Il ruolo della consapevolezza nella scuola
La consapevolezza: un'eredità di migliaia di anni
Come si è detto all'inizio del secondo capitolo, le direttrici da seguire per un'uscita favorevole e costruttiva da questa crisi globale potrebbero essere tre: una passa attraverso la Fede, la seconda attraverso l'Altro e la terza attraverso la scuola che integri, ai programmi tradizionali, un percorso di consapevolezza incentrato sull'individuo. Prima di trattare concretamente come, la scuola, potrebbe mettere in atto un disegno educativo di questo tipo, è giusto definire il termine consapevolezza e, con essa, l'accezione di significato che assume in questo testo.
Una definizione precisa e assoluta di un concetto come quello della consapevolezza è difficile da trovare. Per chiarire meglio cosa intendo per consapevolezza e che accezione ha in questo elaborato, ho attinto da diverse fonti. La consapevolezza rimanda alla tradizione buddhista ed è da intendere come uno degli otto fattori essenziali del sentiero che conduce all'illuminazione, la Perfetta Saggezza. Pur non essendo questa la sede per approfondire i dettami della religione buddhista, possiamo trarre da essa una definizione generale di consapevolezza: "la facoltà mentale che consente una visione profonda e panoramica, centrata sul presente, emotivamente neutra e distaccata". La consapevolezza è dunque lo sguardo individuale su se stessi, vigile ma non rigido, panoramico ma non dispersivo, distaccato ma non freddo, sul qui ed ora. Nel confucianesimo si tratta invece di rettificare la mente: "rettificare la mente significa correggerla, ossia eliminare qualsiasi perturbazione dall'animo […] Dobbiamo padroneggiare la mente, al fine di renderla presente, ossia partecipe a tutte le nostre attività. Di tratta di un compito etico, non meno che cognitivo". Attenuare e, alla fine eliminare, le interferenze emotive (paure, dubbi, giudizi) che possono distrarre la nostra mente, è il compito essenziale, secondo Confucio, per la coltivazione della persona:
Ciascuno, da un attento esame critico della propria personalità, ne metterà impietosamente a nudo i difetti – individuandone, nel contempo, le effettive qualità. Solo cosi si vedrà la realtà com'è, individuando i lati positivi del detestabile,e i lati negativi dell'amabile[...]Una volta che se ne sia consapevoli, il rapporto con se stessi e coi componenti del nucleo familiare, risulta modificato.
In questa interpretazione si parla del miglioramento del rapporto tra individuo e il nucleo familiare attraverso un percorso di consapevolezza. E se questo miglioramento nelle relazioni fosse riscontrabile anche con amici, conoscenti, clienti, partner, gruppi di appartenenza e, in senso figurato, con la società intera? Ecco la visione di Morin, invece, riguardo al concetto di agire consapevole:
La pratica mentale dell'auto-esame permanente di sé, poiché la comprensione delle nostre debolezze o mancanze è la via per la comprensione di quelle altrui. Se scopriamo che siamo tutti fallibili, fragili, insufficienti, carenzati, allora possiamo scoprire di avere tutti un reciproco bisogno di comprensione. L'auto-esame critico ci permette una relativa decentrazione rispetto a noi stessi, ci permette dunque di riconosce e di giudicare il nostro egocentrismo. Ci permette di non elevarci a giudici di tutte le cose.
Desidero citare anche una fonte più recente che parla di consapevolezza per rendere chiaro, a chi legge questo elaborato, che il concetto di agire consapevole accompagna l'essere umano da migliaia di anni.
Nell'articolo "Mindfulness, la nuova meditazione antistress" del Corriere della Sera del 18 Settembre 2012 si legge:
La pratica della mindfulness, traduzione moderna della consapevolezza del pensiero buddhista, funziona per combattere lo stress […] La mindfulness – spiega Santorelli18 – è la consapevolezza che nasce dal prestare attenzione al momento presente, intenzionalmente e senza giudicare. Consapevolezza non è sinonimo di rilassamento e non è nemmeno una filosofia: è un modo di essere che implica lo stare costantemente in relazione con se stessi e con il mondo e l'accettare quello che c'è, sia che si tratti di disagio, di sofferenza, di passione o di piacere.
Accettare senza giudizio cosa accade in noi e fuori da noi è consapevolezza, saper riconoscere le proprie responsabilità è consapevolezza, saper perdonare è consapevolezza, comprendere lo stato emotivo di chi mi sta di fronte è consapevolezza, agire in coerenza con i nostri valori e principi morali è consapevolezza, abbandonare il senso di onnipotenza è consapevolezza. In parole povere, agire e non reagire è consapevolezza. L'agire prevede la responsabilità e l'autocontrollo, il reagire richiama una dimensione di istintualità e irrazionalità.
Questo brano è tratto dalla tesi:
Il ruolo della consapevolezza nella scuola
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Informazioni tesi
Autore: | Alessandro Sandionigi Corcione |
Tipo: | Laurea I ciclo (triennale) |
Anno: | 2011-12 |
Università: | Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano |
Facoltà: | Scienze dei processi organizzativi e dei fenomeni sociali |
Corso: | Scienze sociologiche |
Relatore: | Johnny Dotti |
Lingua: | Italiano |
Num. pagine: | 36 |
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