L'intervento italiano alla Guerra Civile Spagnola

All'interno del quadro su delineato, é interessante analizzare una delle più importati battaglie della guerra civile spagnola, non perché le altre battaglie non fossero purtroppo all'altezza di essere menzionate ma perché in questa battaglia, quella di Guadalajara si inscenò una guerra civile dentro la guerra civile.

Dopo la vittoriosa Battaglia di Malaga, il generale Roatta, e soprattutto Mussolini, speravano che il Ctv potesse vincere con la stessa facilità altre battaglie in modo da porre Franco in una posizione di vantaggio rispetto ai repubblicani. In questo modo, Mussolini avrebbe potuto ridurre l'aiuto a Franco e cominciare a consolidare il proprio "Impero Coloniale".
Il generale Roatta decise di muovere un attacco da Teruel verso Sagunto, a nord di Valencia che nel frattempo era diventata la sede del governo repubblicano. Perché ciò fosse possibile, era perciò necessario lanciare un attacco da Sigüenza verso Guadalajara per accerchiare completamente Madrid.
Roatta dovette tornare a Roma per problemi di salute e lascio il comando delle operazioni al capo di stato maggiore Emilio Faldella. Il 12 febbraio Faldella si recò a Salamanca per conferire con Franco per concordare le operazioni future al fianco dei nazionalisti. Lo ricevette il colonnello Antonio Barroso, capo dei servizi operativi di Franco. Con lui discusse dell'offensiva che le forze nazionaliste avevano lanciato il 6 febbraio a sud e a sud-est della capitale. In quegli stessi giorni i nazionalisti erano riusciti a superare il fiume Jarama; Barroso era più che soddisfatto ma quando Faldella accennò alla sua proposta di un attacco italiana contro Sigüenza e Valencia ma Barroso, conoscendo perfettamente i piani di Franco, escluse che il Caudillo lasciasse attaccare agli italiani la sede del governo. Pertanto fu si optò per l'attacco da Sigüenza verso Guadalajara, così da incrociare le forze spagnole provenienti dal fiume Jarama per poi accerchiare completamente Madrid. L'8 marzo la divisione motorizzata ‹‹Fiamme Nere››, guidata dal generale Coppi, andò a sfondare le linee repubblicane. Il Ctv sarebbe dovuto essere appoggiato dalla divisione nazionalista Soria, guidata dal generale Moscardò, ma era appiedata e rimase ben presto indietro.

Il maltempo continuò il 9 marzo e gli italiani rallentarono la loro spinta. Ma il freddo e il calar della notte li costrinsero a fermarsi. La situazione si fece ancora più grave perché dal fiume Jarama non vi fu nessun attacco. Roatta chiese inutilmente aiuto a Franco. La situazione, disastrosa per gli italiani, si rivelò propizia per Miaja e Rojo che organizzarono un contrattacco che risultò micidiale.
Tra le brigate che risposero all'attacco italiano vi era anche la Brigata Garibaldi. Il 10 marzo la II e la III divisione raggiunsero senza troppa resistenza Brihuega e procedettero verso Torija. Nel pomeriggio il Battaglione Garibaldi venne fatto affluire proprio da Torija. Ed è qui che i connazionali si incontrarono e si scontrarono.