Analisi e valutazione dell'empowerment tra individuo e organizzazione
La concezione dell’Empowerment
L’intuizione originaria di Zimmermann e Rappaport (1988; 1990) fu comprendere l’esistenza di un «qualcosa» all’interno delle persone, capace di influire sul loro sentimento di benessere e sulla loro efficacia, con effetti simili al potere, pur essendo profondamente diverso dal potere relazionale: «un potere correlato con variabili quali la motivazione, la sicurezza in sé, l’energia psichica e la tendenza ad indagare la causa di ciò che accade alla persona[…]» (Bruscaglioni, 2003, p. 64). Proposero di denominare questo «qualcosa» con il termine empowerment, riferendosi sia al costrutto che al processo legato al suo sviluppo. Essi tendono a evidenziare come, sia la cura del disagio, che la sua prevenzione, vedano come soggetto attivo qualcuno differente dalla persona destinataria: «il concetto di empowerment invece vuole sottolineare come sia comunque necessario un terzo aspetto, e cioè la mobilitazione dell’empowerment della persona interessata (la mobilitazione è l’uso delle sue capacità, delle sue risorse, della sua energia, cioè, appunto, del suo empowerment)» (ivi).
In uno studio pubblicato su un celebre numero dell’American Journal of Community Psychology dedicato all’empowerment, riferendo i risultati di una ricerca sulla tendenza delle persone alla partecipazione sociale, emerge come, secondo Rappaport e Zimmermann (1988), l’essenza psicologica del costrutto sia collocata nella percezione che l’individuo ha della influenzabilità sulla realtà e sugli eventi, in particolare di quelli che lo riguardano. Essi elencano dieci dimensioni correlate tra loro e le raggruppano in tre tipologie: di personalità, cognitive, motivazionali.
Dimensioni di personalità:
• controllo interno (internal locus of control): tendenza ad interpretare effetti e conseguenze delle proprie azioni come determinati da sé e dal proprio comportamento piuttosto che da forze esterne (external locus of control o controllo esterno);
• ideologia dell’influenza: convinzione che le persone in generale, e soprattutto l’individuo in particolare, possono influenzare gli avvenimenti sociali (control ideology);
• convinzione generale sulla potenza intrinseca (piuttosto che impotenza) che le persone in generale hanno in sé stesse (belief in powerful others);
• sentimento di influenzamento sulle proprie opportunità (chance control).
Dimensioni cognitive:
• percezione di autoefficacia cioè percezione positiva che la persona ha sulla propria tendenziale capacità di reperire le proprie risorse personali, per agire efficacemente mentre si sforza di risolvere problemi e di raggiungere risultati (self efficacy);
• percezione di competenza: tendenza alla valutazione positiva della propria preparazione e delle proprie skills (perceived competence);
• tendenza alla percezione della rispondenza del sistema sociale agli sforzi di cambiamento (external political efficacy);
• tendenza alla percezione di possedere le capacità per contribuire al cambiamento del sistema sociale (internal political efficacy).
Dimensioni motivazionali:
• desiderio di esercitare influenza nel proprio ambiente (desire for control);
• convinzione che la persona dovrebbe partecipare nel processo sociale per senso di responsabilità verso gli altri (civic duty).
Questo brano è tratto dalla tesi:
Analisi e valutazione dell'empowerment tra individuo e organizzazione
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Informazioni tesi
Autore: | Francesco Guareschi |
Tipo: | Laurea II ciclo (magistrale o specialistica) |
Anno: | 2010-11 |
Università: | Università degli Studi di Parma |
Facoltà: | Psicologia |
Corso: | Psicologia |
Relatore: | Chiara Panari |
Lingua: | Italiano |
Num. pagine: | 102 |
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