La disciplina dell'immigrazione: sistema comunitario e sistema italiano a confronto
La Carta dei Diritti Fondamentali dell’Unione Europea e lo straniero
Anche la Carta dei Diritti Fondamentali dell’Unione Europea o Carta di Nizza, solennemente proclamata durante il Consiglio Europeo di Nizza del 7 dicembre 2000, contiene importanti disposizioni a tutela dello straniero.
Dal punto di vista strutturale la Carta si compone di sei capi intitolati: dignità, libertà, uguaglianza, solidarietà, cittadinanza e giustizia nei quali sono inserti, accanto ai tradizionali diritti di prima generazione, anche quelli di seconda e terza generazione, ovvero rispettivamente quelli economici e sociali e quelli relativi all’ambiente, alla protezione dei consumatori, all’integrità della persona nell’ambito medico e della biologia, ed altri ancora. Infine, vi sono anche i diritti che si rivolgono soltanto ai cittadini dell’Unione.
Per quanto riguarda i diritti che si rivolgono specificatamente ai cittadini dei paesi terzi, particolare importanza rileva l’art. 19 della Carta che garantisce “la protezione in caso di allontanamento e di espulsione”. In particolare il primo comma dispone testualmente che “le espulsioni collettive sono vietate” e corrisponde all’art. 4 del Protocollo Addizionale n. 4, mentre il secondo comma, ai sensi del quale: “nessuno può essere allontanato, espulso o estradato verso uno Stato in cui esiste un rischio serio di essere sottoposto alla pena di morte, alla tortura o ad altre pene o trattamenti inumani o degradanti” corrisponde all’art. 3 della CEDU, nell’interpretazione datagli dalla giurisprudenza della Corte Edu.
Altri articoli della Carta rilevanti per il trattamento dello straniero e che hanno contenuto e portata identici agli articoli della Convenzione sono: l’art. 2 che corrisponde all’art. 2 CEDU (diritto alla vita), l’art. 4 che corrisponde all’art. 3 CEDU (proibizione della tortura e delle pene o trattamenti inumani o degradanti), l’art. 5, commi 1 e 2 corrispondenti all’art, 4 CEDU (proibizione della schiavitù e del lavoro forzato), l’art. 6 corrisponde all’art. 5 CEDU (diritto alla libertà e alla sicurezza), l’art. 7 corrisponde all’art. 8 CEDU (diritto al rispetto della vita privata e familiare) ed in ultimo, gli artt. 47 e 48 corrispondono all’art. 6 CEDU rispettivamente al par. 1 il primo, e ai par. 2 e 3, il secondo.
In riferimento agli ultimi articoli citati, in tema di diritto ad un ricorso effettivo, la Carta è più precisa delle disposizioni contenute nella CEDU, poiché a differenza di quest’ultima che parla solo di “istanza nazionale” alla quale presentare il ricorso, essa dispone che sia un “giudice” a doversene occupare. In tal modo, la nuova norma appare innovativa rispetto alla prima perché estende le garanzie dell’equo processo anche agli stranieri per i ricorsi in tema di espulsione.
Un’ altro articolo degno di nota è l’art. 21, che al primo comma sancisce un generico divieto di discriminazione ai sensi del quale essa è vietata sulla base di “sesso, razza, colore della pelle od origine etnica o sociale, caratteristiche genetiche, lingua, religione o convinzioni personali, le opinioni politiche o di qualsiasi altra natura, appartenenza ad una minoranza nazionale, patrimonio, nascita, handicap, età o tendenze sessuali”. Più specifico è invece, il secondo comma, ai sensi del quale la discriminazione è vietata sulla base della “cittadinanza”, pur tuttavia riconoscendo la possibilità che trattamenti diversi possano essere corrisposti sulla base delle “disposizioni particolari contenute nei trattati”.
In definitiva, attraverso la riproduzione degli articoli della CEDU, la Carta di Nizza cerca di assicurare nell’ambito comunitario un sistema di protezione che sia “almeno corrispondente” a quello proprio del sistema di Strasburgo, come prevede l’art. 53 della Carta stessa. Così facendo, la Carta riconosce e rispetta la disposizione contenuta nell’art. 53 della CEDU, ai sensi del quale: “nessuna delle disposizioni della presente Convenzione può essere interpretata in modo da limitare o pregiudicare i diritti dell’uomo e le libertà fondamentali che possano essere riconosciuti in base alle leggi di ogni Parte contraente o in base a ogni altro accordo al quale essa partecipi.”
A rendere un po’ ambiguo il rapporto tra le due Carte è l’art. 52, comma 3 della Carta di Nizza, che dispone: “laddove la presente Carta contenga diritti corrispondenti a quelli garantiti dalla Convenzione europea per la salvaguardia dei diritti dell'uomo e delle libertà fondamentali, il significato e la portata degli stessi sono uguali a quelli conferiti dalla suddetta Convenzione.
La presente disposizione non preclude che il diritto dell'Unione conceda una protezione più estesa”. L’ambiguità sta nel fatto che, se da una parte la Carta riproduce alcuni dei più importanti articoli della CEDU, dall’altra riconosce, per essi, la possibilità di una protezione più estesa, ponendo in essere possibili conflitti tra la Corte di Strasburgo e quella di Lussemburgo.
Vero è anche che, molti dei diritti mutuati dalla CEDU, pur mantenendo la stessa forma, hanno assunto significati più ampi che rendono più attuali quelle norme concepite negli anni 50. Pertanto è verosimile che nell’applicare i diritti della Carta la Corte di giustizia non sentirà l’obbligo di ricalcare con precisione i limiti e le condizioni previsti dalla CEDU.
Questo brano è tratto dalla tesi:
La disciplina dell'immigrazione: sistema comunitario e sistema italiano a confronto
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Informazioni tesi
Autore: | Andrea Soriano |
Tipo: | Tesi di Laurea Magistrale |
Anno: | 2010-11 |
Università: | Università degli Studi di Siena |
Facoltà: | Scienze Politiche |
Corso: | Scienze Internazionali |
Relatore: | Alessandra Viviani |
Lingua: | Italiano |
Num. pagine: | 154 |
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