Il mercato dei derivati sull’oro e sul petrolio: la convergenza tra prezzi spot e future tra speculazioni e scenari prevedibili.
La convergenza tra prezzi spot e prezzi futures
I mercati futures delle commodities, come appena descritto, hanno raggiunto dimensioni e volumi negli scambi elevatissimi. Ma quando si pensa al mercato in senso fisico, si pensa a quel luogo in cui si possono scambiare commodities in cambio di moneta. Il luogo in cui si incontrano la domanda e l’offerta ed in assenza di pagamenti o consegne differite, avvengono le transazioni istantanee. Da questa definizione deriva quella di “mercato spot” o mercato cash. Il prezzo spot dell’oro o del petrolio si riferisce infatti al prezzo che si deve pagare per ottenere la consegna immediata dell’oro fisico o per la fornitura di petrolio. Il trading dell’oro sul mercato spot viene effettuato quasi 24 ore al giorno, grazie ai vari mercati aperti nelle varie parti del mondo (New York, Londra, Sidney, Hong Kong, Tokyo e Zurigo). Una precisazione importante è quella che attiene la differenza tra beni di investimento (beni posseduti per fini di investimento) e beni di consumo (esclusivo utilizzo nella produzione industriale ed altri consumi vari). Nella prima categoria rientra, tra gli altri, l’oro, mentre nella seconda rientra il petrolio. Tale precisazione è rilevante al fine di definire le relazioni esistenti tra i mercati spot e i mercati forward-futures, utili a studiare le convergenze tra i prezzi stabiliti in tali mercati. Il principio di assenza di arbitraggio è utile per la valutazione delle differenze di prezzo esistenti tra il mercato forward e futures e quello spot per i beni di investimento. Il modello più utilizzato per la valutazione dei contratti forward e futures, è quello del costo del mantenimento o “cost of carry”. Si tratta di un modello che mette in relazione il prezzo futures con il prezzo spot del sottostante.
La relazione tra i due prezzi può essere espressa con un equazione lineare, in cui:
F=S * e (c-y)*T
Il prezzo del contratto futures avente come sottostante un bene di investimento (nel nostro caso l’oro), dipende dal prezzo spot del medesimo sottostante per il valore attuale della differenza tra il “carrying charge”, ossia il costo di mantenimento di un bene, e il “convenience yield”, cioè il rendimento derivante dal possesso fisico dell’oro, considerando il periodo mancante all’estinzione del contratto (T). S è il prezzo spot del sottostante, c è il carrying charge (cost of carrying) e y è il convenience yield. Per l’oro si considerano determinati cost of carrying, derivanti ad esempio dal costo per il deposito del metallo prezioso presso apposite cassaforti o sale blindate, ecc. Il costo include anche quello relativo al finanziamento per l’acquisto dell’oro fisico, (molti considerano i tassi di interesse privi di rischio relativi ai bonds, mentre altri considerano il tasso di interesse LIBOR o l’EURIBOR, tassi utilizzati nei rapporti interbancari e finanziari a breve termine). Il convenience yield (rendimento di convenienza), non è altro che il reddito anche figurativo, derivante dal possesso materiale del sottostante. Tale tipologia di reddito è una componente aleatoria dell’equazione, in quanto dipende sia dal valore personale assegnato al possesso fisico del sottostante rispetto al possesso di un future, sia dalle aspettative degli altri operatori in relazione alle scorte o all’offerta del bene. In questo particolare momento “storico”, caratterizzato dalla crisi dei Paesi europei, si osserva che i carrying charge sono inferiori ai convenience yields (tendenza in atto dalla seconda metà del 2011). Il motivo riguarda le caratteristiche intrinseche dell’oro e del petrolio.
Tradizionalmente l’oro è considerato un metallo per così dire “non rinnovabile”, utilizzando un termine comune al petrolio (fonte di energia non rinnovabile). Le scorte delle due commodities non sono infinite, nonostante la presenza di moderni strumenti per effettuare scavi o perforazioni in profondità, è un evento ormai sempre più raro trovare un giacimento aurifero o petrolifero. Data la relazione positiva tra andamento delle scorte e valore attribuito al convenience yield, come espresso in nota, in presenza di tali beni spesso il valore di y (rendimento derivante dal possesso fisico) è superiore a c (costo). Data l’equazione precedente, il valore del future diventerebbe inferiore al prezzo spot. In finanza questa situazione viene definita backwardation.
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Il mercato dei derivati sull’oro e sul petrolio: la convergenza tra prezzi spot e future tra speculazioni e scenari prevedibili.
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Informazioni tesi
Autore: | Claudio Volpe |
Tipo: | Tesi di Laurea Magistrale |
Anno: | 2010-11 |
Università: | Università degli Studi di Catania |
Facoltà: | Economia |
Corso: | Finanza Aziendale |
Relatore: | Benedetto Matarazzo |
Lingua: | Italiano |
Num. pagine: | 71 |
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