Da incantatori di serpenti a danzatori. Trasformazioni coreutiche tra i kalbelia del Rajasthan.
La creazione della danza folk kalbelia
È da Jaipur, capoluogo del Rajasthan, che ha avuto origine la vicenda dell'invenzione dello stile di danza kalbelia attuale, oggetto di questa ricerca. È infatti la cosiddetta città rosa di Jaipur a ospitare Gulabo Sapera, la famosa fautrice dell'attuale stile di danza kalbelia. Essa è infatti: “non solo la più importante e più talentuosa danzatrice kalbelia, ma anche colei che ha codificato lo stile coreutico kalbelia, rendendolo un prodotto commerciale riconoscibile e altamente identificativo del folklore rajasthani” (Angelillo 2014, p. 231). Come ci spiega l'antropologa, lo stile kalbelia è oggi annoverato tra gli stili del folk rajasthano e Gulabo avrebbe compiuto un'operazione di codificazione della danza. Rispetto a questa danza, tuttavia ritengo che, sulla scia di alcune affermazioni di Angelillo (che sembra in alcuni casi rivedere le proprie posizioni), non sia possibile parlare di vera e propria codificazione, pur intravedendo un intento dei suoi interpreti di voler fissare i gesti coreutici, al fine di permetterne più facilmente la trasmissione, ossia l'insegnamento:
sebbene lo stile kalbelia non sia stato, fino a questo momento, codificato in una serie di posture e di sequenze di danza identificabili attraverso dei nomi precisi, è possibile individuare un ordine nell'esecuzione e dei modelli ricorrenti adattati alla sensibilità e alle peculiarità espressive di ciascuna ballerina (Angelillo 2014, p. 254).
Riguardo l'appartenenza alla categoria di danza folk e sul processo di codificazione della danza in questione, riporto il parere dell'indologa Ayla Joncheere (con la quale ho condiviso il campo in Rajasthan durante le prime tre settimane di ricerca). Essa afferma:
Kalbeliya dancing did not initially find a place within the Indian cultural art scene. After India’s Independence many traditional cultural forms were registered and classified into one of three categories: classical, folk and tribal. These three categories became the official mark of India as a culturally rich and diverse nation. Kalbeliya dancing, however, could not be approved as a traditional dance form based on ancient customs, which is one of the basic principles for being accepted in this tripartite structure (Joncheere 2015, p. 72).
Visto che la danza kalbelia non ha nessuna origine antica, poiché si tratta di un fenomeno recente, possiamo parlare in questo caso, parafrasando il celebre testo curato da Erik Hobsbawm (1983), di una invenzione della tradizione? Possiamo dire che la danza in questione sia una pratica emersa in maniera facilmente rintracciabile, in un periodo breve e databile e che si sia affermata con grande rapidità.
La tradizione, però, presuppone un legame col passato, mentre la danza kalbelia è una danza nuova, contemporanea; inventata sì, ma assai differente dalle sue forme intercomunitarie del passato. I suoi interpreti odierni sono a conoscenza del come e del perché la loro danza ha avuto origine, ma sono spesso gli osservatori esterni che non conoscono le dinamiche del mutamento avvenuto in seno alla jati: “allo stato attuale, ai membri della casta è chiara la coscienza della contemporaneità del loro stile di danza, che assume, invece, i tratti di una tradizione inventata nello sguardo di osservatori esterni alla comunità” (Angelillo 2014, p. 248). Come afferma anche Joncheere: “the new epithet [the dance of the snake charmers] and the artificial link with snake charmer practice gave Kalbeliya dancers the authority to use the label of folk dance because it could now be linked to 'ancient', 'ritual' practices, the main criterion for recognizing and legitimizing invented traditions” (2015, p. 73). In India la danza kalbelia viene annoverata nella categoria folk: “The Kalbeliya dance form has therefore been transformed into Indianized “folklore” rather than a contemporary art form” (Joncheere 2015, p. 92). In ogni caso, Joncheere non ritiene che in merito a questa danza si possa parlare di codificazione; inoltre preferisce inserirla nella categoria di danza orientale, piuttosto che in quella di folk o di folklore. Questa ultima scelta di prospettiva, con la quale mi trovo in accordo, prevede la stretta connessione tra danza kalbelia e danza orientale, categoria nella quale è annoverata anche, per esempio, la bellydance. Occorre riflettere sulla revisione e la reinterpretatazione compiute, da parte dell'occidente, sulle forme di danza orientale. Infatti Joan Erdman ci parla di danze orientali quali invenzioni occidentali:
“Oriental dance was initially a term used by Europeans and Americans to describe innovative and balletic dance which were eastern in theme, content, mood, costume, musical accompaniment, inspiration, or intent. By the 1920s, oriental dance conjured up expectations of exotic movements […] [and] rhapsodic spirituality” (1996, p. 288).
Nel caso della bellydance (nella sua forma rivisitata o reinventata dall'occidente), possiamo trovare alcune connessioni con la danza kalbelia definita folk nella specificità di alcuni elementi, ossia una mancanza in entrambe di una tradizione classica, un vocabolario di movimenti codificati ed esercizi preparatori formalizzati. Infatti, secondo Haynes-Clark:
The absence of a classical tradition, named movement vocabulary or formalized training characterizes this dance complex. Across these broad regions, a common movement lexicon typical of belly dance consists of pelvic and torso movements, undulations, shimmies, and patterns denoting variations of circles and spirals (cit. in Wornom 2014-2015, p. 29).
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Da incantatori di serpenti a danzatori. Trasformazioni coreutiche tra i kalbelia del Rajasthan.
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Informazioni tesi
Autore: | Monica Murgia |
Tipo: | Tesi di Laurea Magistrale |
Anno: | 2014-15 |
Università: | Università degli Studi di Bologna |
Facoltà: | Lettere e beni culturali |
Corso: | Antropologia |
Relatore: | Cristiana Natali |
Lingua: | Italiano |
Num. pagine: | 234 |
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