiudicata, allora il rischio di diventare vittima di reato aumenta.
La teoria della scelta quotidiana, sviluppata da Cornish e Clarke, e accettata da Hirschi, spiega il fatto criminale come tentativo da parte del soggetto deviante di soddisfare i propri bisogni primari. Molto importante in questa teoria risulta essere il concetto di “razionalità limitata” in quanto modificabile secondo le motivazioni che implicano problemi legati a gioia, piacere, denaro, onore, prestigio, ecc., cosi come variazioni nelle condizioni fisiche, strutture situazionali e opportunità nel contesto socio- ambientale.
Successivamente il solo Clarke ha rielaborato la teoria sulla struttura delle opportunità per il crimine mettendo in evidenza tre elementi principali: obiettivi, vittime, e strumenti in grado di facilitare la commissione del reato. Un’altra teoria interessante è la cosiddetta teoria della vergogna differenziale di Braithwaite, che ha cercato di unire tra loro le teorie del controllo, delle opportunità, delle subculture, e dell’etichettamento.
L’autore afferma che, il controllo sociale potrebbe indirizzare il comportamento del soggetto verso l’accettazione o meno delle norme, e di conseguenza un adattamento subculturale. Tutti i gruppi, sono soggetti a varie forme di vergogna la quale può essere disgregativa o reintegrativa; può essere reintegrativa, permettendo al soggetto di reinserirsi socialmente attraverso gesti consolatori, o disgregativa contribuendo ad un ulteriore sviluppo di subculture criminali (sul modello della teoria dell’etichettamento).
Questo brano è tratto dalla tesi:
Da Lombroso ai giorni nostri: un profilo criminologico
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Informazioni tesi
Autore: | Fabrizio Cultrera |
Tipo: | Laurea I ciclo (triennale) |
Anno: | 2009-10 |
Università: | Università degli Studi di Perugia |
Facoltà: | Scienze della Formazione |
Corso: | Scienze per l'investigazione e la sicurezza |
Relatore: | Fabrizio Fornari |
Lingua: | Italiano |
Num. pagine: | 86 |
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