La svendita di Alitalia e gli esiti della cassa integrazione dei lavoratori
La centralità del lavoro
Da qualche anno, in ambito sociologico, è in atto un dibattito sulla centralità del lavoro: si va dalla teorizzazione di una sua consistente perdita d’importanza; a chi ritiene invece che intorno alla sua occupazione, l’individuo costruisca ancora una parte fondamentale della sua vita. "Coloro che contestano la centralità del lavoro nelle odierne società privilegiano, di sovente, una prospettiva che mette in risalto le tendenze strutturali nell’evoluzione delle società, o meglio, quegli aspetti che Marx definisce 'sovrastrutturali', ossia le rappresentazioni, i valori sociali, i modelli culturali dominanti" [Martinelli, 2003, p.157], questi sarebbero i nuovi terreni di cultura dell’individuo dell’ultimo millennio.
Secondo questa analisi, il lavoro non ha più quella funzione totalizzante che aveva per i nostri nonni e forse anche per i nostri padri, e non svolgerebbe più la funzione di integrazione nella società. In questo senso sarebbero da escludere buona parte delle funzioni del lavoro illustrate sia da Slocum [1966, pp. 19-21], sia da Jahoda [1982].
Altri elementi che tendono a spingere i fattori d’identificazione sociale dei giovani in ambiti esterni alla sfera del lavoro, sono anche i fenomeni come la disoccupazione endemica, la sottoccupazione e la dequalificazione.
Il mercato del lavoro è sempre meno in grado di garantire alle nuove generazioni un’occupazione, e soprattutto è ancora più difficile che questa corrisponda alle loro aspettative e al titolo di studio. Il laureato in giurisprudenza non può sentirsi realizzato se lavora part-time, con contratto a tempo determinato, in un call-center.
Ovvio che in questo caso la ricerca della propria identità o dei propri valori tenderebbe a fondarsi in ambiti diversi da quello lavorativo, e nel caso dei giovani i nuovi terreni sono rappresentati dalla famiglia, dalla cultura e dalle amicizie.
Ma altri elementi conducono a porsi nuovamente la questione dell’importanza del lavoro nella società, gli studiosi che "sostengono la centralità del lavoro adottano, generalmente una prospettiva centrata sull’analisi delle microstrutture quotidiane, delle situazioni e condizioni del lavoro, del vissuto dei soggetti e dei loro rapporti lavorativi" [Martinelli, 2003, p.157].
Secondo questa prospettiva il lavoro continua a soddisfare dimensioni diverse, e mantiene comunque una sua rilevanza e incidenza nella vita di ognuno di noi. Continuiamo quindi a essere in presenza di una pluralizzazione dei suoi significati.
Il grado di attaccamento al lavoro (employment commitment), "valuta in che misura l’attività lavorativa può rappresentare un interesse centrale per l’individuo, può contribuire alla definizione dell’identità personale, a una più elevata stima di sé e soddisfazione generale, può costituire un mezzo per la realizzazione di fini non meramente economici" [Sarchielli, Depolo, Fraccaroli, Colasanto, 1991, p. 103].
Sotto questo profilo appare chiaro come esso sia influenzato dal tipo di occupazione, che misurata in termini di prestigio sociale, si lega in rapporto direttamente proporzionale al grado di contribuzione alla costruzione dell’identità, all’aumento dell’autostima e della soddisfazione personale che essa offre.
Questo brano è tratto dalla tesi:
La svendita di Alitalia e gli esiti della cassa integrazione dei lavoratori
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Informazioni tesi
Autore: | Massimo Ponti |
Tipo: | Laurea I ciclo (triennale) |
Anno: | 2010-11 |
Università: | Università degli Studi di Roma La Sapienza |
Facoltà: | Sociologia |
Corso: | Scienze sociologiche |
Relatore: | Antonietta Censi |
Lingua: | Italiano |
Num. pagine: | 108 |
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