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Hamas: il movimento di resistenza islamico

La “violenza controllata” e l’ impiego degli “attentatori suicidi”

Durante la prima intifada, nel 1988, le attività di resistenza armata di Hamas erano sotto il diretto controllo del leader fondatore Ahmad Yassin. Si trattava, per la verità, di operazioni molto modeste portate avanti da gruppi combattenti che cercavano di sfruttare la rivolta per attaccare con armi individuali i soldati Israeliani. Nel primo anno, infatti, per quanto riguarda le attività “militari”, l’organizzazione si dedicò alla ricerca di fondi, all’acquisizione di armamenti, al reclutamento e all’addestramento di militanti. Successivamente i vari gruppi, per la verità non ben coordinati, incominciarono operazioni su scala più ampia tanto che nel giugno del 1989 Israele dichiarò l’organizzazione di matrice terroristica.
Un’attivista dell’organizzazione, Walid’ Aql, operante nella striscia di Gaza, fondò un gruppo denominato “Battaglione Izz al-Din Al-Qassam”, dal nome del leggendario padre della resistenza araba ucciso dagli inglesi nel 1935. Proprio per il simbolismo del suo nome il battaglione divenne ufficialmente il braccio armato dell’organizzazione e si procedette a una sua sistemazione organica per circoscrizioni territoriali e sezioni con a capo comandanti i cui nomi erano per lo più
tenuti segreti. Inizialmente le brigate “Al-Qassam” possedevano un apparato fortemente verticistico che prevedeva comunque come capo supremo Ahmad Yassin. L’arresto di quest’ultimo creò un vuoto di potere che fu colmato per lo più dai vertici esteri dell’organizzazione (particolarmente dai militanti di Amman che godevano della copertura della Giordania) i quali imposero alle brigate un’organizzazione di tipo orizzontale, con ampio decentramento di autorità ai comandanti minori.
Le prime operazioni delle brigate continuavano a essere rivolte contro l’esercito israeliano, ma anche contro sospetti collaborazionisti con l’intelligence nemica che furono assassinati. Un’importante quanto tragica evoluzione delle attività “militari” si ebbe nel 1992 quando le brigate uccisero un colono israeliano nella striscia di Gaza. L’assassinio ebbe un forte impatto sull’opinione pubblica israeliana e, in seguito a questo successo, fu lanciata una vera e propria offensiva su larga scala che prevedeva l’uccisione di ebrei nei territori e nelle stesse città israeliane. Queste operazioni furono avviate in modo calcolato anche per disturbare gli esiti della conferenza di Madrid del 1991 in cui, per la prima volta, vi fu un negoziato formale tra Israele e una delegazione palestinese, ma, soprattutto, è interessante analizzare le tecniche che vennero usate in quegli attacchi perché furono il risultato dei contatti che Hamas aveva avuto con Hezbollah.

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Hamas: il movimento di resistenza islamico

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Informazioni tesi

  Autore: Andrea Carrera
  Tipo: Laurea I ciclo (triennale)
  Anno: 2007-08
  Università: Università degli Studi di Torino
  Facoltà: Scienze Politiche
  Corso: scienze strategiche
  Relatore: Anna Caffarena
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 36

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